2021-03-25
Draghi detta la linea ai governatori. «In ogni hub 672 vaccinati al giorno»
Mario Draghi (Ansa/iStock)
Dal governo arrivano le istruzioni per le Regioni, strigliate ancora una volta per la preferenza accordata a categorie e furbetti vari rispetto agli anziani. Gli operatori dovranno impiegare non più di 10 minuti a dose.Numeri ancora preoccupanti, ma con qualche segnale positivo: ieri 21.267 contagi e 460 morti, il tasso di positività si attesta al 5,8%. Una settimana fa era al 6,2%.Lo speciale contiene due articoli.La sberla arriva di mattina. «Alcune Regioni trascurano i loro anziani a favore di altri gruppi». A stamparsi a cinque dita sui governatori è la mano di Mario Draghi che parla in Senato in vista del Consiglio Europeo di oggi. È la prima volta che il presidente del Consiglio prende di petto l'argomento e conclude con un affondo che non lascia dubbi: «Persistono importanti differenze molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le istruzioni del ministero della Salute, altre non lo fanno, a favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale».Sembra brutto ridurlo a un emendamento Scanzi. Qui si parla di politici (anche trentenni) e avvocati in Toscana e Sicilia, di magistrati e giornalisti in Campania e Puglia, di categorie non in trincea come sindacalisti, docenti universitari e «parenti di gente che conta». Una commedia umana di specialisti nello sport italiano più diffuso, quello sintetizzato da Umberto Eco: «Saltare la fila e parcheggiare in doppia fila». Mentre il premier parla i volti arrossati dallo schiaffone sono quelli di Eugenio Giani, Vincenzo De Luca, Michele Emiliano, Nello Musumeci che più di altri hanno interpretato in modo impressionista la campagna vaccinale.La verità sta nei numeri. Mentre la criticata Lombardia ha somministrato dosi a 1,3 milioni di abitanti e a 422.000 anziani su 800.000 (fra over 80 e ospiti delle Rsa) superando il 50%, Toscana, Sardegna, Calabria e Puglia sono ben sotto la media nazionale del 27,5% per la prima dose e del 17,8% per il ciclo completo. Il richiamo mostra un limite strutturale ereditato dal governo di Giuseppe Conte, incapace fin da gennaio di mettere nero su bianco le categorie da privilegiare; il fantasma di Roberto Speranza aleggia come un convitato di pietra scespiriano.Draghi prosegue, indicando l'assoluta priorità negli over 80 e negli anziani malati: «È cruciale proteggere i nostri concittadini anziani e fragili, e tutti dobbiamo restare uniti come lo siamo stati, soffrendo, nei mesi precedenti. Tutte le Regioni dovranno attenersi alle priorità definite dal ministero della Salute». È il famoso piano «10 marzo» (dal giorno in cui Speranza l'ha diffuso) con sei categorie in testa: personale sanitario, cittadini over 80, persone estremamente fragili con 14 patologie indicate, disabili gravi, personale della scuola, militari e forze dell'ordine. Poiché era in grande ritardo, alcuni governatori hanno proseguito in parallelo con i loro.Il richiamo arriva a zittire anche i gruppi di pressione. La senatrice Paola Binetti aveva scritto una lettera al ministro Speranza per chiedergli di «vaccinare i parlamentari come priorità democratica». Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha chiesto di vaccinare gli atleti e i tecnici delle discipline olimpiche. E sul Corriere della Sera, Walter Veltroni ha lanciato la surreale campagna: «Prima i giovani». Gli stessi intellettuali e giornalisti che lo applaudirono, ora sull'onda dell'indignazione gli darebbero fuoco. Italica coerenza. Oltre il folclore c'è la realtà. Il premier tiene il punto: «L'obiettivo è portare il ritmo di somministrazioni a mezzo milione al giorno. L'accelerazione è già visibile nei dati: nelle prime tre settimane di marzo la media è stata di 170.000, più del doppio rispetto ai mesi precedenti (frecciata a Conte, ndr). Ciò è avvenuto malgrado il blocco di Astrazeneca». Con questo intento Palazzo Chigi ha varato un documento con il quale chiede alle Regioni di tenere aperti i punti vaccinali straordinari 12 ore al giorno e fino a 8 ore quelli mobili. Per una vaccinazione rapida il cittadino dovrà rimanere in attesa non più di 10 minuti; per questo le linee di somministrazione dovranno essere otto per almeno 672 persone ogni 24 ore.Oltre la bufera c'è l'orizzonte della ripartenza. «Se la situazione epidemiologica lo permette cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e le scuole dell'infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua». Qui Draghi ottiene un applauso convinto dal centrodestra, mentre un imbarazzato silenzio si abbatte sui banchi dem e Leu, tifosi del lockdown permanente. Per riuscire nel progetto non dovranno più esserci ritardi nella consegna dei vaccini. Nella missione al Consiglio europeo di oggi - a una parte del quale sarà collegato anche Joe Biden - il presidente