
Velivolo di fabbricazione iraniana centra un palazzo vicino alla sede diplomatica Usa e uccide un uomo. Israele ammette errore della contraerea ma rivela: «Eliminato Deif». Un drone carico di esplosivo lanciato dagli huthi dello Yemen ha colpito l’altra notte alle 03.12 del mattino un condominio nel centro di Tel Aviv. Il bilancio è di una vittima, identificata come Yevgeny Ferder, trasferitosi in Israele dalla Bielorussia due anni fa con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, e almeno otto feriti portati negli ospedali locali. Secondo una prima ricostruzione condotta dall’aeronautica militare israeliana, il drone era stato identificato, dato che aveva sorvolato il Paese per diverse ore a bassa quota, tuttavia, «a causa di un errore umano non è stato attaccato dalle difese aeree e poiché non era stata intrapresa alcuna azione contro l’obiettivo identificato (in seguito confermato essere un grande drone da attacco a lungo raggio), non erano state attivate le sirene di allarme». Evidente che l’errore umano è stato gravissimo e avrebbe potuto causare danni ancora peggiori: il luogo dell’impatto è sede di molti hotel che ospitano attualmente gli sfollati israeliani che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa della guerra in corso, inoltre, vi si trovano alcuni uffici dell’ambasciata americana di Tel Aviv che era probabilmente l’obbiettivo dell’attacco, ma su questo sono in corso approfondimenti. Se così fosse, sarebbe lecito attendersi la punizione degli Usa su Sanaa e dintorni. L’ambasciatore statunitense in Israele Jack Lew ha twittato in risposta all’attacco dei droni huthi su Tel Aviv: «Scioccato dallo sfacciato attacco dei droni huthi a Tel Aviv questa mattina. Offriamo le nostre condoglianze ai familiari della persona deceduta. Siamo grati che il personale della filiale dell’ambasciata degli Stati Uniti sia tutto al sicuro». Un video che circola in queste ore sui social network mostra il drone carico di esplosivo che vola a bassa quota verso Tel Aviv dalla direzione del mare, sorvola il complesso dell’ambasciata statunitense, prima di colpire il condominio. Secondo quanto dichiarato dal portavoce dell’Idf Daniel Hagari in una conferenza stampa, «il drone che proveniva dallo Yemen si è diretto a Tel Aviv dalla direzione del mare. Si tratta di un Samad-3 di fabbricazione iraniana modificato per avere una gittata maggiore». Hagari ha anche ricordato delle difficoltà che Israele incontra ogni giorno: «Stiamo combattendo una guerra su più fronti. Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano, le milizie in Iraq e Siria, così come gli huthi nello Yemen, tutti gli agenti iraniani e lo stesso Iran». Quello della scorsa notte è stato un attacco in grande stile perché gli huthi - oltre al drone che ha colpito Tel Aviv - hanno lanciato anche un missile e altri tre droni che sono stati abbattuti dalle forze statunitensi di stanza nella regione. Il portavoce militare degli huthi ha affermato che il gruppo ha attaccato Tel Aviv con un drone e continuerà a colpire Israele in segno di solidarietà con i palestinesi nella guerra di Gaza: «Tel Aviv continuerà a essere un obiettivo primario nel raggio d’azione delle nostre armi». Gli huthi sostenuti dall’Iran, che hanno preso il controllo della capitale yemenita Sanaa nel 2014 e controllano vaste zone del paese, fanno parte «dell’asse della resistenza» contro Israele insieme ad Hamas, a sua volta sponsorizzato da Teheran, da mesi bersagliano le navi che transitano nel Mar Rosso e lanciano droni e missili contro Israele. Gerusalemme - contrariamente agli Usa - finora non ha mai risposto agli attacchi degli huthi che gridano slogan come «Morte all’America, morte a Israele, maledetti gli ebrei, vittoria all’Islam», ma è probabile che tutto questo stia per finire. Infine, è sempre sempre più certa la morte del capo jihadista di Hamas Muhammad Deif, incenerito da un drone lo scorso 13 luglio. A dirlo è il portavoce dell’Idf Daniel Hagari: « Ci sono sempre più prove che l’alto esponente di Hamas Mohammed Deif sia stato eliminato. È importante che il pubblico lo sappia. Muhammad Deif e Rafa Salama erano seduti accanto al momento dell’attacco. Salama è stato eliminato; stanno nascondendo quello che è successo a Deif».
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






