
Ester Mieli, senatrice di Fdi, critica in un’intervista l’antisemitismo a singhiozzo della sinistra. Che reagisce invocando l’epurazione.Senza paura della vergogna e con il rischio di diventare ridicoli. È il caso dell’opposizione, Pd in testa, che vorrebbe «cacciare» dalla Commissione antisemitismo la senatrice di Fdi, Ester Mieli, ebrea come Liliana Segre, già portavoce della Comunità ebraica di Roma, due figli ai quali ama ripetere «Siate curiosi di verità perché l’indifferenza è un’arma più potente dell’odio», nipote di Alberto Mieli, scrittore e testimone dell’Olocausto.Nel mirino le parole rilasciate dalla Mieli in un’intervista al Corsera: «Nel 2019 Fdi ha convintamente votato, al Parlamento europeo, una mozione di condanna di tutti i totalitarismi del Novecento. L’unico partito che ha avuto problemi a votarla è stato il Pd italiano». Apriti cielo. La prima a insorgere è stata la senatrice Simona Malpezzi che definisce le parole della Mieli attacchi e provocazioni gratuiti e inaccettabili: «Sono sinceramente rimasta molto dispiaciuta per le parole usate da Ester Mieli. Sono la capogruppo del Pd nella commissione per il contrasto all’antisemitismo e crimini d’odio di cui Mieli è vicepresidente e mi spiace essere qui costretta a rimarcare che per combattere l’antisemitismo servono parole di verità».Consiglio che pare respinto al mittente già nell’intervista della senatrice di Fdi: «Da una sinistra così non credo si possano prendere lezioni. Ma forse siamo scomodi perché facciamo battaglie di libertà, per la centralità del Parlamento, perché gli italiani possano esprimersi con il voto». E poi aggiunge: «Troppo spesso i governi precedenti e la sinistra di oggi ci hanno abituato al silenzio e all’indifferenza davanti a manifestazioni dove cori, slogan, bandiere strappate o striscioni antisemiti hanno fatto da padroni, fingendo di non vedere quello che stava avvenendo». Controbatte anche a questo passaggio la dem: «La verità è che ci sono rigurgiti antisemiti da parte di gruppi di estrema destra e di gruppi di estrema sinistra e la vicepresidente della commissione sa perfettamente che il Pd è da sempre fermissimo nella condanna cristallina e senza ambiguità di ogni forma di antisemitismo. Mi spiace essere costretta a rimarcare che il Partito democratico ha nel suo dna la lotta contro il fascismo, autore di quelle leggi razziali che sono manifesto del profondo odio antisemita legittimato in Italia nel 1938 dal regime fascista, complice, come ricordato dal presidente Mattarella, nell’abominio della Shoah».Quindi è falso, secondo Malpezzi, che la sinistra sia indifferente alle manifestazioni antisemite: «Il Pd ha sempre preso posizione contro ogni atto di antisemitismo, di ogni natura esso sia, recentemente contro i fatti di Vicenza, gli orribili sfregi al memoriale del Binario 21 di Milano e anche contro quella gestualità inaccettabile di Acca Larentia». Definisce «indecente la campagna della Mieli contro la sinistra» il capogruppo Avs al Senato, Peppe De Cristofaro: «Davvero non si comprende come possa continuare a svolgere con equilibrio il suo ruolo nell’ufficio di presidenza della commissione per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, presieduta con grande autorevolezza e rigore dalla senatrice Segre. Parole inaccettabili. Del resto di cosa stupirsi: la senatrice fa parte di un partito che non riesce a condannare i saluti romani e a dirsi antifascista. Farebbe bene a interrogarsi su questo».All’attacco anche il senatore di Italia viva, Ivan Scalfarotto: «Quelle della Mieli sono affermazioni apodittiche, molto serie e gravi, se pronunciate dalla vicepresidente della Commissione del Senato contro l’intolleranza, il razzismo e l’antisemitismo».
Ad un portale dedicato alla fornitura di energia green era collegato uno schema Ponzi, che prometteva forniture da impianti fantasma collocati all'estero. Circa 6.000 i clienti truffati. 95 i conti correnti sequestrati oltre a criptovalute e beni di lusso.
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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