italiano rimarcherà la necessità di «rafforzare la credibilità dell'Unione».Tornando in Italia, non si spegne l'eco del caso Lombardia, vicenda molto mediatica cavalcata con particolare aggressività dalla sinistra. Guido Bertolaso in visita all'hub di Codogno è stato contestato da un anziano («Vergogna, dimettiti») e ha risposto: «Sono qui per chiedere scusa e per fare in modo che le cose funzionino meglio rispetto a prima. Mi chiamo Guido, è stato un disguido». Ieri l'accusatore del giorno era Mario Mazzoleni, membro del cda della piattaforma Aria liquidata dal governatore Attilio Fontana per le disfunzioni sugli sms. «I vertici sapevano che il portale non era adatto per i vaccini», ha tuonato. La replica della Regione: «È strano che il consigliere faccia confusione fra i sistemi; quello per la gestione degli inviti è stato creato appositamente per le vaccinazioni». Nelle interviste, Mazzoleni si è dimenticato di specificare che era nel cda in quota Pd, partito impegnato a trarre il massimo vantaggio da un virus. Che sbadato. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/draghi-linea-governatori-672-vaccinati-2651199606.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-epidemia-rallenta-lentamente" data-post-id="2651199606" data-published-at="1616616377" data-use-pagination="False"> L'epidemia rallenta (lentamente) Superata di nuovo quota ventimila. I contagi di ieri in Italia sono stati 21.267 contro i 18.765 di martedì, con un tasso di positività di appena lo 0,2% sopra il livello del giorno precedente, fermandosi al 5,8%. I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 363.767, ovvero 28.578 in più rispetto a martedì quando erano stati 335.189. Sale così ad almeno 3.440.862 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall'inizio dell'epidemia. Calato ieri il numero dei morti da 551 a 460, per un totale di 106.339 vittime da febbraio 2020, mentre nelle terapie intensive continuano a crescere i letti occupati da pazienti Covid, ieri 42 in più di martedì quando erano 36. Anche i posti letto occupati nei reparti Covid ordinari salgono di 10 unità (martedì +379), per un totale di 28.438 ricoverati. La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore. Infatti, i nuovi ingressi in rianimazione sono +300 (il giorno precedente +317). Le persone guarite o dimesse sono 2.773.215 e 20.132 quelle uscite ieri dall'incubo (martedì erano +20.601). Gli attuali positivi risultano essere in tutto 561.308, pari a +654 rispetto al giorno prima (-2.413). Confrontando il bollettino di ieri con quello dello scorso mercoledì 17 marzo, quando erano stati registrati +23.059 casi con un tasso di positività del 6,2%, si vede che l'epidemia sembra rallentare anche se i contagi quotidiani sono ancora tanti e i decessi tantissimi. Intanto si attendono le analisi e le valutazioni di cabina di regia e Comitato tecnico scientifico di domani sulle quali l'Iss stilerà il report settimanale e il ministro Roberto Speranza firmerà le ordinanze per assegnare alle Regioni le fasce di rischio e i relativi colori. Resterebbe per ora confermato il rosso per Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Veneto. Zona arancione tutte le altre. Probabilmente ancora rossa, quindi, la Lombardia che dall'inizio dell'epidemia segna 707.950 persone positive (+4.282 i casi positivi segnalati ieri contro i 3.643 di martedì). Inoltre con i 110 decessi di ieri, complessivamente sono morte di Covid 30.085 persone. Alta ancora la pressione sugli ospedali lombardi: 845 letti occupati nelle terapie intensive e 7.178 negli altri reparti Covid. Ad abbattere davvero la curva epidemiologica nel Paese sarà la campagna vaccinale che ha registrato finora oltre 8,3 milioni di dosi totali somministrate mentre le persone che hanno ricevuto la seconda dose sono più di 2,6 milioni. Non mancano però le lamentele da parte dei cittadini. In Campania, per esempio, molti over 80 ancora aspettano l'appuntamento malgrado le adesioni al vaccino si siano aperte il 5 febbraio e dal 13 le Asl avrebbero dovuto contattare gli interessati per l'appuntamento. Qualche altro lamenta la difficoltà nella compilazione del documento di registrazione senza l'aiuto del medico. In Lombardia, invece, in molti centri vaccinali sono stati fissati più appuntamenti rispetto alle dosi a disposizione e si sono creati assembramenti; oppure, al contrario, non si è presentato nessuno perché gli appuntamenti non erano stati confermati via sms. E c'è anche chi è stato convocato ieri in un centro vaccinale che sarà inaugurato oggi. Ieri il premier Draghi ha attaccato le Regioni che «trascurano gli anziani in favore di altri gruppi» mentre devono seguire «le priorità indicate dal governo, serve unità». Ma forse più che le Regioni ad allinearsi dovrebbero essere le Aziende sanitarie locali.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)