Non solo scandalo donazioni: le analisi di società specializzate mostrano che circa un terzo dei seguaci è costituito da account «sospetti» o che usano strumenti automatici come i bot. La Procura di Milano apre un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.
Non solo scandalo donazioni: le analisi di società specializzate mostrano che circa un terzo dei seguaci è costituito da account «sospetti» o che usano strumenti automatici come i bot. La Procura di Milano apre un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.Dopo la vicenda del panettone Balocco e delle uova di Pasqua, Chiara Ferragni perde follower. Al 19 dicembre, secondo i dati di Not Just Analytics, hanno lasciato l’influencer digitale in 33.854 e dal 14 al 20 dicembre la Ferragni ha registrato un -76.512 follower. Un’inezia si penserà, visto che l’influencer ha all’attivo 29,6 milioni di seguaci. Se però si analizzano i trend su base annuale si può notare come questa perdita risulti essere la maggiore mai registrata. Risulta infatti normale, per un profilo così corposo, registrare delle fluttuazioni giornaliere e settimanali di persone che si aggiungono o sottraggono alla schiera di seguaci. segnaliNon è invece normale, stando ai trend del profilo della Ferragni, la perdita che sta continuando a registrare per così tanti giorni consecutivi. Attualmente siamo al sesto. Segnale molto chiaro che la community sta reagendo, decidendo, da una parte, di non seguire più l’imprenditrice digitale, ritenendo evidentemente non in linea con i propri valori la gestione della campagna Balocco, e dall’altra sommergendo ogni foto, post e reel sul panetto di critiche al suo operato. Un trend che di certo non fa bene alla Ferragni che, se si va a vedere la crescita media del suo account, nell’ultimo anno, non ha brillato di performance. I dati della società Hyper Auditor mostrano infatti come si sia registrata una crescita di solo 1,3 milioni di follower (+4,4%). Account di dimensioni simili solitamente registrano una media del + 11,4% all’anno. Andando dunque a osservare più da vicino la sua fan base si possono evidenziare diverse dinamiche. La prima è che il 77% dei suoi follower sono donne, la seconda che il Paese dove risulta essere maggiormente seguita è l’Italia, la terza che il 55% dei seguaci ha conseguito una laurea e la quarta che il 51,6% dei suoi follower è composto, secondo le analisi della società di dati Hype Auditor, dal ceto medio e medio basso della popolazione. Nel dettaglio parliamo di un 22,2% di follower che ha un reddito tra i 10 e i 25.000 euro l’anno e di un 29,4% di chi oscilla tra i 25 e i 50.000 euro. Andando più in profondità si possono scoprire altri dati particolarmente interessanti che riguardano la natura dei suoi follower. Secondo Hype Auditor, il profilo di Chiara Ferragni avrebbe il 23,7% di account «sospetti». Nel dettaglio la piattaforma specifica che avrebbe identificato il 18,9% di mass follower, definiti come «utenti con più di 1.500 following. Nella maggior parte dei casi, i mass follower traggono vantaggio dall’utilizzo di servizi di follow e unfollow automatici. Tentano di aumentare il numero dei loro follower in un modo così inautentico e del tutto inefficace seguendo tonnellate di account irrilevanti sperando che li seguano», e il 4,8% di suspicious account che sono «bot o persone che utilizzano servizi specifici per l’acquisto di “Mi piace”, commenti e follower». Le principali caratteristiche utilizzate nell’algoritmo, sottolinea la società di analisi dati, per identificare questo genere di follower sono: i numeri e rapporti follower/seguiti, numero di post, privacy dell’account, data di registrazione e utilizzo dei geotag. Spostandosi su altre due piattaforme che analizzano sempre i trend dei profili Instagram, si può osservare come per InsightIq il dato di follower sospetti sul profilo di Chiara Ferragni è del 35,7% (mass follower il 22% e suspicious il 13,7%), mentre per Modash del 26,56%. Si può dunque dire, facendo una media tra tutti i dati presenti, che il profilo di Chiara Ferragni ha circa il 28,6% di profili sospetti tra i suoi follower. Quindi circa 8 milioni di profili poco chiari. Dati che, se si rivelassero corretti, dimostrerebbero come tutto il meccanismo degli influencer, e il loro ricco giro di sponsorizzazioni, si sia sempre basato sul nulla, visto che i dati gonfiati significano meno ricavi e vendite per le aziende.Sempre legato a questa dinamica è l’indicatore «like- comment ratio» che va ad analizzare quanti commenti riceve in media un influencer ogni 100 mi piace. Secondo Hyper Auditor, «@chiaraferragni riceve 0,19 commenti per 100 like. Account simili ricevono 1,03 commenti per 100 like». Una differenza notevole per l’imprenditrice social che secondo Hyper Auditor può essere spiegata tramite l’uso di qualche aiutino digitale: «Differenze significative rispetto ad account simili possono significare che il numero di commenti o di like è stato aumentato artificialmente», spiega la piattaforma online. conversioniIn termini di trend, quello che resta a Chiara Ferragni sono un engagement rate dell’1,25% buono e un tasso di conversione che, almeno prima dello scandalo Balocco e delle uova di Pasqua, era molto alto. Motivo per il quale molte aziende, anche consumer, si rivolgevano a lei per fare campagne o sponsorizzazioni varie. Dinamiche che bisogna vedere se verranno confermate dato che proprio sulla questione panettone la Procura di Milano ha deciso di aprire un fascicolo conoscitivo a modello 45, cioè senza ipotesi di reato né indagati, dopo il deposito dell’esposto per truffa da parte del Codacons e Assourt. Il procuratore Marcello Viola ha dunque assegnato il fascicolo al dipartimento anti truffe guidato dall’aggiunto Eugenio Fusco, a capo del Dipartimento frodi e tutela dei consumatori.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






