2024-06-12
L’Eliseo perde la crociata laicista. Contro un muro la legge-eutanasia
La norma sul suicidio assistito aveva spaccato il Paese: autorizzava anche i non medici a iniettare la sostanza letale. Le elezioni anticipate l’hanno soppressa. Difficile che il nuovo Parlamento possa ricominciare da zero.Lo scioglimento delle Camere per il clamoroso voto di fine mese, in Francia, ha già avuto un effetto immediato: azzerare il dibattito parlamentare sull’eutanasia, il suicidio assistito e l’omicidio di consenziente di cui La Verità aveva raccontato da settimane i complessi passaggi. Un iter che si era fatto rovente, in particolare sull’articolo 5 della futura legge, che avrebbe dovuto statuire cosa fosse questo «aiuto a morire». Si sarebbe trattato di «autorizzare e accompagnare una persona che ne ha fatto richiesta a usare una sostanza letale». In modo tale che «la persona se la somministri da sola», oppure se non in grado «se la faccia somministrare da un medico e un infermiere». E perfino da «una persona maggiorenne che la persona stessa designa e che si presenta per farlo». Cosa che era parsa da subito assurda e contraddittoria: prima si pretende che l’eutanasia sia un «atto medico» benché uccida, e poi si apre alla possibilità che sia un non medico a realizzarlo. La tensione si stava portando sull’articolo 6, che tratta delle «condizioni d’accesso» a questo «aiuto». Chi in effetti sarà legittimato dalla nuova norma a essere ucciso per il suo bene (e per quello, seppur non dichiarato, della società)? Cattolici, conservatori, vescovi francesi fino ai Républicains e a Marine Le Pen, hanno sempre spinto per condizioni chiare, estreme, di assoluta certezza e soprattutto di «malattia terminale». Accettazione della morte prossima e rifiuto dell’accanimento terapeutico, insomma. I progressisti restano molto più aperti e vaghi, tanto da far temere che, anche in questo ambito delicatissimo, non vogliano né paletti irremovibili, né «discriminazioni per nessuno». Su Le Figaro è stata pubblicata una «tribuna collettiva» in cui «75 genitori di persone con disabilità intellettiva» chiedono «l’esclusione formale di tutte le persone con disabilità intellettiva dal testo». Temendo, e non c’è nulla di esagerato in questo timore, che il combinato disposto tra «l’aiuto a morire», la «dignità della persona umana» e il «diritto alla buona salute», «porti a una svalutazione delle vite ritenute ingombranti». I parenti di persone con la sindrome di down o altre patologie per ora inguaribili si chiedono: «Il criterio di “malattia grave e incurabile”, menzionato nell’attuale disegno di legge, non è letteralmente lo stesso che consente l’aborto “terapeutico” dei bambini con sindrome di Down fino alla vigilia della loro nascita?».Del resto, continua la tribuna, «l’eutanasia per il solo motivo della disabilità intellettuale non è già praticata nei Paesi Bassi?». Ed in verità, dietro mentite spoglie, anche in Belgio e in Canada? Addirittura, l’ipocrisia dei pro morte è tale che, si presti attenzione, «L’emendamento di un deputato per escludere i disabili mentali dal programma di morte assistita è stato respinto in commissione» con il pretesto che ciò «sarebbe stato discriminatorio nei confronti di queste persone».Le persone che la sinistra non vuole escludere dalla minaccia del diabolico «aiuto a morire» per non «discriminarle», ovvero per non proteggerle, scrivono ancora i pro life, «hanno bisogno di aiuto per tutti i doveri della vita quotidiana, di un supporto medico e umano, e di assistenza finanziaria». Anche perché, dopo che sarà prevalsa nella cultura e nella legge la folle idea della dignità variabile, «si insinuerà che sono un peso per chi li circonda e per la società, e che sarebbe più facile per tutti e più “dignitoso” per loro, terminare la propria vita prima del previsto». E la prova del cambiamento di paradigma già c’è. La deputata del Rn Laure Lavalette ha fatto notare in aula che l’acqua è bagnata: «Quando i vigili del fuoco o l’ambulanza arrivano su una scena di suicidio, ad esempio quando una persona si è gettata dal quarto piano perché voleva morire, cosa fanno? Guardano la persona, dicono che la sua libertà deve essere rispettata, che voleva suicidarsi, e se ne vanno senza rianimarla?». Queste parole di assoluto buon senso sono state giudicate «scandalose» da Sandrine Rousseau, parlamentare dei Verdi che si definisce eco-femminista, ma ignora evidentemente che il suicidio tra gli animali non esiste.Alla luce del rovescio clamoroso del partito del presidente alle Europee appena archiviate, appare difficile che il nuovo Parlamento possa ricominciare da zero l’iter sull’eutanasia come nulla fosse. Anche perché uno dei tanti motivi della catastrofe elettorale macroniana, peraltro largamente prevista dai sondaggi transalpini, è forse da ricercare anche nella pervicacia con cui Macron ha voluto forzare la mano su temi palesemente divisivi e delicati, peraltro a fine mandato. Prima la contestata introduzione del diritto all’aborto in Costituzione, con palese volontà di «allargare» il tema a livello europeo, quindi l’accelerazione sull’eutanasia. L’Eliseo ha spaccato il Paese costituzionalizzando un’opzione chiaramente percepita come lesiva da molti francesi (in perfetta opposizione con la decisione della Corte Usa sull’aborto nel 2022), e poi ha seguito un criterio simile sul fine vita. In molti non hanno gradito e gliel’hanno fatto sapere.
(Ansa)
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