2022-01-09
Alla fine Draghi ci mette la faccia. Domani sarà in conferenza stampa
Dopo aver mandato avanti Roberto Speranza, Patrizio Bianchi e Renato Brunetta, il premier si decide a illustrare in prima persona la norma epocale sfornata dall’ultimo Cdm. Però saranno bandite domande sul Colle.«Non dire le tue intenzioni, perché se non ti riescono tu non sia sbeffeggiato», raccomandava Pittaco di Mitilene, uno dei sette sapienti dell’antica Grecia. Politico molto in gamba, acuto e raffinato, vissuto, secondo la tradizione tra il 640 e il 570 a.C., Pittaco fu nominato esimneta della sua città. L’esimneta era un magistrato supremo a cui, nei momenti di instabilità sociale e politica, venivano affidati pieni poteri. Nulla dirà delle sue intenzioni, seguendo gli insegnamenti di Pittaco, Mario Draghi: domani è in programma una conferenza stampa del premier, ma a quanto risulta alla Verità da fonti assai attendibili, il nostro esimneta risponderà alle domande sull’attività di governo e sui contenuti dell’ultimo decreto Covid, ma glisserà su domande politiche, in particolare riguardanti le sue intenzioni in relazione alla corsa per la presidenza della Repubblica. Mercoledì scorso, lo ricordiamo, Draghi non ha proferito parola in relazione alle misure restrittive varate al termine della burrascosa giornata, caratterizzata dalle frizioni tra la Lega e il resto della coalizione. Si era ipotizzato di svolgere una conferenza stampa lo stesso giorno, ma poi si è deciso di rinviare appunto a domani l’intervento del premier, alla riapertura di scuole e attività. La conferenza stampa di domani, fanno sapere da Palazzo Chigi, servirà per illustrare il pacchetto di misure messe in campo nelle ultime settimane per contrastare l’avanzata della variante Omicron, a partire dall’obbligo vaccinale per gli over 50. Finalmente ci mette la faccia, Draghi, e sarebbe pure ora, dopo che mercoledì scorso gli italiani sono stati costretti a subire, all’ora di cena, oltre a una serie di restrizioni senza precedenti, anche le facce di tre ministri come Roberto Speranza, Renato Brunetta e Patrizio Bianchi, che sono stati all’altezza delle loro migliori prestazioni, non facendo capire sostanzialmente niente a nessuno. Tocca all’esimneta Mario, in qualità di «nonno degli italiani», come lui stesso si è autoincoronato, spiegare il perché e il percome si è arrivati a questo obbligo, quali sono stati i dati e le considerazioni che hanno spinto il governo a prendere un provvedimento di così forte impatto sociale. Draghi farà, c’è da prevederlo, anche il punto sulla decisione di riaprire le scuole, sul Pnrr, sull’economia, sulle previsioni del tempo, magari su chi vede favorito per la vittoria dello scudetto, ma a quanto pare nulla dirà in merito alla sua aspirazione di essere eletto capo dello Stato. Riuscirà, nonno Mario, a dribblare le domande dei giornalisti sul suo futuro immediato come avrebbe fatto il suo idolo calcistico Francesco Totti? Non si sa. Quello che si sa, è che ci proveranno tutti, ma proprio tutti, a strappargli una risposta, una sillaba, un cenno, una smorfietta, un occhiolino, e nel caso riuscisse a mantenere il self control della sfinge, a interpretare pause e silenzi. Immaginiamo già che ogni lievissimo movimento verrà analizzato al var, per capire se Draghi per caso, come qualcuno spera, anzi più di qualcuno, non escluda di «sacrificarsi» e restare a Palazzo Chigi, evitando ai leader dei partiti di doversi andare a impelagare nella ricerca di un nuovo presidente del Consiglio, di una nuova maggioranza, di un nuovo equilibrio politico, che sarebbe sicuramente più precario di quello attuale. «Mario resta dove sei!» è la preghiera laica di qualche centinaio di parlamentari terrorizzati dal rischio, tutt’altro che remoto, di elezioni anticipate nel caso di un’ascesa al Colle di Draghi. «L’elezione del nuovo presidente della Repubblica», confida alla Verità un autorevolissimo esponente del M5s, «sarà caratterizzata dalla paura. No, non quella di Omicron: quella del voto anticipato. Se non c’è la certezza di un nuovo governo sufficientemente stabile nel caso dell’elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica», aggiunge la nostra fonte, «non possiamo dare nulla per scontato». Dunque, salvo imprevisti, Draghi domani non dirà nulla che riguardi il proprio futuro politico e istituzionale, sempre che non abbia preso proprio alla lettera l’insegnamento di Pittaco: in fondo, anche l’intenzione di non parlare di Quirinale potrebbe essere volutamente veicolata per poi sorprendere tutti con una risposta (finalmente) definitiva. Un «resto a Palazzo Chigi perché devo completare il mio compito», oppure un «penso che il mio compito a Palazzo Chigi sia finito» scriverebbero la parola fine quanto meno al primo tempo di questo romanzo: nonno Mario in campo è il favorito per il Quirinale, nonno Mario in panchina apre una serie di scenari al momento congelati, come i protagonisti della partita politica, tutti fermi tranne uno, il bisnonno Silvio, che attende di capire pure lui che intenzioni ha Draghi prima di ufficializzare o meno la sua già bella che iniziata corsa al Colle. Pittaco regnò su Mitilene per dieci anni, per poi ritirarsi a vita privata: il presidente della Repubblica italiana resta in carica un settennato, con quello passato a Palazzo Chigi fanno otto, grosso modo siamo lì.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)