2023-03-28
Effetto Ucraina anche sul mercato. Raddoppiano le richieste dei missili
Nel 2022 Mbda è passata a 1,179 miliardi di ordini dai 629 milioni dell’anno precedente.La guerra in Ucraina ha aperto la strada a una nuova visione delle forze armate europee e anche alla corsa necessaria per ripianare le riserve stoccate. L’invasione russa tuttavia impatta direttamente sull’industria della Difesa per una quota risicata dei budget, a pesare è il cambio di passo che ne è derivato. Soprattutto nel comparto della missilistica. Cartina al tornasole sono i conti di Mbda, gruppo per la Difesa controllato da Airbus, Bae Systems e Leonardo. «Nel 2022 l’impatto diretto del conflitto in Ucraina sui risultati del gruppo è stato pari a 300 milioni di euro», ha detto Lorenzo Mariani, ceo Mbda Italia, ed executive group director sales and business development di Mbda in occasione della conferenza stampa sui risultati 2022. «Se parliamo di impatto diretto collegato all’Ucraina, non previsto da budget precedenti e che nasce dall’esigenza del conflitto, c’è un solo contratto. Tutto il resto è onda lunga legata ai fenomeni di instabilità geopolitica e l’anticipo di alcuni contratti previsti a scadenza dopo il 2024 o il 2025». Forte di questa premessa, Mbda Italia ha chiuso il 2022 con ordini in forte crescita a 1,179 miliardi dai 629 milioni del 2021 e i ricavi da contratti a oltre 1 miliardo (1,025 miliardi) da 685 milioni dell’anno precedente. L’ebit si è attestato a 75 milioni (da 35 del 2021). A pesare come detto sopra la messa a terra di nuovi fondi europei e anche l’avvio di nuove strategie da parte della Difesa tricolore. Tanto che secondo il manager di Mbda sul target al 2028 da destinare al 2% del Pil per le spese per la Difesa «vedo volontà politica in Italia e a livello europeo», il target «va bene, è credibile» e «l’effetto sarà dirompente», ha aggiunto Mariani. «Oggi siamo sotto l’1,5% e siamo a 25-26 miliardi di spesa, di questi agli acquisti ne vanno poco più di un quarto, sui 6-7 miliardi. Se si arriva al 2% saliamo a 40 miliardi e le altre voci che sono costi personale e logistica non riuscirebbero ad assorbire più della metà. È credibile e l’impatto è utile per sostenere i grandi programmi». Salvo poi aggiungere che «è stata saggia la decisione di farlo per passi perché in un anno l’industria italiana, e lo dico per Mbda, faticherebbe a fare fronte ad un aumento così forte dopo anni di riduzione della spesa per la Difesa». Ne segue che l’obiettivo del 2023 è portare gli ordini italiani dagli attuali 820 milioni a una cifra di poco superiore al miliardo, puntando sui missili Aster, sui Samp-T di nuova generazione e anche sui Vshorad derivanti dall’ingresso della società nella nuova partita del velivolo e sistema d’arma di sesta generazione che va sotto il nome di Gcap, il progetto che l’Italia ha abbracciato assieme a Giappone, Gran Bretagna e in fatto di aziende Leonardo. Azienda che a breve entrerà nella fase di rivoluzione dei vertici. Le nuove nomine sono attese appena dopo Pasqua. «Dalla nuova leadership di Leonardo mi aspetto una cosa fondamentale: che curi Mbda come un gioiello, che capisca che è ’ l’unica vera joint venture europea, che è un valore per l’Europa e per i suoi azionisti e da cui può trarre sia cospicui utili ma anche un contributo alla sovranità italiana di cui Leonardo è massimo rapprsentante a livello industriale», ha chiuso la conferenza stampa, aggiungendo che «non è chi sta dentro che deve dire quali sono le caratteristiche del leader. Preferisco non commentare», ha replicato Mariani a chi gli chiedeva, proprio sulla scia delle indiscrezioni che lo danno tra i nomi per il ruolo di amministratore delegato di Leonardo, di tracciare il profilo ideale. Un messaggio chiaro.