Tutte le novità della prossima consultazione: sarà la prima indetta in autunno dopo 103 anni. In Parlamento andranno 400 deputati e 200 senatori. Ridisegnata la «geografia» elettorale. E per la prima volta per Palazzo Madama potranno votare anche i diciottenni.
Tutte le novità della prossima consultazione: sarà la prima indetta in autunno dopo 103 anni. In Parlamento andranno 400 deputati e 200 senatori. Ridisegnata la «geografia» elettorale. E per la prima volta per Palazzo Madama potranno votare anche i diciottenni.Le elezioni politiche si svolgeranno il 25 settembre. Così è stato deciso dal Consiglio dei ministri in base a quanto prevede la Costituzione che indica un lasso di tempo tra i 60 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, annunciato ieri dal presidente della Repubblica.Per molti motivi si tratterà di una consultazione con delle caratteristiche inedite per la storia della Repubblica. La prima è certamente la più cara agli amanti storia del nostro Paese e riguarda la data del voto: si tratta delle prime elezioni per il rinnovo del Parlamento indette in autunno, o comunque al di là della pausa estiva, dopo ben 103 anni. L’ultima volta accadde dopo la fine della Prima guerra mondiale, il 16 novembre del 1919 quando ancora l’Italia era una monarchia e il fascismo non aveva preso il potere. Curiosamente, si trattò delle prime elezioni col sistema proporzionale, e questo introduce le altre particolarità della prossima tornata elettorale: la riduzione del numero dei parlamentari e l’allargamento del corpo elettorale. Come è noto, il M5s, quando godeva ancora di buona salute, ha voluto a tutti i costi e ottenuto il taglio degli eletti, che è poi stato confermato con un referendum popolare. L’attuale situazione politica, però, potrebbe portare al paradosso secondo il quale proprio l’introduzione di questa riforma rappresenterà la pietra tombale della parabola pentastellata. Questo perché i grillini, in tempi di vacche grasse, pensavano di convincere il Pd ad associare alla riduzione dei parlamentari anche un sistema elettorale proporzionale con sbarramento sostenuto, più congeniale ai propri piani. Il precipitare della crisi ha, invece, reso praticamente impossibile l’approvazione di una nuova legge elettorale, e questo significa che si andrà a votare col Rosatellum, il singolare ibrido tra maggioritario e proporzionale con cui è stato eletto l’attuale Parlamento che punisce i partiti non facenti parte di una coalizione. Entrando più nello specifico, il Rosatellum prevede che due terzi dei seggi vengano assegnati col proporzionale e un terzo col maggioritario. Che significa, concretamente? Che l’elettore troverà sulla scheda dei nomi in maiuscolo, corrispondenti a candidati al maggioritario, con accanto i simboli di partiti che li sostengono e dei «listini» di nomi in minuscolo. Per quanto riguarda il maggioritario, risulterà eletto chi avrà preso anche un solo voto in più dei suoi concorrenti nel collegio, mentre per il proporzionale la ripartizione dei seggi avverrà in base alla percentuale ottenuta da ciascun partito in quella circoscrizione. Una cosa importante è che con la legge attuale alle Politiche non è consentito il voto disgiunto (cosa invece possibile alle Amministrative), non si potrà cioè votare un candidato al maggioritario e un partito che non lo sostiene al proporzionale. Inoltre, per i candidati nei listini del proporzionale, sarà possibile presentarsi contemporaneamente in più di un collegio, con un massimo di cinque.Passiamo ai numeri: da quando è nata la Repubblica, in Italia sono stati eletti a per ogni legislatura 630 deputati e 315 senatori, al netto dei senatori a vita nominati dai presidenti della Repubblica. Ora si passa a 600 parlamentari totali (400 deputati e 200 senatori). Ciò ha comportato (tramite decreto legislativo) una revisione dei collegi elettorali, che saranno ovviamente più vasti e composti da un maggior numero di elettori, visto che a fronte della stessa popolazione del 2018 vi sarà una riduzione di circa il 36 per cento dei parlamentari. Per la precisione, alla Camera saranno eletti 148 deputati col sistema maggioritario e 244 col proporzionale e otto dalla circoscrizione Estero, mentre a Palazzo Madama saranno eletti 74 senatori col maggioritario, 122 col proporzionale e quattro all’Estero. Ma al Senato è legata un’altra grande novità delle prossime Politiche: la concessione del diritto di voto ai diciottenni. Finora potevano votare per eleggere il Senato solo i cittadini che avessero compiuto 25 anni: vi era, dunque, una differenza di corpo elettorale tra le due Camere, visto che, come è noto, per eleggere la Camera basta essere maggiorenne. Nessun cambiamento, invece, per l’elettorato passivo, cioè per l’età che bisogna avere per essere eletti: 40 anni per il Senato e 25 per la Camera. Un elemento fondamentale del Rosatellum sono le soglie di sbarramento per la quota proporzionale, vale a dire la percentuale minima che una lista deve ottenere per poter accedere alla ripartizione dei seggi: un partito dovrà ottenere almeno il tre per cento su base nazionale, mentre una coalizione di partiti almeno al dieci per cento. A margine dell’illustrazione di come funziona la legge elettorale, si può fare qualche considerazione politica: la presenza di un cospicuo numero di seggi assegnati col maggioriario, favorisce le coalizioni, perché nei collegi più combattuti (la maggioranza) avrà più chances di vittoria il candidato sostenuto da più partiti. Per questo i sondaggi sono inclini a premiare un centrodestra di nuovo unito e sempre per questo il segretario del Pd Enrico Letta potrebbe cercare, se non il campo largo, una qualche forma di accordo col M5s per evitare la disfatta.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Parla Roberto Catalucci, il maestro di generazioni di atleti: «Jannik è un fenomeno che esula da logiche federali, Alcaraz è l’unico al suo livello. Il passaggio dall’estetica all’efficienza ha segnato la svolta per il movimento».
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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