2018-06-11
L'inseguimento fra rom fa un morto. La Firenze di Nardella sembra Chicago degli anni Venti
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Una folla corsa tra auto, alla guida due nomadi. Una travolge e uccide un ragazzo di 29 anni. I consiglieri comunali del Pd via Twitter chiedono di evitare strumentalizzazioni mentre assistono a una partita di calcio fiorentino. Il centrodestra organizza una manifestazione accusando la sinistra di per anni ignorato un problema.Firenze come la Chicago degli anni Venti. Inseguimenti, mazze da baseball usate per uccidere e un povero ragazzo di 29 anni, fermo di fronte al semaforo rosso con il proprio scooter che viene speronato, vola per diversi metri e muore dopo ore di agonia trascorse all'ospedale. È la cronaca di una folle domenica di giugno. Sono da poche passate le 12 quando una Lancia Lybra con a bordo un rom di 44 anni e sua moglie sperona di proposito una Opel Zafira, guidata anche in questo caso da un nomade, nel parcheggio dell'Esselunga in via Canova, periferia Nord di Firenze, a un passo dal gigantesco campo del Poderaccio. La Zafira scappa, inseguita a folle velocità della Lancia e da una Volvo V40, in cui ci sono il padre del conducente della Lancia Lybra (e suocero del conducente della Zafira) e un nipote.Le riprese delle telecamere di sorveglianza della zona mostrano le tre automobili correre come se non ci fosse un domani, speronare i mezzi che si trovano di fronte e sfiorare un primo scooterista, che per puro miracolo riesce a togliersi all'ultimo momento dalla traiettoria. All'incrocio con via Martini, l'Opel vola fuori strada e si incendia, la Volvo gira almeno tre volte su sé stessa e finisce prima contro una Hyundai e poi contro uno scooter Honda Sh125, guidato da Duccio Dini, che in seguito al tremendo urto viene sbalzato a oltre 500 metri di distanza. I testimoni parlano di scene da film di guerra. Alcuni sostengono che vi siano anche pistole e spari (versione poi smentita dai carabinieri). Di sicuro subito dopo la carambola il nomade che guida la Volvo scende con in mano una mazza da baseball e si scaraventa contro il guidatore della Opel. Solo l'immediato intervento degli uomini in divisa scongiura il peggio.Alla base del litigio dei rom (tutti arrestati) pare ci sia una lite familiare. Tra i primi a giungere sul luogo della tragedia il presidente del quartiere 4, Mirko Dormentoni. Due ore più tardi è lo stesso rappresentante circoscrizionale a recarsi all'ospedale di Careggi insieme al sindaco Dario Nardella. Le notizie su Duccio sono disperate. Mentre il ventinovenne lotta tra la vita la morte, la senatrice del partito democratico Caterina Biti assiste allegramente alla partita di calcio storico fiorentino che si disputa in piazza Santa Croce e tuona da Twitter: «Non permetteremo strumentalizzazioni». Insieme a lei alcuni consiglieri comunali ma non il primo cittadino, che da subito chiede ai magistrati il pugno di ferro. Nel primo pomeriggio di ieri vengono avviate le procedure per l'accertamento della morte encefalica e la famiglia dello sfortunato giovane autorizza l'espianto degli organi.Il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli organizza immediatamente una manifestazione, per dire basta alla violenza e chiedere legalità e sicurezza. Lo scontro politico si fa aspro, duro. Da destra Lega e Forza Italia accusano il Pd di aver fatto finta per decenni di non vedere l'ovvio, ovvero che la stragrande maggioranza dei nomadi non ha nessuna intenzione di integrarsi e di rispettare le regole italiane. La scorsa settimana, per esempio, due donne rom sono state filmate in pieno centro storico mentre defecavano all'aperto. Le stesse che per mesi sono state fermate e identificate. Ma che ogni giorno son tornate sul luogo «di lavoro». E come dimenticarsi poi del governatore della Regione Enrico Rossi, che pochi mesi prima delle elezioni del 2015 si faceva immortale sorridente con il gruppo di rom. «Ecco i miei vicini di casa».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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