2018-08-23
Effetto Trump sul gas russo: la Merkel cerca l'alternativa nel Mar Caspio
True
A Berlino si dovrà presto iniziare a considerare seriamente l'amministrazione Trump, pronta a punire chi fa affari con l'Iran.Donald Trump riceve un inaspettato sostegno dal Financial Times. Il quotidiano economico dà ragione al presidente degli Stati Uniti sul progetto Nord Stream 2, il gasdotto su cui sta lavorando la Russia di Vladimir Putin. Per giustificare l'appoggio, al Financial Times bastano poche righe di attacco di un duro editoriale. Il Regno Unito chiede all'Ue di unirsi alle nuove sanzioni statunitensi contro la Russia dopo gli avvelenamenti di Salisbury. Intanto, gli Usa preparano nuovi dazi dopo aver scoperto altre attività del Cremlino per interferire nelle sue politiche. Inoltre, l'amministrazione Trump critica la cancelliera tedesca Angela Merkel per aver ribadito il suo impegno nella costruzione del gasdotto. Ecco perché l'Unione europea dovrebbe bloccare il progetto da 21 miliardi, che dovrebbe portare il gas russo alla Germania passando sotto il Baltico per evitare le ostilità di Ucraina e Polonia: non perché collegato ai fatti di Salisbury, ma perché contrario agli interessi dell'Europa, che da tempo cerca un modo per diversificare le sue fonti energetiche.L'obiettivo di Mosca con il Nord Stream 2 è evitare il transito dall'Ucraina. Per fare questo Putin avrebbe promesso alla Merkel - promessa ribadita nel loro incontro nel castello di Meseberg lo scorso fine settimana - un ruolo di hub il transito del gas dalla Russia all'Europa. E raccontando i particolari del progetto, il Financial Times non evita quello delle manovre di Mosca sull'élite politica ed economica della Germania, in particolare quella legata al centrosinistra. Ed è così che spunta il nome dell'ex cancelliere e leader della Spd Gerhard Schröder, presidente del board di Nord Stream Ag e della compagnia petrolifera russa Rosneft.A questo punto però serve un'alternativa alla Germania. Così, la cancelliera Merkel questa settimana sarà in Azerbaigian, Georgia e Armenia. Ma è il primo Paese quello che più interessa alla Germania. Racconta sempre il Financial Times, che il governo di Berlino ha «grande interesse» nello sviluppo del cosiddetto Corridoio meridionale del gas. Uno tre gasdotti, il South Caucasus pipeline, collega il gas del Caspio all'Europa passando da Azerbaigian e Turchia. Si tratta di una condotta da 40 miliardi e 3.500 chilometri. L'intero progetto si fonda sul Trans Anatolian pipeline, che, collegato con il famoso Tap, porterebbe il gas del Caspio fino all'Italia, riducendo di molto la dipendenza dell'intera Ue dalle risorse russe.Ma non va dimenticata l'intesa raggiunta poche settimane fa da Russia, Iran, Kazakistan, Azerbaigian e Turkmenistan per la definizione delle aree di controllo nel mar Caspio. Un'intesa ben accolta dalla Germania che spero di espandere il Corridoio meridionale anche ad altri Paesi come Turkmenistan, Iran e Iraq. Anche per questo la Merkel sta cercando di tenere un canale aperto con l'Iran nonostante la decisione di Trump di uscire dall'accordo nucleare, che ha portato molti grandi gruppi occidentali ad abbandonare le loro attività nel regime degli ayatollah. Si inseriscono perfettamente in questo quadro le parole scritte dal ministro degli Esteri di Berlino Heiko Maas sul quotidiano finanziario Handelsbatt. Maas sostiene che l'Unione europea debba trovare un'alternativa al sistema di pagamenti statunitensi per evitare le sanzioni imposte dalla Casa Bianca: «È indispensabile rafforzare l'autonomia europea creando canali di pagamento indipendenti dagli Stati Uniti, un Fondo monetario europeo e un sistema Swift indipendente».Quest'ultima è un'ipotesi da tempo al vaglio di Russia e Cina, desiderosi di staccarsi da un sistema utilizzato dalla stragrande maggioranza delle banche mondiali ritenuto troppo «americocentrico». E il fatto che lo Swift abbia testa e software negli Usa, offre agli stessi Usa gli strumenti per tracciare i movimenti dei grandi patrimoni in giro per il mondo. Tra questi, per esempio, quelli dei grandi oligarchi russi e degli alti papaveri dal Partito comunista cinese. Che la Merkel stia cercando di inserirsi nel grande scontro tra Usa e Cina, che coinvolge anche la Russia, è sotto gli occhi di tutti. Ma a Berlino si dovrà presto iniziare a considerare seriamente l'amministrazione Trump, pronta a punire chi fa affari con l'Iran. Deutsche bahn, Deutsche telekom e la conglomerata Siemens hanno già lasciato il Paese del Golfo, la Merkel, per ora, non vuole retrocedere.