2023-10-27
Ecco le basi dei clandestini con i falsi visti
Da Nord a Sud abitazioni e punti di appoggio per smistare i migranti arrivati nel nostro Paese grazie ai documenti contraffatti delle ambasciate italiane all’estero. Le indagini puntano sui trafficanti di bengalesi e pakistani. Rotta «calda» dalla Romania.Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan: tre dei quattro Paesi in cui le ambasciate italiane sono state scandagliate dagli ispettori del ministero degli Esteri per un sospetto giro di visti Schengen irregolari coincidono con le nazionalità finite maggiormente al centro delle inchieste giudiziarie per traffico di migranti e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. D’altra parte Bangladesh e Pakistan sono anche tra i primi sette Paesi di origine degli approdati in Italia: dal primo sono sbarcati dall’inizio dell’anno in 8.219, mentre i pakistani sono 6.454. E se dall’ambasciata di Islamabaad sono sparite mille etichette dei visti Schenghen finite con molta probabilità nelle mani delle gang che organizzano i viaggi della speranza, Da Colombo, capitale dello Sri Lanka, si è calcolato che dal 2018 sarebbero partiti almeno in 130.000 grazie a visti concessi dall’ambasciata in modo sospetto (stando a un rapporto dell’Ufficio immigrazione delle Nazioni Unite, il 19 per cento dei permessi d’ingresso in Italia prodotti dall’ambasciata di Colombo e sottoposti a controllo sono risultati falsi). Inoltre, continuano a saltare fuori passaporti con le etichette rubate a Islamabaad: un mese fa all’aeroporto di Pisa è stato fermato un pakistano che aveva appiccicato sul passaporto un visto rilasciato apparentemente dall’ambasciata italiana a Istanbul. Il documento però è risultato contraffatto: la numerazione riportata corrispondeva alle etichette sparite nel 2021. È il terzo adesivo di quella fornitura (dopo i casi delle Maldive e di Dubai) rintracciato finora dalla polizia di frontiera. L’Italia, come ha svelato l’altra sera Fuori dal Coro, il programma condotto da Mario Giordano su Rete4, viene considerata dai trafficanti di esseri umani come un hub in cui è facile procurarsi i contatti giusti per ottenere i documenti dalle ambasciate all’estero dietro il pagamento di una mazzetta. Ma è anche un centro di smistamento per poi proseguire il viaggio verso l’Europa: una sorta di interporto per clandestini. Che offre logistica e centri illegali per il perfezionamento dei documenti. Infine ci sono i passeur, che organizzano i viaggi come se fossero delle vere e proprie agenzie. A Torre Canavese (Torino) per esempio è stato scoperto un appartamento che faceva da mini centro d’accoglienza prima del trasferimento dei pakistani in Francia e in Spagna. Quando sono arrivati i carabinieri ne hanno trovati 25 (tutti clandestini) stipati tra le quattro camere. I cinque pakistani che lo gestivano sono stati arrestati. I carabinieri sono riusciti a ricostruire che la notte del 4 ottobre erano riusciti a portare nove connazionali in Francia con un’auto. Tre giorni dopo ne hanno trasportati altri dieci da Milano a Torre Canavese. Il mini centro si riempiva e si svuotava continuamente. Proprio come a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia. Qui di pakistani in un appartamento i carabinieri ne hanno trovati otto. Erano tutti clandestini e sono stati espulsi. Il proprietario, pakistano pure lui, è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’appartamento, sequestrato, veniva usato, hanno accertato gli investigatori, come «punto di appoggio e di transito» per i clandestini. E anche a Luzzara ingressi e usciti erano costanti. Un gruppo che si occupava dell’importazione di clandestini dallo Sri Lanka invece aveva scelto come base operativa Lucca. Aiutava gli immigrati a lasciare l’Italia dai varchi del Brennero e di Gorizia. Per due imputati è arrivata già anche una condanna definitiva a 3 anni e 8 mesi di reclusione. Si è accertato che c’era uno snodo in Romania e arrivavano in Italia già con dei visti sul passaporto, viaggiando su tir nascosti tra le merci. Un altro gruppo criminale, smantellato dalla Procura antimafia di Catanzaro, era dislocato tra Crotone, Foggia, Grosseto, Imperia, Milano, Torino, Trieste e Lecce. Gli indagati erano in collegamento con trafficanti di esseri umani in Turchia e Grecia. Anche in questo caso i clandestini erano provenienti dal Bangladesh e dal Pakistan. Ai migranti veniva garantito l’arrivo a destinazione al prezzo complessivo di circa 10.000 euro. Il sistema di accoglienza illegale comprendeva documenti, vitto e alloggio. La stazione dei taxi abusivi per pakistani, invece, è stata scoperta a Vercelli. In quattro sono stati denunciati e si sono resi irreperibili. Gli identificati, invece, sono 60. Quasi tutti pakistani. Pagavano un biglietto da 500 euro per passare il confine francese di notte con dei furgoni sui quali salivano anche in 25 alla volta. E poi ci sono i passeur. Arresti e denunce sembrano viaggiare su un nastro trasportatore. Nell’ultimo anno solo a Trieste, ha riferito il prefetto Pietro Signoriello, ne sono stati arrestati 80. Qui si è scoperto che durante i viaggi a piedi nei boschi alcuni passeur somministravano del sonnifero ai bambini per evitare che piangessero. Di solito la tratta è gestita da pakistani o romeni, ma in alcuni casi sono stati fermati anche dei cinesi. E Trieste non è l’unico epicentro. Sono decine le denunce per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a Udine: la barriera di Ugovizza, nel comune di Malborghetto Valbruna viene utilizzato da pakistani e cingalesi per arrivare in Austria. Lo stesso accade a Ventimiglia e nella Valle di Susa. Le autorità stimano che da questo varco passino ogni anno circa 300 clandestini. E anche in questo caso molti provengono dal Pakistan e dal Bangladesh.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)