2022-10-12
In Francia si muovono. L’ex premier Philippe finisce sotto inchiesta per il caos pandemia
L'ex premier francese Edouard Philippe (Ansa)
Rischia di essere incriminato per «aver messo in pericolo la vita altrui» e per «l’astensione volontaria nel contrastare» il virus.La Corte di giustizia della Repubblica francese ha convocato l’ex primo ministro Edouard Philippe per chiedergli conto della gestione della pandemia di Covid 19 da parte del governo da lui guidato. L’ex premier rischia grosso perché i magistrati - di quello che è l’unico tribunale francese abilitato a giudicare gli atti compiuti dai ministri nell’esercizio del loro mandato - hanno già fornito i possibili capi d’imputazione.Nella convocazione, citata da Le Monde, i giudici scrivono che «ipotizzano» un’inquisizione a carico di Philippe per «aver messo in pericolo la vita altrui» e per «astensione volontaria nel contrastare un sinistro», ovvero il virus venuto dalla Cina. Un morbo che, in Francia, ha provocato la morte di circa 155.000 persone e che ha portato i governanti transalpini a limitare fortemente le libertà essenziali dei loro concittadini.Certo, Edouard Philippe, gli ex membri del suo governo ma anche il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, non sono stati gli unici al mondo a «imprigionare» milioni di persone, con dei lockdown, o a obbligare le stesse a farsi inoculare vaccini appena usciti dai laboratori farmaceutici. Come ha ampiamente documentato La Verità, dal 2020 a oggi, anche in Italia l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte e vari suoi ministri come quello della Salute, Roberto Speranza, hanno imposto ai cittadini delle misure non sempre sensate. Ma, a differenza del nostro Paese, in Francia i giudici hanno ingranato la quinta. Invece in Italia l’unica vera inchiesta, quella aperta dalla Procura di Bergamo, procede lentamente. Eppure, anche nello Stivale il virus cinese ha ucciso oltre 175.000 persone. Per tornare all’inchiesta della Corte di Giustizia della Repubblica, va ricordato che è nata da una serie di denunce presentate già nei primi mesi della pandemia. Tra queste c’erano quelle di vari infermieri e medici che contestavano la mancanza di protezioni contro il Covid, destinate al personale sanitario. Altre denunce, invece, vertevano sulla confusione prodotta da alcuni messaggi lanciati dal governo, in carica durante la prima fase della pandemia, circa l’utilità dell’uso delle mascherine. Per questa ragione, le inchieste avevano tirato in ballo non solo l’ex capo del governo, ma anche l’allora portavoce dell’esecutivo Sibeth Ndiaye, il ministro della Salute dell’epoca Agnes Buzyn e il suo successore, Olivier Véran, attuale portavoce del governo di Elisabeth Borne.Già nell’ottobre del 2020, le residenze e gli uffici di tutti questi ex membri del governo di Edouard Philippe, erano stati perquisiti dalle forze dell’ordine su mandato dei giudici. Questo episodio è stato recentemente ricordato come un trauma da Veran, in occasione della presentazione del suo libro Par delà des Vagues (Al di là delle ondate, ndr). A differenza di quanto fatto da Roberto Speranza, anch’egli autore di un libro sulla sua gestione della pandemia, nel suo volume l’ex ministro francese della Salute non si autoincensava ma faceva mea culpa. «La verità», scriveva Olivier Véran, «è che, sulle maschere, ci siamo sbagliati e basta. Noi, l’Organizzazione mondiale della sanità e le autorità sanitarie internazionali. Certamente in buona fede, ma ci siamo sbagliati». In un altro passaggio, l’ex ministro francese ha bollato come «assurde» certe misure adottate durante la pandemia. Tra esse, Véran ricordava i «vasi di fiori o dei pannelli di plexiglass per separare i tavoli» imposti quando erano stati riaperti i ristoranti. Tornando alla convocazione di Edouard Philippe del 24 ottobre prossimo, il destino giudiziario dell’ex premier potrebbe prendere due strade diverse. In effetti, dopo l’audizione, i magistrati della Corte di giustizia della Repubblica francese, potranno disporre alternativamente due provvedimenti. Il primo consisterebbe nell’inquisizione formale dell’ex premier. Il secondo attribuirebbe, invece, a Philippe lo status di testimone assistito. A queste due ipotesi potrebbe aggiungersene un’altra intermedia. In tal caso, l’ex capo del governo francese si troverebbe in una situazione simile a quella dell’ex titolare della Salute, Agnès Buzyn. Nel luglio 2020, l’ex ministra è stata raggiunta da un’informazione giudiziaria. Successivamente, il 10 settembre 2021, è stata ufficialmente messa sotto inchiesta con il capo d’accusa «di messa in pericolo della vita altrui». Invece, per l’accusa di astensione volontaria dal contrasto di un sinistro, i giudici le hanno attribuito lo status di testimone assistito.Politicamente, la notizia della convocazione di Edouard Philippe, potrebbe raffreddare le aspirazioni presidenziali dell’ex premier. Dopo essere stato capo del governo, Philippe, sarebbe interessato a diventare capo dello Stato e quindi a candidarsi alle presidenziali del 2027, alle quali Macron non potrà più partecipare. Se quindi, l’ex premier dovesse essere inquisito, l’area macronista avrebbe bisogno di un nuovo alfiere perché, dopo tutto, cinque anni passano alla svelta. Inoltre, dopo la scoppola presa alle legislative, il partito di Macron si trova sprovvisto di potenziali leader.