2018-08-14
La sinistra s'inventa la Maria Goretti afro per dare addosso a Trump
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I dem americani e i giornali liberal a stelle e strisce si aggrappano a qualunque personaggio pur di scalciare contro il Presidente. E così Omarosa Manigault Newman, ex concorrente del reality The Apprentice, ci marcia che è una meraviglia. Anche in Italia le Brigate Rolex scaldano i motori.Può esistere un'opposizione di sinistra ancora più sbandata e scombiccherata del Pd? E possono esserci dei media - un tempo credibili e autorevoli - ancora più disposti di certi giornaloni italiani a inseguire qualsiasi personaggetto, qualunque storia inconsistente, pur di aggredire il nemico? La risposta è: sì, i democratici americani, con la grancassa dei grandi media Usa impegnati nella crociata anti-Trump.Segnatevi questo nome: Omarosa Manigault Newman. Non vi dirà granché, ma, se la vedete in fotografia, comprenderete che ha "argomenti" consistenti dalla sua. Già concorrente di Trump nel suo antico show televisivo (The Apprentice), poi sua dipendente alla Casa Bianca, cacciata a dicembre del 2017. La signora non ha perso tempo: ha appena pubblicato un libro di retroscena sulla White House trumpiana dal titolo Unhinged (che in italiano vuol dire più o meno “fuori di testa"), sta facendo il giro delle tv per promuoverlo, piange e si lamenta su Twitter, chiede soldi per la difesa legale che dovrà inevitabilmente affrontare, e soprattutto ha una serie di pistole fumanti. Per un verso, l'accusa feroce contro Trump di aver una volta usato la parola negro (nigger), che nell'America della pruderie verbale politicamente corretta è vietatissima; per altro verso, una serie di registrazioni che va centellinando e spacciando in giro per sputtanare il Presidente.Quindi, ricapitoliamo. C'è una strappona senza né arte né parte, tipo - per capirci - una sguaiata concorrente del Grande Fratello, che - illegalmente - è andata in giro per la Casa Bianca, inclusa la Situation Room, per raccogliere materiale compromettente contro il Presidente; ora cerca di guadagnarci sopra con un presenzialismo tutto fondato su scandalismo e pettegolezzi, peraltro violando rigidissimi obblighi (anche contrattuali) di riservatezza. Cosa dovrebbe fare una stampa seria? Spernacchiarla. E invece no: è la nuova eroina dei giornaloni liberal Usa.Il New York Times titola l'editoriale di apertura di ieri così: «Benvenuta nella Resistenza, Omarosa». All'interno volano schiaffi anche per lei («profittatrice», «truffatrice immorale, disonesta, mercenaria»), ma il cuore del commento spiega che «ha ragione, fa bene a raccontare di Trump». Anzi: «si sta comportando meglio di ogni altro ex nominato da Trump».Il Washington Post finge di cadere dalle nuvole nell'apprendere che Trump, anche da imprenditore, faceva firmare ai dipendenti della sua cerchia più stretta (senza pistole alla tempia, ovviamente) impegni al silenzio con i media. Anche qui, inevitabile l'editoriale a favore di Omarosa, presentata come una Santa Maria Goretti afroamericana: «La Casa Bianca di Trump è per metà uno show di pagliacci, per metà un nido di vipere. Non stupisce che Omarosa abbia scritto un libro di rivelazioni dopo essere stata cacciata». Invece, come si sa, ai tempi di Barack Obama e di Hillary Clinton, e anche di Clinton marito, doveva essere una via di mezzo tra un monastero e un istituto di beneficenza…Allo scandalo mondiale, partecipano appassionatamente anche alcuni giornalisti italiani: su Twitter, Vittorio Zucconi (testa d'uovo di Repubblica) ci spiega che quella di Trump «non è una presidenza, ma un reality-show»; mentre il Foglio lamenta che questa «zuffa» è la «sintesi del disastro della Casa Bianca». Insomma le Brigate Rolex si accodano.E Omarosa? Così incoraggiata, naturalmente, marcia e ci marcia. Va in tv a dire che serve l'impeachment contro Trump, che ha ancora una quantità di registrazioni, e che è pronta a essere ascoltata dal procuratore speciale Robert Mueller, quello che indaga (per ora a vuoto) contro il presidente legittimamente eletto. E la signora dispensa giudizi di questo tenore: «Trump? Un razzista, misogino, e bigotto fanatico».Resta solo da capire come mai una simile "eroina", convinta che Trump fosse questo disastro umano e politico, sia andata a lavorare per lui. Ma come? Se dici di aver sentito commenti razzisti contro gli immigrati latinos e vanterie sprezzanti sulle donne che ha assalito sessualmente, perché non sei scappata prima? Risposta della santa donna: «Perché l'ho capito solo di recente». E infatti registrava da tempo, furiosamente…Com'era inevitabile, The Donald l'ha (giustamente, a nostro avviso) brutalizzata su Twitter: «Stramba Omarosa, cacciata tre volte a The Apprentice, ora licenziata per l'ultima volta. Mi ha implorato di avere un lavoro, con le lacrime agli occhi, e le ho detto di sì. Tutti alla Casa Bianca la odiavano. Era feroce, ma non intelligente. La vedevo raramente, ma sentivo su di lei cose terribili. Sgradevole con le persone e costantemente assente dal lavoro e dalle riunioni. Il generale John Francis Kelly (ndr: il capo dello staff di Trump, di cui Omarosa ha diffuso un'altra registrazione del colloquio in cui la licenziava) mi aveva detto che era una perdente, fonte di null'altro se non di problemi. Ma io gli risposi di tentare di tirar fuori qualcosa da lei, se possibile, perché diceva grandi cose di me. Finché non è stata cacciata…».Ecco, Trump avrà certamente la colpa di averla assunta. Ma ben peggiore ci pare lo sbandamento e la disperazione di una sinistra politica e mediatica che si aggrappa perfino a Omarosa per scalciare contro il Presidente.
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