2020-03-03
Due femministe servono da antidoto al bavaglio sull’omofobia e il gender
La maggioranza di governo procede tetragona sulla legge mordacchia: il 30 marzo sarà in Parlamento. L'obiettivo? Impedire critiche alla retorica Lgbt. Che una coppia di autrici coraggiose smonta con intelligenza.Una giovane americana ridacchia e balla alla seconda interruzione di gravidanza.Lo speciale contiene due articoliLe forze di maggioranza in Parlamento proseguono tetragone: il 30 marzo arriverà in aula alla Camera (in seguito al Senato) la proposta di legge contro l'omotransfobia. Secondo il primo firmatario e relatore, Alessandro Zan del Partito democratico, «significa che il Parlamento ha recepito l'urgenza che arriva dal Paese di approvare una norma di contrasto all'odio». La pericolosità dell'iniziativa si evince dai termini con cui viene descritta: pensare di «fermare l'odio» con un legge e un po' come credere di bloccare il coronavirus con un flashmob. Anche perché le norme dovrebbero servire a sanzionare gli atti, non i sentimenti o i pensieri. Una legge che si ponga come obiettivo quello di correggero un pensiero è, nei fatti, uno strumento di controllo politico, un limite alla libertà di espressione: in altre parole, una mordacchia. È evidente che l'obiettivo della legge contro l'omofobia non sia quello di colpire chi discrimina o aggredisce omosessuali e transessuali, bensì quello di impedire - bollandola come «discorso d'odio» - ogni legittima critica al pensiero Lgbt. Il quale non è, intendiamoci, rappresentativo dell'intera comunità omosessuale. Piuttosto è l'espressione di una minoranza altamente aggressiva che intende trasformare la sessualità in una posizione politica. Ai sinceri progressisti che, ormai da tempo, sostengono senza tentennamenti i provvedimenti bavaglio sull'omofobia farebbe molto bene sfogliare un paio di interessanti volumi che proprio in questi giorni arrivano nelle librerie italiane. No, non sono testi firmati da ottusi reazionari catto-bigotto-sovranisti. Le autrici sono due delle menti più brillanti dell'universo femminista contemporaneo: la francese Sylviane Agacinski e l'italiana Daniela Danna. Della prima sta per uscire lo splendido L'uomo disincarnato. Dal corpo carnale al corpo fabbricato (Neri Pozza). Della seconda è già disponibile Sesso e genere (Asterios). La Agacinski, nota fra l'altro per l'imprescindibile La politica dei sessi, riflette sull'uso dei corpi nella contemporaneità e spiega che l'antico sogno cristiano di «liberarsi della carne» è stato proiettato sull'unica potenza che oggi è riconosciuta: quella della tecnica. Una tendenza che, dice l'autrice, era già visibile in Clifford, uno dei protagonisti de L'amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence. La sua incrollabile fede nella macchine si esplicita con un discorso inquietante e profetico: «Una civiltà degna di questo nome dovrebbe essere in grado di eliminare vari impedimenti fisici. L'intera questione dell'amore, per esempio, potrebbe sparire. E scomparirebbe davvero se potessimo riprodurre i bambini in bottiglie». È esattamente ciò che sta accadendo. La Agacinski, con estrema semplicità, mostra come l'utero in affitto sia una forma aberrante di sfruttamento del corpo. Un corpo che, secondo tanti attivisti Lgbt ma non solo, dovrebbe essere «senza padre né madre, non più generato; un corpo ricostruito e neutro, oltre l'uomo e la donna, un corpo sempre meno vulnerabile ma sempre meno vivente». Che la questione della maternità surrogata sia legata a doppio filo con le teorie del gender risulta piuttosto evidente. Entrambe le faccende hanno a che fare con lo strapotere della tecnica e con il desiderio sfrenato, per cui la possibilità diviene in automatico diritto. Vale per l'utero in affitto ma, appunto, pure per il cambiamento di sesso. Come scrive Daniela Danna, «la definizione femminista di genere era sociale e politica, riguardando i rapporti di potere tra i due sessi, ma ora viene sostituita con una definizione individualizzata, che banalizza le forze sociali all'opera riducendo il genere all'espressione di genere, cioè alla scelta individuale se apparire o meno maschili o più o meno femminili». Secondo la Danna, ora «la posta in gioco è far rientrare le modificazioni corporee nel campo della “libera scelta"», il che è piuttosto rischioso se si pensa che oggi «i soggetti sono posti di fronte alla scelta di identità di genere/ sesso a un'età sempre più precoce, creando nuovi mercati per le case farmaceutiche che producono ormoni - un'esigenza del capitalismo e della sua spirale espansiva». Discorsi come questi - benché intrisi d'intelligenza e pure di estremo buonsenso - risultano inaccettabili per il mondo arcobaleno. In nome delle rivendicazioni Lgbt siamo disposti a distruggere l'uomo e pure la donna (a cui vengono sottratte la funzione materna e la differenza sessuale): l'importante è non offendere la minoranza. Le leggi bavaglio «contro l'omofobia» sono, in realtà, strumenti per limitare la diffusione di opinioni «scorrette». E, un domani, persino voci autorevoli come quelle della Agacinski e della Danna potrebbero venire messe a tacere. Ascoltiamole finché ancora possiamo, sono un formidabile antidoto al pensiero dominante. