2021-03-17
Draghi all’assalto dei D’Alema boys
Donato Iacovone, presidente di Webuild (Ansa)
Il nuovo premier ha messo nel mirino il cerchio magico che fa riferimento a Baffino. L'ultima poltrona a traballare è quella di Donato Iacovone, presidente di Webuild.Il Circo Massimo rischia di ridursi al minimo. Il magico mondo di Massimo D'Alema, così in auge durante il governo Conte bis al punto da imporre Domenico Arcuri supercommissario e difenderlo a Fort Alamo anche quando era indifendibile, rischia di pagare a caro prezzo l'arrivo di Mario Draghi. Le prime mosse di Dragonball sono felpate come si conviene al personaggio, ma danno l'idea di una rivoluzione silenziosa in atto.Nel mirino di palazzo Chigi ci sono le prime file dalemiane, quei grand commis entrati a innervare il nulla grillino a livello dirigenziale (Rai a parte), persone di fiducia che D'Alema ha segnalato, prestato, parcheggiato nella stagione d'oro pentastellata. Evaporato Arcuri, dismesso da ministro Roberto Gualtieri, indagato per traffico di influenze l'imprenditore Roberto De Santis (assiduo frequentatore dello yacht dalemiano), oggi a traballare è Donato Iacovone, presidente di Webuild, la nuova denominazione di Salini-Impregilo, partecipata da Cassa depositi e prestiti. Nato in provincia di Teramo, 62 anni, Iacovone è il classico manager che piace alla politica perché inserito alla perfezione nel mondo globale della finanza e dell'industria. Deve il suo successo a Ernst & Young, il network mondiale di servizi professionali di consulenza e revisione contabile, di cui è stato amministratore delegato per l'Italia. EY da anni è partner della fondazione Italianieuropei, che storicamente ha come numero uno D'Alema, il quale sotto la guida di Iacovone è diventato nientemeno che presidente advisory board di Ey, punto di riferimento dei meeting e ospite d'onore a forum di respiro internazionale. La collaborazione fra il network di servizi e l'ex leader di sinistra che neppure Matteo Renzi riuscì a rottamare è molto stretta. Una rete di conoscenze e incarichi che rischia di impigliarsi se non di rompersi sulla cresta del Draghi, visto che a fine marzo scade il board di Cassa depositi e prestiti, e a inizio aprile quello di Webuild. Arriva da Ernst & Young anche il presidente di Sace, Rodolfo Errore, nominato dal numero uno di Cdp, Fabrizio Palermo, a capo di quella che oggi è la società specializzata nel settore assicurativo-finanziario a capitale pubblico più importante d'Italia. Un anno fa, per garantire i prestiti alle imprese in ginocchio, Gualtieri pensò di utilizzare proprio Sace, contando anche sulle entrature dalemiane. È curioso come tutto si riconduca a Ernst & Young, dipinta con un po' di impressionismo nel mondo della finanza come «il club dei commercialisti rossi». Negli ambienti romani più ovattati, dove ti volti trovi il marchio Ey. La sorella del presidente di Cdp Palermo, Luisa, è direttore marketing e comunicazione per l'area mediterranea. L'uomo al quale papa Francesco ha affidato il risanamento delle finanze vaticane è Fabio Gasperini, revisore contabile di alto livello, presidente del cda di Ey Advisor spa. Arriva da quelle scrivanie anche Susanna Masi, ex consigliere fiscale del ministro Pier Carlo Padoan, nel 2017 accusata di avere venduto segreti governativi dei quali era venuta a conoscenza durante i Consigli dei ministri proprio alla sua ex società. In declino il cerchio magico berlusconiano, sotto scacco il giglio magico renziano, ecco il Circo Massimo che ha fatto i fuochi d'artificio nell'anno e mezzo di governo giallorosso e che adesso segna il passo in attesa della possibile mannaia. Nessun problema, D'Alema nel frattempo ha trovato una via d'uscita. È la Via della Seta, dove si è incamminato con il suo alto magistero circondato da cinesi riconoscenti e grillini plaudenti. Fra accordi, relazioni e think tank è un mondo tutto da esplorare.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.