2023-03-02
Ecco le carte sulla strage: non fu lanciato alcun allarme
Matteo Piantedosi (Getty images)
Media e opposizione attaccano il governo e chiedono le dimissioni di Matteo Piantedosi, ma ignorano come si sono davvero svolti i fatti. La verità è che esiste un solo modo per evitare queste ecatombi: fermare le partenze.A leggere i giornali italiani, sembra che il ministro Matteo Piantedosi abbia voluto uccidere i migranti con le proprie mani, gettandoli in acqua fino a causarne l’annegamento. La Stampa parla di «una strage di Stato». Il Fatto grida che «la Guardia costiera sapeva ma non ha salvato i migranti». Domani tira in ballo persino Matteo Salvini, come ai vecchi tempi: «Salvini e la sua Guardia costiera hanno lasciato morire i migranti», titola, come se gli uomini della capitaneria fossero i pretoriani del capo leghista. Il meglio, al solito, lo offre Repubblica: sulla prima pagina pubblica una gigantesca foto delle bare delle 66 vittime del naufragio di Crotone, comprese quelle bianche dei bambini. Appena sotto, un titolo che mette i brividi: «Nessuno ha voluto salvarli».Da giorni questi sono i toni: se decine di persone sono morte al largo delle coste calabresi è colpa delle istituzioni italiane, del governo, dei militari, della Guardia costiera. Tutti mancanti di pietà, come ribadisce Repubblica. Tutti colpevoli, persino più degli scafisti – per i quali nessuno da sinistra sembra avere espresso mezza parola di sdegno: a quanto pare, i trafficanti sono gli unici morti sul lavoro di cui i cari progressisti si interessano davvero.La strategia di comunicazione è sempre la medesima: emotività e menzogne. Prima, i maestri dell’accoglienza fingono di sciogliersi in lacrime, invocano contegno e silenziosa commozione per i defunti. E il motivo per cui lo fanno è chiaro: vogliono dimostrare di essere gli unici a dispiacersi, i soli a essere stati feriti dalla tragedia. Agli avversari – suggeriscono – non importa nulla dell’ecatombe. Anzi, i perfidi fasci al potere sono contenti che siano morti bambini e donne. Di più: sono stati loro a provocare la strage. L’accusa è talmente abnorme da risultare grottesca, e non andrebbe nemmeno presa sul serio se non si trattasse di un tentativo deliberato di inquinare i pozzi e di fare sciacallaggio politico.Sia chiaro: a noi non interessa difendere questo o quello, anche se ci pare assurdo che da sinistra accusino la Guardia costiera, responsabile di decine di migliaia di salvataggi nel Mediterraneo. Quello che ci importa, semmai, è cercare la verità dei fatti, in modo che da lì si possa partire per elaborare una seria politica dell’immigrazione. Il Pd e i suoi sostenitori, tuttavia, non sembrano intenzionati a un esame approfondito della questione. Scelgono la via emotiva perché è la più semplice, perché consente di evitare il ragionamento. E optano per la bassa speculazione nel tentativo di trarne consenso.Proprio come ha fatto ieri Elly Schlein, inaugurando alla grande la sua avventura alla guida del (fu) partito rosso. Ieri è intervenuta in Commissione affari costituzionali alla Camera, durante l’audizione del ministro dell’Interno. «Sono rimasta molto colpita dalle parole del ministro Piantedosi oggi», ha detto la segretari* del Pd. «Ha fatto dichiarazioni sul fatto che la disperazione non giustifica viaggi che mettano a repentaglio la vita dei figli. Parole disumane, inaccettabili e non all’altezza del ruolo. Queste dichiarazioni hanno trasformato le vittime in colpevoli», ha incalzato la Schlein rivolgendosi al ministro. «Chi è lei per decidere cosa giustifica o meno la disperazione? Quale alternativa reale hanno le persone che fuggono in cerca di protezione, oltre a quella tra morire di torture e morire in mare? Perché non c’è stato l’intervento della Guardia costiera? Attendiamo fiduciosi le indagini della magistratura, ma dal punto di vista politico mi unisco alle voci dei colleghi che mi hanno preceduto e che suggeriscono le sue dimissioni e dalla presidente Giorgia Meloni una profonda riflessione, anche sul ministro Salvini e sul ministro Giorgetti».Le dichiarazioni della Schlein tradiscono una sostanziale ignoranza dei fatti e delle procedure di salvataggio, oltre alla decisa volontà di sottrarsi all’elaborazione di possibili soluzioni. Se realmente il Pd fosse ferito e addolorato come dice, proporrebbe di mettere da parte le spade e di collaborare con la maggioranza alla creazione di una politica comune – umanitaria, osiamo dire – che permetta di evitare le morti in mare. Ma preferisce raschiare il fondo del barile dell’ipocrisia.Chi punta il dito dovrebbe spiegare sulla base di quali prove intende istruire il processo. Forse sanno qualcosa che noi non sappiamo? Hanno notizie di chiamate di Piantedosi alla capitaneria di porto per obbligare le navi a non uscire? Possono dimostrare che qualcuno tra i professionisti dei salvataggi si sia deliberatamente sottratto al proprio dovere? Ovviamente no. Hanno soltanto chiacchiere e malafede.Per prima cosa tocca ricordare che il ministero dell’Interno non è responsabile delle operazioni di salvataggio, le quali sono gestite dalla Guardia costiera. Dunque perché Piantedosi si dovrebbe dimettere? Per una frase discutibile? Per una questione morale sollevata da chi – per anni – ha sostenuto le politiche delle porte aperte che hanno causato decine di migliaia di morti? Non scherziamo.Veniamo poi allo specifico del naufragio di Crotone. Come si fa a sostenere che nessuno abbia voluto salvare i migranti quando due motovedette della Guardia di finanza sono uscite sfidando il mare grosso, e per ben due volte, nel tentativo di avvicinare una barca che nemmeno aveva chiesto aiuto? È proprio la dinamica di questa spaventosa vicenda a mostrarci la realtà più atroce dell’immigrazione di massa. Come mille altri barchini non a caso chiamati «fantasma», anche quello naufragato a Crotone avrebbe dovuto giungere di nascosto sulle nostre coste e far scendere i migranti che poi si sarebbero dati alla macchia. Per questo non ha chiesto aiuto, almeno fino a che non è arrivato a pochi metri dalla riva e ha sbattuto contro gli scogli.Guardia di finanza e Guardia costiera hanno seguito i protocolli, hanno risposto a una segnalazione di Frontex che non indicava situazioni di rischio immediato. E anche qualora avessero raggiunto la barca clandestina intorno alla mezzanotte di sabato, non è detto che sarebbero riusciti a trasbordare i passeggeri. Non esistono, dunque, elementi certi per affermare che la tragedia si potesse evitare, e di sicuro non sarebbe servita a tal proposito la presenza delle Ong (che pure disertano quel tratto di mare dal 2021, chissà perché).Oddio, a ben vedere un modo per sfuggire al disastro c’era: evitare che il barcone salpasse. Come sappiamo, si tratta di un obiettivo non semplice da raggiungere, al quale tutti dovrebbero collaborare. Ma è piuttosto evidente come a sinistra intendano gestire la pratica: comportandosi da iene e addebitando ad altri i danni prodotti da un sistema che loro hanno creato e sponsorizzato.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)