2022-04-01
Draghi mediatore: il bottino è magro
Super Mario svela alla stampa i particolari del suo dialogo con Vladimir Putin. I dettagli però non nascondono un bilancio negativo. E molta vaghezza anche sui contratti energetici.Un’ora di conferenza davanti alla stampa estera, ieri a mezzogiorno: e un Mario Draghi che - da un lato - quasi «sbobina» la sua telefonata del giorno prima con Vladimir Putin, riferendo in modo dettagliato le parole scambiate con l’uomo di Mosca, ma - dall’altro - si mantiene cautissimo sulle conseguenze da trarre. Insomma, un mix di precisione sui dettagli e di vaghezza sulle prospettive. Il che lascia spazio a ogni possibile interpretazione: un Draghi neoandreottiano che non vuole esporsi più di tanto, non sapendo che piega prenderanno gli eventi; oppure un Draghi preoccupato di certificare la propria lealtà al fronte occidentale, e che dunque sciorina con studiata trasparenza i particolari della sua chiamata con Putin; oppure un Draghi genuinamente incerto in una situazione piena di incognite, e che dunque si prepara a muoversi con flessibilità e pragmatismo. Solo il tempo ci rivelerà quale delle tre versioni risulterà esatta. Dicevamo che, a due riprese, il premier italiano ha quasi recitato una «trascrizione» della sua chiamata con Putin. Ecco la parte sull’Ucraina. Draghi esordisce dicendo: «La chiamo perché voglio parlare di pace», e Putin replica con un apparentemente conciliante «Certo, parliamo di pace». Poi Draghi tenta un passo in più e chiede: «È previsto un cessate il fuoco? Fermare le operazioni militari sarebbe molto importante per dimostrare che il desiderio di pace esiste davvero». E qui il primo muro alzato da Putin: «Le condizioni per il cessate il fuoco non sono ancora mature». Unico spiraglio: il riferimento a un corridoio umanitario a Mariupol. Secondo tentativo di Draghi, che riferisce di aver espresso la convinzione che «per risolvere i nodi cruciali di un accordo servirebbe un incontro tra lei e il presidente Volodymyr Zelensky». E qui Putin alza un secondo muro: «I tempi non sono maturi: prima occorre che le trattative vadano avanti». E qui Draghi manifesta con i giornalisti stranieri estrema cautela: «Dobbiamo stare con i piedi per terra». Poi il premier italiano passa alla seconda fase di «trascrizione» della telefonata, quella sulle forniture di gas. Anche in questo caso, nel dare un’interpretazione ottimistica (e che infatti nel pomeriggio di ieri sarebbe pesantemente tornata in discussione dopo la ben diversa versione fornita da Mosca), Draghi appare studiatamente prudentissimo, attribuendo a Putin la frase: «I contratti esistenti rimangono in vigore». Perciò Draghi trae la convinzione che le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari. Il primo ministro riferisce di aver ascoltato da Putin una «spiegazione molto lunga» percepita da Draghi come «una concessione» verso l’Europa. L’ex governatore Bce sintetizza così: «La conversione in rubli è un fatto interno alla federazione russa, questo ho capito». Chissà se anche Putin ha inteso allo stesso modo. Conclusione di Draghi: «I tecnici si metteranno in contatto. E anche noi due sarebbe bene che restassimo in contatto, se lei è d’accordo». Risposta di Putin: «Sono d’accordo, resteremo in contatto». Come si vede, la vaghezza prevale sulla chiarezza, a dispetto dei dettagli così puntualmente riferiti. Sul resto, Draghi difende la linea occidentale: «Le sanzioni funzionano. Alla pace si arriva se l’Ucraina si difende». Poi Draghi lascia a verbale che il nostro Paese «è stato richiesto come garante» da entrambe le parti. Anche qui, però, i contorni restano indefiniti: «Il contenuto esatto di queste garanzie è presto per definirlo, dipenderà dal risultato dei negoziati».In conclusione, ottimismo (speriamo motivato) sul fronte dell’energia («Riusciremo a sostituire il 30-40% del gas russo. Il piano c’è, sta andando bene»); prevedibili passaggi a favore della difesa europea; e un caldo elogio di Emmanuel Macron («Giudico molto positivamente la presidenza francese dell’Ue. Trovo che l’attivismo di Macron sia da approvare»).