2025-04-16
È in alto mare la trattativa Usa-Ue sui dazi
Donald Trump (Getty images)
La missione del commissario Sefcovic non ottiene risultati. Domani tocca alla Meloni: «Momento difficile» Resta l’ipotesi di un’esenzione sulle auto. Il presidente ai cinesi: «Devono fare il primo passo per un accordo». Seguendo le sue dichiarazioni si capisce che, in questa fase, al centro delle attenzioni di Donald Trump c’è soprattutto il confronto con la Cina. Ieri, il tycoon ha commentato il tour nel Sud Est asiatico di Xi Jinping apostrofandolo come «l’occasione per fregare gli Stati Uniti», mentre in un lungo post su Truth se l’è presa con il Dragone per come tratta gli agricoltori americani e per l’ordine impresso alle compagnie aeree di sospendere le consegne dei Boeing. «La palla è in mano alla Cina, sono loro che devono fare un accordo con noi, non il contrario», ha affermato Trump in una nota letta dalla portavoce Karoline Leavitt: «Non c’è nessuna differenza tra la Cina e gli altri Paesi, solo le sue dimensioni». Nel frattempo, però, continua (senza grandi successi) anche l’interlocuzione con l’Unione europea: secondo Bloomberg, Washington avrebbe finora respinto le proposte di rimozione delle barriere commerciali avanzate da Bruxelles. Inoltre, si parla di una possibile esenzione temporanea dai dazi per le case automobilistiche, al fine di dar loro il tempo di adattare le catene di approvvigionamento.«I nostri agricoltori sono fantastici», scrive Trump, «ma a causa della loro eccellenza, vengono sempre messi in prima linea contro i nostri avversari, come la Cina, ogni volta che c’è una negoziazione commerciale o, in questo caso, una guerra commerciale». «La stessa cosa», continua, «è successa durante il mio primo mandato. La Cina è stata brutale con i nostri agricoltori, ho chiesto a questi patrioti di resistere, e alla fine è stato concluso un ottimo accordo commerciale. Ho ricompensato i nostri agricoltori con un pagamento di 28 miliardi di dollari, tutto attraverso l’accordo con la Cina. È stata una transazione vantaggiosa per gli Stati Uniti, fino a quando è arrivato Joe Biden e non l’ha fatto rispettare. La Cina ha in gran parte rinnegato l’accordo (anche se si è comportata bene durante l’amministrazione Trump), acquistando solo una parte di ciò che aveva promesso di comprare. Non avevano alcun rispetto per l’amministrazione Biden, e chi può biasimarli per questo?». Poi il riferimento ai velivoli: «È interessante notare che hanno appena rinunciato al grande accordo con Boeing, dicendo che “non prenderanno possesso” degli aerei su cui si erano completamente impegnati. Gli Stati Uniti proteggeranno i nostri agricoltori».Il tycoon ha esultato per la decisione del colosso Nvidia di spostare la produzione dei supercomputer Ai negli Stati Uniti. «Tutti i permessi necessari saranno accelerati e consegnati rapidamente a Nvidia», ha rassicurato, «così come a tutte le aziende che si impegneranno a far parte dell’età dell’oro dell’America!». L’obiettivo di Trump, come noto, è il cosiddetto reshoring, ossia il rientro in patria delle attività delocalizzate all’estero. Un processo che richiede tempo, e questo probabilmente spiega le continue oscillazioni sui dazi. Come l’ultima ipotesi di esentare provvisoriamente dalle nuove imposte le case automobilistiche, che, ha spiegato, necessitano di tempo per trasferire le produzioni da Canada, Messico e altri Paesi. Matt Blunt, presidente dell’American Automotive Policy Council (associazione commerciale che rappresenta Ford, General Motors e Stellantis), ha dichiarato che il gruppo condivide gli obiettivi di Trump di aumentare la produzione nazionale, ma che i dazi, nell’immediato, potrebbero ostacolare tale intento, perché «queste transizioni della catena di approvvigionamento richiederanno tempo». Accanto alle esenzioni, però, c’è anche lo spettro di nuove barriere per il settore farmaceutico.La strategia negoziale di Trump, che tendenzialmente alza di molto l’asticella per trovare un punto di caduta a lui soddisfacente, questa volta è meno leggibile del solito. Benché l’intenzione sia quella di spingere i partner commerciali a un’intesa, al contempo deve accelerare il più possibile il rimpatrio delle filiere produttive, cosa che consentirebbe di pagare meno le conseguenze dei dazi qualora, alla fine, non si raggiungesse un compromesso.Il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, ha parlato di un accordo «reciprocamente vantaggioso», in cui entrambe le parti devono portare qualcosa sul tavolo. Olof Gill, portavoce della Commissione Ue, ha inoltre sostenuto che «l’affermazione secondo cui l’Unione europea starebbe approfittando degli Stati Uniti» non sia suffragata dai fatti. Il problema, però, è che affrontare un negoziato negando la realtà non può condurre a grandi risultati. Come riportato ieri da Giuseppe Liturri, il surplus commerciale dell’Ue, nel 2024, è di 198 miliardi di euro, e non è affatto controbilanciato dal saldo positivo degli Usa nei servizi (108 miliardi nel 2023). Risultati ottenuti grazie alla moderazione salariale e alla svalutazione dell’euro, meccanismi che ora il tycoon vuole invertire.Chi tenterà di portare un po’ di senno al negoziato è Giorgia Meloni, attesa domani a Washington dal presidente Usa. Ieri, per definire la linea con i compagni di governo, ha tenuto un vertice con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro degli Affari europei, Tommaso Foti. «Faremo del nostro meglio, sono consapevole di quello che rappresento e sono consapevole di quello che sto difendendo», ha dichiarato il premier poco prima, nel suo intervento alla cerimonia dei Premi Leonardo a Villa Madama. «È un momento difficile, vediamo come va nelle prossime ore». Poi, con un tocco di ironia: «Non sento alcuna pressione come potete immaginare per i miei prossimi due giorni...».
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.