2021-04-10
È caos sulle iniezioni obbligatorie
Pure i sanitari sono stati terrorizzati dalle giravolte su Astrazeneca, tuttavia un decreto di fatto impedisce loro di rifiutarlo. Anche se hanno meno di 60 anniAl momento, l’obbligo del vaccino anti Covid-19 esiste solo per il personale sanitario, subordinato e autonomo. Nessuno però è in grado di escludere che l’articolo 4 del nuovo decreto legge non finisca per allargare ad altre professioni il requisito dell’avvenuta vaccinazione, come condizione indispensabile per poter continuare a lavorare. Ma fermiamoci a quanti prestano servizio in ospedali, cliniche, ambulatori, farmacie, oggi unici destinatari della norma che impone un trattamento sanitario obbligatorio. Due giorni fa, alcune infermiere di una Rsa hanno raccontato a Repubblica il tormento che stavano vivendo, in attesa fuori da un centro vaccinale romano. Sapevano di non avere scelta in tema di vaccini, e neppure di poter esprimere riserve su farmaci ancora in fase di studio. «Ci stanno obbligando», ha dichiarato una di loro, di nome Aurora, «se rifiutiamo rischiamo il posto di lavoro. Ma personalmente, dopo tutto quello che hanno detto sul rischio trombosi, ho paura». Un timore legittimo, che non può essere ricondotto a priori a una posizione No vax, per etichettare e denigrare in modo spiccio tutti coloro che esprimono dubbi e perplessità sui vaccini impiegati nella lotta al coronavirus. Le lavoratrici in case di riposo romane non volevano farsi iniettare Astrazeneca, disorientate dai continui cambi della strategia vaccinale stabiliti dal nostro ministero della Salute insieme con l’Aifa. Mentre Ema, l’Agenzia europea del farmaco, non ha mai cambiato indicazioni, sostenendo in tre decisioni diverse che il vaccino non ha alcuna limitazione all’uso, in Italia in un paio di mesi l’anglosvedese Vaxzevria è stato sconsigliato agli over 55, poi agli over 65, quindi sono arrivati il via libera per tutte le fasce d’età, il divieto per tutti (la famosa sospensione in via precauzionale) e ora il «consigliato» agli over 65.Ce n’è a sufficienza per nutrire pesanti riserve nei confronti di Astrazeneca, non supportate da evidenze scientifiche come ha ribadito l’Ema, ma alimentate da una pessima comunicazione istituzionale. L’«uso preferenziale», per soggetti di età superiore ai 60 anni non rassicura i più giovani, che quando saranno chiamati a vaccinarsi sceglieranno un altro farmaco, e non conforta le fasce di età che si sono viste consigliare e sconsigliare più volte lo stesso Vaxzevria. Il personale sanitario non dovrebbe nemmeno avere il lusso di porsi il problema, stando al decreto legge. Deve essere vaccinato per evitare che, nel contatto con i pazienti, possa veicolare il Covid, però gli scienziati non sono ancora certi che i vaccinati non contagino. È la stessa Agenzia del farmaco italiana ad affermare che, per quanto riguarda Pfizer, Moderna e Astrazeneca «è plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione», ma che «è necessario più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone». Quindi l’obbligo al vaccino non si basa su un’evidenza scientifica, ma sull’idea che sia «plausibile» la non trasmissione del virus da parte di chi ha ricevuto il farmaco. Un trattamento sanitario sarà imposto per legge «al fine di tutelare la salute pubblica», ma senza avere la certezza che sia nell’interesse pubblico perché protegge dal contagio. Quindi adesso al personale sanitario, in un secondo tempo forse ad altre categorie professionali, viene tolto il diritto all’autodeterminazione in tema di salute, pena la sospensione del lavoro o il ridimensionamento, imponendo nell’«interesse della collettività» un farmaco di cui si sta ancora studiando efficacia e sicurezza. Il problema non è solo Astrazeneca e il possibile collegamento con gravi e rari casi di trombosi. L’Ema ha avviato «una revisione per valutare segnalazioni di eventi tromboembolici» anche in seguito alla somministrazione di Johnson&Johnson, dopo le reazioni avverse segnalate negli Stati Uniti, ovvero quattro casi gravi di coaguli di sangue insoliti con piastrine basse, uno dei quali con esito letale. Il vaccino, autorizzato dall’Agenzia europea lo scorso 11 marzo, non è ancora stato distribuito nei Paesi Ue e l’alert del Prac, il Comitato per la sicurezza, servirà per valutare un eventuale aggiornamento delle informazioni sul farmaco. Non c’è da sorprendersi, la fase sperimentale dei vaccini anti Covid continuerà ancora per diversi mesi, anzi anni, mentre verranno somministrati a milioni di persone. Il coronavirus uccide molto di più di quanto sia capitato in rarissimi casi, per eventi avversi a un vaccino, ha ricordato nei giorni scorsi l’Ema. Pur nella pandemia, nel nostro ambito costituzionale la sicurezza di tutti e i diritti individuali vanno però tutelati allo stesso modo.
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