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/due-femministe-servono-da-antidoto-al-bavaglio-sullomofobia-e-il-gender-2645361304.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-video-scandalo-della-ragazza-che-vive-laborto-come-un-gioco" data-post-id="2645361304" data-published-at="1758061980" data-use-pagination="False"> Il video scandalo della ragazza che vive l’aborto come un gioco Ciò che Pier Paolo Pasolini scriveva a proposito del «potere totalitario dei consumi» e della sua influenza sulla questione dell'aborto sta tutto lì, nei 19 secondi di filmato che una ragazza di nome Ashley ha pubblicato su TikTok. Stiamo parlando del social network più utilizzato dai cosiddetti teenager, una piattaforma creata in Cina che permette di compulsare tramite cellulare una marea di video della durata massima di un minuto. In 19 secondi, la giovane americana Ashley ha mostrato quale sia il suo approccio alla «interruzione di gravidanza». Anzi, lei scrive proprio «aborto», e suggerisce che non si tratti del primo, bensì del secondo. A realizzare il filmino si sono messe in due, lei e un'amica. Hanno ripreso e montato una sequenza sconcertante. Si vede l'amica reggere con una mano un test di gravidanza positivo, mentre Ashley si guarda la pancia alla specchio e la spinge in fuori, come a mimare la gravidanza. Sullo schermo compare la scritta «Abortion time! Take two» (una cosa del tipo «aborto parte seconda», in tono ridanciano). Un taglio netto ed ecco inquadrare l'ingresso di una clinica di Planned Parenthood a Pasadena, dove si suppone che Ashley si sia recata per svolgere la procedura. Infatti, alla fine del video, la troviamo a gambe divaricate sul lettino in procinto di sottoporsi a un'ecografia. Ma il momento più impressionante è senz'altro quello centrale. Ashley, sempre tramite le brevi didascalie che TikTok consente di mettere in sovrimpressione al filmato, spiega che «ci sono due approcci all'aborto». Il primo è quello di una coppia che la ragazza incontra in sala d'attesa nella clinica. È composta da due giovani. Stanno seduti vicini, si sostengono senza troppa convinzione, sembrano prostrati dal dramma che stanno per vivere. Ecco, questo è l'approccio numero uno, quello depressivo. Poi c'è l'approccio di Ahshley, che si riprende mentre ridacchia e balla con una allegra musichetta in sottofondo. Sono 19 secondi di mostruosità in purezza. Ci troviamo davanti a una ragazzina per cui l'aborto non è altro che un gioco, una fastidiosa formalità che si può affrontare ridendo e scherzando. Il dramma vero, per Ashley, è la gravidanza, non la sua interruzione. E non stiamo parlando di una povera disagiata, di una donna che deve abortire per necessità o per costrizione. Dal contesto sembra di capire che la protagonista se la passi bene a livello economico: semplicemente se ne frega. Le hanno detto che il corpo è suo e può gestirlo come vuole, dunque si comporta di conseguenza. Si libera della vita che porta in grembo come potrebbe liberarsi di un foruncolo. Nulla deve frapporsi tra lei e il suo radioso futuro di godimento. Il filmato è stato pubblicato su Twitter da Lila Rose, attivista pro life dell'associazione Live Action, ma il social network le ha bloccato l'account per violazione della privacy. Il tweet di condanna viene censurato, ma il video su TikTok è rimasto a disposizione di milioni e milioni di persone - per lo più adolescenti - in tutto il pianeta. Certo, per fortuna Ashley non rappresenta tutti i suoi coetanei, e il suo video ha provocato parecchio disgusto sulla Rete. Tuttavia quel brevissimo filmato rappresenta l'apoteosi del nulla contemporaneo, mostra quanto poco possa valere una vita, a quanto siamo disposti a rinunciare pur di non fermare il nostro desiderio smodato. Ashley ridacchia per l'aborto, ma forse sarebbe la prima a commuoversi per il video di un gattino postato su TikTok.