2018-09-10
«E se ci fanno perdere tempo porto a Roma tutte le barche come Churchill a Dunkerque»
Il sindaco di Genova: «Renzo Piano fa il progetto, Fincantieri i lavori e Autostrade paga. Bisogna dare un segnale entro Natale. Altrimenti andremo a protestare sul Tevere».«Il rischio è pastasciutta e mandolino, ma per scongiurarli ci sono io». Sorride Marco Bucci mentre Genova, spazzata dal vento, è di una bellezza abbacinante. Un sindaco in prima linea dopo la tragedia, uno sguardo da quel che resta del ponte, un'emergenza da gestire e un timore: che ancora una volta le chiacchiere arrivino a sostituirsi ai fatti. «Sarebbe devastante per la nostra gente e anche per l'immagine dell'Italia sotto gli occhi del mondo. Ma non succederà perché per la prima volta vedo tutti uniti, anche i politici, davanti al valore supremo che è il bene comune».Quasi un mese dopo, asciugate le lacrime, Genova riparte. Sulla tolda c'è un manager amante della vela, che ha lavorato 20 anni negli Stati Uniti, ha il mito di Rudolph Giuliani e ha portato (dopo 43 anni) il centrodestra a palazzo Doria. Un uomo concreto e asciutto di parole, che in queste settimane ha rincorso il mondo per tornare a dare un orizzonte di speranza ai suoi concittadini. E ha speso il suo buon inglese davanti a ogni troupe internazionale per smentire che la città è in ginocchio, ripetendo come un mantra «che dal dramma può nascere una Genova più consapevole e più bella».Sindaco Bucci, affacciandosi sulle macerie del ponte Morandi che città vede?«Se la guardi dal di fuori è la stessa città di prima, stupenda con questo vento di settembre che spazza via le angosce. È bella Genova, e dopo la tragedia ho avuto la conferma che è bella anche dentro».Da cosa trae la convinzione?«Ma lei sa quanti appartamenti i genovesi hanno messo a disposizione degli sfollati? Centotrenta. E quanti sacchetti di cibo, pranzi, cene gratuite? Migliaia. E quante ruspe, camion, gru da parte di aziende? Decine. È stata una strepitosa dimostrazione di solidarietà. In questo caso niente braccino. Due grandi genovesi come Fabrizio De André e Paolo Villaggio ne sarebbero orgogliosi».A proposito di sfollati, qual è la situazione?«A oggi 110 case sono state assegnate e 130 famiglie hanno preferito prendere il contributo fino a 900 euro al mese e gestirsi autonomamente in affitto. Mancano una ventina di famiglie, devono decidere cosa sia meglio per loro».Però all'ultima seduta dei Consigli regionale e comunale c'è stata polemica. «Non voglio toccare il tema della pseudocontestazione perché non intendo scendere sul piano dello scontro politico fine a sé stesso. Dobbiamo continuare a pensare concreto, a risolvere i problemi della gente comune».Un problema enorme è la viabilità.«La mobilità cittadina ha avuto i suoi momenti critici, era inevitabile. Abbiamo in progetto di aprire due strade: quella cosiddetta Portuale più raccordi stradali di collegamento con la strada a mare Guido Rossa, disponibili a ottobre, anzi a fine ottobre. Davanti ai cittadini bisogna essere ragionevolmente precisi». Proprio sicuro che tutto funzionerà secondo i programmi?«Per la Portuale ho toccato con mano la disponibilità dell'Ilva di Cornigliano e dei terminalisti del porto che subito ci hanno messo a disposizione le loro aree. Vorrei metterla in funzione prima del salone nautico del 20 settembre. Così si materializzano due grandi novità: una strada tutta nuova e una seconda, tangenziale, senza passare dalla città».Questo risultato lo chiamerebbe efficienza?«No, lo chiamerei record. Determinato da due fattori. Primo: ho visto la città lavorare in sintonia, terminalisti e amministrazione in tandem senza litigare. Secondo: ho visto le istituzioni operare non più mosse da ragioni e convenienze politiche, ma consapevoli del bene comune. Dovrebbe essere sempre così».Il messaggio sta arrivando?«I cittadini hanno colto subito il senso del cambiamento. La più grande soddisfazione è andare per strada e sentire la gente che dice: non ti ho votato, ma ho fatto un errore. Detto da un genovese ha una traduzione sola, significa che stai lavorando». Un altro problema è l'area del ponte. Molte aziende sono ancora ferme.«Dal punto di vista imprenditoriale il contraccolpo si avverte. Per questo bisogna compiere presto e bene le operazioni di demolizione e ricostruzione e riqualificazione».Dentro le parole di Renzo Piano, mentre presentava il progetto, c'era l'orgoglio di Genova.