
Il co-fondatore di Eleventy Paolo Zuntini celebra i capi della linea femminile apprezzati anche in Usa e Medio Oriente. «Ci ribelliamo alla logica del fast fashion, puntiamo su collezioni longeve valorizzando i piccoli artigiani».Fondata nel 2007, Eleventy ha saputo imporsi nel panorama della moda internazionale con un’eleganza discreta, raffinata e profondamente legata al made in Italy. Con una crescita costante e una presenza sempre più forte sui mercati esteri, la linea femminile di Eleventy rappresenta oggi un tassello fondamentale nella strategia del brand. Abbiamo incontrato Paolo Zuntini, co-fondatore e direttore creativo del womenswear Eleventy per farci raccontare la sua visione creativa, l’evoluzione della collezione donna e le sfide di un’eleganza femminile che non segue le mode ma le anticipa con naturalezza.Qual è stata la missione iniziale del brand?«Creare un nuovo concetto di lusso, più consapevole, più vicino alla vita reale delle persone. Volevamo un brand che parlasse di eleganza senza ostentazione, di qualità autentica e di uno stile di vita equilibrato. L’Italia ha un patrimonio artigianale immenso e il nostro desiderio era valorizzarlo in chiave moderna, proponendo collezioni che unissero tradizione e innovazione».Quando è stata lanciata la linea donna?«Nel 2014. È stato un passaggio naturale, in quanto molte clienti avevano già iniziato ad avvicinarsi al nostro mondo attraverso i capi maschili, apprezzandone lo stile e i valori. Declinare il nostro linguaggio anche al femminile ci ha permesso di esprimere appieno la visione di lifestyle e di dialogare con una nuova sensibilità, sempre più attenta alla qualità e alla responsabilità».Quali sono le parole chiave che definiscono le collezioni?«La linea donna di Eleventy si fonda su una femminilità non urlata, ma fortemente consapevole. È pensata per una donna contemporanea, che vive con intensità ma che cerca capi che l’accompagnino con naturalezza durante la giornata: in ufficio, per un viaggio, in un’occasione speciale. Le parole chiave sono: eleganza consapevole, autenticità, lusso responsabile».Come si traduce il concetto di «lusso responsabile»?«Si traduce in rispetto: per le persone, per l’ambiente, per il tempo. Ogni capo della linea donna nasce in Italia, all’interno di una filiera corta e trasparente, con materiali selezionati per durare nel tempo. Usiamo tessuti naturali, processi a basso impatto e collaboriamo con piccoli laboratori artigianali. La collezione non segue la logica del fast fashion, ma quella del guardaroba evolutivo, pensato per essere costruito e ampliato stagione dopo stagione».Come si bilancia, nel suo lavoro, la femminilità con l’idea di eleganza moderna e funzionale?«Credo che la vera femminilità, oggi, sia legata alla libertà di scelta. Non è più legata a cliché o codici rigidi. Per noi è importante offrire capi che valorizzino senza costringere, che accompagnino le donne in ogni momento della giornata. La funzionalità non è un limite, ma un valore aggiunto: significa abiti che ti fanno sentire a tuo agio, sempre. La nostra eleganza è disinvolta, mai artefatta».Quali sono gli elementi che hanno contribuito al successo internazionale di Eleventy?«La coerenza, prima di tutto. Abbiamo sempre seguito la nostra visione, senza cedere alle mode passeggere. Poi l’autenticità del made in Italy, che è ancora sinonimo di qualità e bellezza. Infine, la capacità di offrire collezioni trasversali, che parlano a persone diverse ma unite da uno stesso desiderio di equilibrio tra stile, comfort e valori. Abbiamo lavorato tanto anche sulla costruzione di relazioni durature con partner internazionali, basate su fiducia reciproca».Qual è l’importanza strategica della linea donna?«Oggi la linea donna rappresenta un asse fondamentale della crescita del brand. Sta guadagnando sempre più spazio, sia in termini di prodotto che di presenza retail. Abbiamo una clientela femminile molto fidelizzata, attenta, esigente. Per questo investiamo costantemente nello sviluppo di nuove proposte, materiali e fit che rispondano a queste aspettative, senza snaturare la nostra identità.Ci sono Paesi in cui la linea donna ha avuto una crescita significativa?«Abbiamo notato una crescita molto interessante negli Stati Uniti e nel Medio Oriente, dove la sensibilità verso uno stile pulito e una moda più sostenibile è molto forte». Come si rapporta Eleventy con i trend globali della moda pur mantenendo una forte identità italiana?«Siamo sempre attenti ai cambiamenti culturali e sociali che influenzano il modo di vestire, ma non inseguiamo il trend del momento. Preferiamo osservare, capire, e tradurre i segnali in modo coerente con la nostra visione. La nostra italianità non è una bandiera da sventolare, ma una radice profonda: si riflette nel gusto per le proporzioni, nei dettagli, nella qualità dei materiali e nel modo in cui i capi “vivono” nel tempo».Ci sono nuove direzioni o progetti in cantiere?«Stiamo lavorando molto sull’ampliamento delle categorie, in particolare negli accessori, per offrire un’esperienza di brand ancora più completa e sviluppando capsule tematiche. Il futuro sarà sempre più orientato alla personalizzazione e alla relazione diretta con le nostre clienti, sia online che nei nostri spazi fisici. La parola chiave è ascolto».
Marco Furfaro (Imagoeconomica)
L’onorevole, incalzato dalla «Verità» dopo un post in cui si vantava di opporsi ai provvedimenti di sgombero: «Cerco di far dialogare i proprietari con chi ha perso il lavoro o ha spese impreviste. Aiuto molti anziani».
L’onorevole blocca sfratti risponde al nome di Marco Furfaro, giovane parlamentare del Pd, volto nuovo del partito e frequentatore abituale dei talk show televisivi. Una sua risposta su X a un utente che lo incalzava sulla legge elettorale ci ha incuriosito: «Penso», scrive Furfaro, «che questo Paese abbia tanti di quei problemi che metterci a discutere per un anno intero di legge elettorale sia da privilegiati. Io passo il mio tempo a bloccare sfratti, aiutare le persone che non riescono ad accedere alle cure, precari che non hanno più il lavoro».
Antonio Laudati (Ansa). Nel riquadro, Pasquale Striano
Giuliano Foschini in chat si lagna col capo delle Fiamme gialle per i buchi presi. E ipotizza che ci sia lo zampino dell’odiato pm Antonio Laudati.
«Il metodo Repubblica», quello del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, lo ha già brillantemente sunteggiato nel 2018 un ex redattore dello stesso giornale, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: «Per loro le notizie non sono tutte uguali né si misurano dalla loro importanza. Ma dal loro colore, cioè dalla convenienza o sconvenienza per la Causa», che consiste nel sostenere «il partito o la corrente o il leader che in quel momento essi, o meglio i loro editori, hanno investito della sacra missione di governarci».
Rachel Reeves
In Uk le imposte aumentano di 26 miliardi. Rachel Reeves: «Ogni macchina usura le strade».
Seconda parte dell'intervista a Barbara Agosti, chef di Eggs, la regina delle uova che prepara in ogni modo con immensa creatività.






