2024-01-15
Dovete vedere «Sound of freedom»
Jim Caveziel in una scena del film «Sound of Freedom»
Il film che racconta della lotta alla pedofilia è duro e senza retorica, una grande opera. Ma i media impegnati lo nascondono poiché è stato bollato come «pellicola di destra».Da settimane non si discute d’altro che del film di Paola Cortellesi, e dei temi socialmente rilevanti che tratta, a partire dalla violenza sulle donne. La pellicola viene celebrata al punto che la regista è assurta al ruolo di maestra del pensiero ed è stata invitata ad aprire l’anno accademico alla Luiss, dove ha colto l’occasione per rifilare al pubblico un carico di banalità sulle «favole sessiste». Purtroppo non a tutti i film che trattino tematiche sensibili è riservata la stessa attenzione. Ad esempio non ha avuto grande pubblicità qui da noi un lungometraggio che negli Stati Uniti è stato per settimane in testa alle classifiche e ha incassato qualcosa come 184 milioni di dollari in patria e 250 milioni nel mondo. Il tutto senza godere delle spaventose campagne pubblicitarie che di solito vengono dedicate ai blockbuster hollywoodiani. Anzi, a dirla tutta la pellicola è stata persino attaccata e liquidata da alcuni media come un prodotto per cristiani fanatici, complottisti e bigotti di varia natura.Eppure Sound of freedom - Il canto della libertà non soltanto è un bellissimo film, potente e coinvolgente. Ma è anche un’opera capace di affrontare con profonda sensibilità un tema disturbante come la pedofilia. Interpretato da Jim Caviezel (star della Passione di Cristo di Mel Gibson), Mira Sorvino e Bill Camp, diretto da Alejandro Monteverde, questo lavoro è un radioso esempio di cinema indipendente, ma con un contenuto molto diverso dalle solite pantomime politicamente corrette. Come ben spiega il comunicato ufficiale, «racconta la vera storia di Tim Ballard, fondatore di Operation Underground Railroad, un’organizzazione no profit impegnata a scoprire le reti di sfruttatori e pedofili, smantellando la tratta di bambini vittime del turismo sessuale». Ballard, agente Fbi, «dopo aver salvato un ragazzino da spietati trafficanti di bambini, scopre che la sorellina è ancora prigioniera e decide di imbarcarsi in una pericolosa missione per salvarla». Arriverà al punto di lasciare il lavoro e rischiare la pelle nella giungla colombiana pur di recuperare la piccina. Capite bene che di fronte a un soggetto del genere basta una inquadratura di troppo o una battuta eccessiva per trasformare un grande lavoro in una schifezza retorica. Fortunatamente Sound of freedom è asciutto, doloroso, ed estremamente efficace. In ogni caso, a breve il pubblico italiano potrà formarsi da solo un giudizio. Il film infatti arriverà nei nostri cinema il 19 e 20 febbraio, con una uscita evento organizzata dalla sempre coraggiosa Dominus Production, realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali che promuove «opere cinematografiche basate su storie vere dai temi socialmente rilevanti». Quanto alla rilevanza sociale, in questo caso ci sono ben pochi dubbi. Eppure, come accennavamo, l’opera non ha certo goduto di buona stampa. È stata accusata di solleticare i bassi istinti della destra e dei complottisti di Qanon, addirittura di essere troppo trumpiana o troppo cristiana. Intervistato mesi fa da Variety, il regista Monteverde ha voluto chiarire la sua visione: «Penso che etichette come “film sulla fede” escludano le persone, e il mio obiettivo come regista non è mai quello di escludere, ma al contrario quello di includere tutto il pubblico», ha detto. «Abbiamo pensato Sound of freedom per le persone credenti, per quelle non credenti e per tutti coloro che stanno in mezzo». L’etichetta di «film destrorso», tuttavia, è rimasta. Anche se, a ben vedere, di ideologia in questa pellicola è davvero difficile trovarne. A complicare le cose ci si sono messe le accuse di molestie sessuali rivolte a Tim Ballard da testimoni anonime lo scorso settembre, che hanno portato alle sue fulminee dimissioni da Operation Underground Railroad. Lo scorso ottobre il governatore dello Utah, Spencer Cox, ha deciso di avviare una indagine penale per fare luce sulla condotta di Ballard, e si attendono sviluppi. Persino qualora le accuse fossero fondate (e non è detto che lo siano), Sound of freedom non perderebbe un grammo della sua forza e della sua incisività. Affronta di petto un tema rovente, e certo non cavalca le mode impegnate di questi anni. Anche solo per questo meriterebbe di essere visto da quante più persone possibili. E se la televisione pubblica italiana volesse dimostrare di essere coraggiosa e priva di pregiudizi, sarebbe auspicabile che lo trasmettesse, prima o poi. Nel frattempo, non resta che correre in sala.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)