2022-01-26
Dopo quattro mesi non c’è traccia del report Aifa sugli effetti avversi
Il 12 ottobre l’Agenzia del farmaco aveva garantito la pubblicazione di un bollettino sui vaccini ogni 90 giorni. Era già uno scandalo, ma non ha rispettato neppure quella promessa. E le vaccinazioni vanno avanti al buio.Restiamo dunque in trepida attesa, come nemmeno gli italiani davanti all’immancabile bollettino preserale. L’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, l’aveva solennemente promesso il 12 ottobre 2021, mentre diffondeva il suo nono e ultimo report. Ecco: proprio a pagina 27, tra le note conclusive, annunciava: «Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini Covid-19, il Rapporto di sorveglianza sarà pubblicato con cadenza trimestrale». Tri-me-stra-le: ogni tre mesi. Scadevano il 12 gennaio 2021. Oggi è il 26. Due settimane di ritardo, quindi. La Verità, scaduti i termini, aveva già tallonato l’Agenzia. Risposta: vi faremo sapere. E comunque, assicuravano, il nuovo documento sarebbe stato divulgato entro fine mese. Siamo agli sgoccioli. E visti i marinareschi precedenti di governo e compagnia cantante, un certo scoramento comincia a prevalere. Anche perché l’assunto che ha giustificato la decisione di diradare i report non è scalfito nella pietra. Molte cose, invece, sono cambiate. Banalmente: a fine settembre la percentuale dei vaccinati non raggiungeva l’80 per cento degli italiani, a dispetto della promessa del generale Francesco Paolo Figliuolo. Oggi supera il 90 per cento. Nel mentre, è stato introdotto un generalizzato obbligo di inoculazione. L’Italia è stata pure invasa dalla variante Omicron. E buona parte dei cittadini ha ricevuto la terza dose. Infine, a partire dallo scorso dicembre, anche i bambini tra i cinque e gli unici anni hanno cominciato a essere immunizzati. Insomma: se c’era un frangente in cui sarebbe stato utile aver accesso a tonnellate di dati ufficiale, beh è certamente questo. Alla già discutibile scelta di diffondere il report ogni tre mesi, si aggiunge invece quest’ulteriore ritardo. Non resta che continuare a attendere. Per carità: i casi almanaccati non è detto siano causati dalla puntura. La stessa Agenzia, all’inizio di ogni pubblicazione, premette: «Questo rapporto descrive le segnalazioni di reazioni che sono state osservate dopo la somministrazione del vaccino. Ciò non significa che queste reazioni siano state causate dal vaccino. Potrebbero essere un sintomo di un’altra malattia o potrebbero essere associate a un altro prodotto assunto dalla persona che si è vaccinata. Indagare sul significato e sulle cause di queste reazioni è compito della farmacovigilanza». Una bussola indispensabile. Ma gli ultimi dati disponibili si fermano, appunto, al 26 settembre scorso. Quattro mesi sono tanti. In tempi di infodemia, diventano un’era geologica. Possono fomentare dietrologie e cospirazionismi. Era proprio necessario rimandare alle calende greche? Del resto, l’attitudine dell’Agenzia viene esemplificata dalla pagina del sito dedicata alla spinosa questione. Nelle «domande e risposte frequenti» dei cittadini sulla farmacovigilanza, non a caso aggiornate all’ormai lontano primo marzo, si parla ancora di «rapporti mensili». Una cadenza che, un anno fa, veniva giustificata dalla necessità «di avere dati sufficienti che assicurino robustezza nelle analisi, nei confronti e nella valutazione». Esigenza che, nel mentre, dev’essere venuta meno. Sebbene, come chiarisce anche l’ultimo report, «continuerà l’aggiornamento mensile dei grafici interattivi». Fermo però allo scorso dicembre. Comunque sia: numeri poco accessibili e agevolmente interpretabili. Difficile quindi anticipare i contenuti dell’imminente, almeno si spera, pubblicazione. L’unica cosa certa rimane l’incipit. Nei nove rapporti mensili diffusi fino a oggi, da gennaio a settembre 2021, è rimasto sempre lo stesso: «Nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi. Ognuno di noi, quando decide di servirsi di un farmaco o di sottoporsi a una vaccinazione, dovrebbe avere presente che quello che sta facendo è bilanciare i benefici con i rischi. Verificare che i benefici di un vaccino siano superiori ai rischi e ridurre questi al minimo è responsabilità delle autorità sanitarie, che regolano l’immissione in commercio dei prodotti medicinali». La premessa viene seguita da un sunto metodologico sul sistema, definito «aperto e dinamico». Chiunque, dunque, può inviare le sue segnalazioni. E in «piena trasparenza». Perché «una corretta informazione è alla base di ogni scelta consapevole e questo Rapporto intende offrire a tutti un’informazione tempestiva, comprensibile e consolidata». Ecco, per lo meno sulla tempestività, ci permettiamo di dissentire.
Jose Mourinho (Getty Images)