«Questa è una città addolorata, ma seria, pragmatica. Una città in cui stiamo riuscendo a mettere insieme grandi società come Fincantieri e Società Autostrade, un fuoriclasse mondiale come Renzo Piano, il Comune, la Regione, lo Stato. Tutto in nome di un obiettivo unico. Se non è coesione questa...».Ponte Morandi demolito, azzerato. E le vittime, e la storia?«Non si toglie il Morandi dalla storia perché la storia non si fa da parte. Trasformeremo una parte dell'area del ponte nel nostro Ground Zero, realizzeremo un parco del ricordo. C'è uno scalo ferroviario abbandonato, lì faremo rigenerazione, costruiremo sul costruito secondo il motto di Renzo Piano. Ci saranno abitazioni, scuole, spazi per aziende e il parco».Tutto insieme?«Una cosa alla volta: demolizione, ricostruzione parallela e poi rigenerazione urbana. Il crollo del ponte che di per sé è stato una tragedia dovrà diventare un'opportunità di ulteriore crescita».Intanto dicono che l'Acquario ha gli ingressi dimezzati.«Non credo che sarà così, bisogna vedere i numeri a bocce ferme, la cosa mi lascia perplesso».Il porto è un indicatore strategico. Come sta reagendo l'economia portuale?«Il porto più importante del Mediterraneo, per intenderci, per ora non ha avuto contraccolpi. Ma se entro Natale non abbiamo dato al mondo un segnale di efficienza perdiamo credibilità e allora sono guai. Solo stando nei tempi della ricostruzione, del ritorno alla normalità assoluta, potremo continuare a crescere del 15%».Prevede un impatto psicologico?«Oggi i messaggi di efficienza sono decisivi. C'è un unico modo per fare una cosa, farla. È il contrario del sentimento che accompagna l'Italia, pastasciutta e mandolino. Gli imprenditori mi hanno detto che questo è l'unico rischio; se si prevede di realizzare il ponte entro il 2019, questo deve accadere. La credibilità è fondamentale per tutto il Paese».Bisogna che la politica se ne convinca. Le sembra possibile?«Ho notato una sintonia rassicurante nel mondo politico locale. Dal Pd ai 5 stelle, mi sembrano tutti allineati con i nostri intendimenti. Vorrei poter dire la stessa cosa dei parlamentari nazionali, perché qui servono sia Terzo valico, sia Gronda, sia metropolitane di superficie, sia Waterfront di Levante».Gronda per i grillini è sempre stata una parolaccia.«Sto notando ravvedimenti operosi. Dopo questa catastrofe sono in pochi a dire che non serve».Società Autostrade demolisce, ma non ricostruisce. Cosa pensa della madre di tutte le polemiche?«Non è compito mio dire chi ricostruisce, ma di altri. Come non è compito mio cercare i colpevoli. Di fronte a me ho un'offerta sola: Renzo Piano fa il progetto, Fincantieri ricostruisce, Autostrade paga. Oggi l'unica opzione legale è questa, se ce n'è un'altra me la mettano sul tavolo che la studiamo. Di sicuro la città senza ponte sul torrente Polcevera non ci può stare. Se passiamo tre mesi a dibattere perdiamo tutti».Siamo in Italia, potrebbe succedere.«Guardi, in questo caso faccio come Winston Churchill. Ho già chiamato molti proprietari di natanti privati, barche, motoscafi. Se butta male, partiamo tutti da Genova e andiamo in barca al Lido di Ostia a protestare, poi risaliamo il Tevere fino a Roma. Facciamo come a Dunkerque, ma questa volta non per una ritirata, vogliamo vincere».Davanti a un evento così enorme, un sindaco si sente più impotente o più determinato?«Mi sento addosso un'energia che non pensavo di avere. Avverto il dovere di fare le cose bene, di non mollare mai. Più grande è l'emergenza, più grande deve essere la mia forza d'animo per il bene della città».Dovesse dire una sola parola ai genovesi, quale sarebbe? «Grazie. Grazie per la solidarietà, per l'operatività, per l'onestà. Genova sarà ancora più bella perché più autentica, grazie a loro».Lei è diventato una star dei social grazie alla gaffe di una giornalista.«L'ho invitata a pranzo, trenette al pesto, il profumo è lo stesso di sempre. Voi parlate di gaffe, ma quel siparietto mi ha aiutato a far capire al mondo che siamo più vivi che mai. Il giorno dopo mi ha telefonato il suo direttore per scusarsi. E io ho risposto: quali scuse? Dovreste farle un monumento. Un sorriso in quei terribili momenti ci voleva».Niente da aggiungere, veda lei.«Veda un po' lei, bisogna essere precisi. Un po' è fondamentale perché i genovesi non ti dicono mai tutto, non ti danno mai tutto. Almeno così sembrava».