2019-06-19
Draghi spara ancora contro lo spread. Furia Trump: «Così svaluta l’euro»
Il governatore vincola il successore con un nuovo Qe: Borse su e differenziale a 240. The Donald piccona per l'ascesa del dollaro.Lo spread scende e la Borsa sale. Matteo Salvini torna dagli Usa dopo aver dichiarato amore (politico) a Donald Trump, aver promesso a tutti i costi il taglio delle imposte e l'avvio della flat tax anche di fronte a una ferma opposizione dell'Europa. Eppure le sue uscite d'Oltreoceano non hanno impattato in alcun modo sui mercati. Non è né merito né demerito del leghista. Il motivo dello spread a 240 sta tutto a Francoforte. O meglio a Sintra, in Portogallo, dove il numero uno della Bce, Mario Draghi ieri ha sparato due bombe. Ha detto chiaramente che saranno necessari ulteriori stimoli se le condizioni economiche dell'eurozona non miglioreranno e che la Bce ha tutti gli strumenti adatti e «valuterà quali siano le misure necessarie da adottare nelle prossime settimane». Draghi ancora non si è spinto fino al punto di chiarire quale forma potrebbe avere questa politica monetaria accomodante, ma le opzioni sono sostanzialmente due. Il rilancio del Quantitative easing, l'acquisto di titoli pubblici. E l'ulteriore riduzione del tasso sui depositi. «Sembra essere lo strumento meno preferito dalla Bce in questa fase, con il tasso sui depositi già a -0,4%», spiega Paul Diggle, analista di Aberdeen. «Recenti ricerche della Bce hanno tuttavia suggerito che ulteriori tagli contribuirebbero a stimolare l'economia e che le preoccupazioni sollevate da qualcuno circa l'impatto di tassi più negativi sulle banche possono essere attenuate». Archiviate le questioni tecniche, la mossa di Draghi ha avviato numerose implicazioni politiche. Innanzitutto, si è visto che il movimento dello spread è strettamente correlato alle scelte della Bce e i crolli negli ultimi mesi più che collegati alle dichiarazioni del governo gialloblù erano riconducibili alle aspettative del mercato sulla Bce. Appurato - ma era ovvio - che al mercato piace la droga del quantitative easing, con la decisione annunciata ieri e da realizzare nelle prossime settimane, Draghi blinda almeno per il 2020 qualunque azione da parte del suo successore. anche se all'Eurotower arrivasse Jens Weidmann, fino a settembre del prossimo anno non potrebbe invertire la rotta e riportare la Bce su posizioni filo tedesche. Per l'Italia si tratta di una manna, perché in un momento di aspra trattative con l'Ue, avere il sostegno del bazooka è fondamentale. Conta più di mille chiacchiere. E ci riferiamo a tutte le parti in causa. Sia esponenti del governo che esagerano con dichiarazioni troppo forti e spesso confondono tesoretti con minori spese. Sia esponenti dell'opposizione e il cosiddetto gruppo di competenti che hanno eletto lo spread a unico termine di valutazione e paragone. Con il risultato di gridare alla fine del mondo e dell'economia tricolore ogni volta che lo spread sale e di tacere quando il gap rispetto al bund si affievolisce. La scelta di Draghi ristabilisce gli equilibri tra il piano monetario e quello politico. Fino a certi livelli tocca ai governi (come lo stesso capo della Bce ha più volte affermato) e da lì in avanti spetta alla Banca centrale. È così bastato l'annuncio di un ombrello perché il mercato ieri vedesse subito l'ombrello aperto. Motivo per cui i gialloblù dovrebbero festeggiare e oggi in sede di Cdm valutare attentamente ma con coraggio la lettera da inviare a Bruxelles dalla cui valutazione scaturirà o meno una procedura d'infrazione. Unico problema (e non banale) sono gli Stati Uniti. Ogni azione ha una sua reazione e quella di Draghi ha subito attivato i tweet di Trump. Il capo della Bce «ha annunciato maggiori stimoli e subito l'euro è scivolato sotto il dollaro, avviando una competizione sleale nei confronti degli Usa», ha scritto il presidente della Casa Bianca. «Il mercato Ue è subito salito sui commenti (sleali) fatti da Mario D.», ha twittato dopo poco. In pratica, Trump vorrebbe passare alla fase due dei dazi: la guerra valutaria. E questa trascinerebbe con sé molte aziende italiane e le speranze di Salvini di aver chiuso un accordo bilaterale con Washington. La federal reserve da «motore per il mercato» sta diventando «motore del mercato». Ciò è esacerbato dalle critiche che il presidente Usa muove nei confronti della banca Usa. Che i depositari monetari soccombano o meno all'insistenza di Trump su tassi d'interesse più bassi, ci sarà il sospetto che le loro azioni siano state dettate da ragioni politiche. E dopo le sorprendenti osservazioni di Mario Draghi a Sintra, questo è probabilmente il minimo che il mercato si aspetta dalla riunione Fed che si terrà nel fine settimana. Il mondo è ormai così collegato che mentre Salvini spera di evitare i dazi al made in Italy, c'è il rischio che scoppi la guerra tra euro e dollaro che inevitabilmente ci coinvolgerebbe. Il tutto scatenato dalle scelte anti tedesche di Draghi che politicamente ci aiutano a fronteggiare Bruxelles. Vedremo come il governo riuscirà a surfare su queste onde.