2022-05-30
Spremuti da imposte, inflazione e guerra
Lavorare costa. Che si faccia l’imprenditore, il libero professionista, oppure il dipendente, ogni anno con l’arrivo di giugno ci si rende conto che si lavora per pagare le tasse. Già: con la fine del primo semestre tocca fare i conti con la dichiarazione dei redditi e l’Agenzia delle entrate che batte cassa. Proprio l’ente che si occupa della riscossione delle imposte ha calcolato che la fine di giugno coincide con 141 scadenze. Già questo basta e avanza per comprendere come sia dura la vita di un contribuente, costretto a pagare non soltanto il Fisco, ma anche un esperto in grado di tenere a bada tutti i balzelli che una delle macchine burocratiche più farraginose che esistano nell’Occidente ha escogitato per tosare gli italiani. Tuttavia non esiste solo l’Agenzia delle entrate, con i suoi 141 adempimenti: a questi si aggiungono i tributi locali, a cominciare da quello più sgradevole di tutti, ovvero l’Imu, che bisogna versare entro il 16 di giugno. Il prelievo sulla casa, come i proprietari di immobili ricordano, fu introdotto da Mario Monti, l’uomo dei compiti a casa. Il quale, per compiacere l’Europa e in particolare il duplex Sarkozy-Merkel, varò la patrimoniale sul mattone, cioè sui risparmi degli italiani. Le conseguenze sono note: il mercato immobiliare precipitò e quello dell’edilizia residenziale rimase in coma per anni. Nonostante i governi successivi abbiano limitato il furto, circoscrivendolo ai proprietari di seconde case, vale a dire a chiunque abbia investito la propria liquidazione per comprarsi una casetta al mare, l’Imu resta sempre una leva tra le più usate per svuotare il portafogli dei contribuenti, in quanto ogni volta che i Comuni devono far quadrare i conti ritoccano le aliquote, aggiungendo una correzione (ovviamente sempre all’insù) anche della Tari, vale a dire della tassa sui rifiuti. Quest’anno però alle normali scadenze escogitate da un Fisco che considera potenziali evasori tutti gli italiani (di qui la ragione dell’inversione dell’onere della prova per spese e redditi), se ne aggiunge una in più. Si tratta dell’autocertificazione degli aiuti Covid, un documento che va consegnato, senza commettere errori pena il rischio di sanzioni, entro il 30 giugno. Otto pagine in cui districarsi fra fondi perduti, crediti d’imposta ed esoneri messi a disposizione per consentire di superare le difficoltà collegate alla crisi economica 2020-2021. Un’eredità del governo Conte, con il contributo determinante di Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia e oggi sindaco di Roma. Tra l’altro, non va dimenticato che proprio il 30 giugno scade il termine per restituire senza sanzioni e interessi il saldo 2019 e il primo acconto dell’Irap, di cui era stato disposto l’esonero in forza del decreto Rilancio. Una scadenza che, a causa del prolungarsi della crisi dovuta alla pandemia, è stata rinviata cinque volte, ma che ora, nonostante gli effetti della guerra in Ucraina, il Fisco non sembra disposto a posticipare ulteriormente. La mazzata, che guarda caso coincide proprio con il tax day, riguarda 4 milioni di partite Iva, tra quelle obbligate a compilare le pagelle fiscali e quelle che hanno adottato il regime della flat tax. Risultato, tra rendicontazione degli aiuti Covid, saldo delle rate Irap e versamento delle imposte sui redditi del 2021 e dell’acconto 2022, il 30 giugno rischia di essere un incubo per la maggior parte degli italiani. Qualcuno ha fatto i conti e si parla di un salasso da almeno 50 miliardi. Tempo fa l’ufficio studi della Cgia di Mestre calcolò che quasi la metà dell’anno ogni contribuente la passava a guadagnare per pagare il Fisco e solo dopo poteva pensare alla propria famiglia. Una cosa è certa: l’Italia è il Paese europeo dove si pagano più tasse e probabilmente il primo che non restituisce nulla in termini di servizi. Nella classifica dei prelievi fiscali ci battono solo Danimarca, Francia, Belgio e Svezia, ma chiunque può paragonare la qualità del welfare dei succitati Paesi con la nostra. Aggiungo di più: trent’anni fa la nostra pressione fiscale era al 36 per cento, oggi siamo al 42,5 per cento. Con un problema: che la montagna di tasse che ogni anno paghiamo (tra cui la patrimoniale sulla casa) non è servita a risanare i conti pubblici e a diminuire il debito dello Stato, ma paradossalmente è finita nel buco nero degli sprechi nazionali, riuscendo solo a impoverire il ceto medio. Un’ultima osservazione: per effetto dell’invasione dell’Ucraina, ma non solo, l’inflazione ha rialzato la testa, con un rincaro dei prezzi che nei primi mesi dell’anno ha superato il 6 per cento. Nessuno lo dice in maniera chiara, ma l’inflazione è una tassa occulta, che colpisce chiunque, ricchi e poveri, ma in misura maggiore questi ultimi. A giugno, dunque, oltre a fare i conti con l’Agenzia delle entrate occorre farli anche con quella delle uscite, che richiede più soldi per fare la spesa. Di tutto ciò dobbiamo ovviamente ringraziare chi ci ha governato e chi ci governa, che pensa a dare nuove armi all’Ucraina invece di dare un aiuto concreto ad aziende e famiglie in difficoltà. Enrico Letta in prima fila.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi