2020-08-30
Dopo mesi di terrorismo sanitario si stupiscono che ci sia chi ha paura
Gli insegnanti che temono il rientro a scuola sono additati come scansafatiche e nemici pubblici: peccato che siano stati esecutivo e media a esasperare la situazione, raccontando i giovani «nuovi untori». All'improvviso abbiamo scoperto che la scuola italiana è piena di sabotatori. Pavidi saprofiti che sfruttano l'emergenza sanitaria per battere la fiacca, lasciando le cattedre vuote e i ragazzi privi d'istruzione. Vengono descritti più o meno così i cosiddetti «insegnanti fragili» che non se la sentono di tornare al lavoro per motivi di salute: come dei furbastri pronti a tutto pur di farsi beffe dello Stato. Secondo i sindacati - lo ha documentato ieri La Verità - potrebbero essere addirittura 400.000. «Prevediamo che almeno il 50% dei docenti che rientrano tra i lavoratori fragili saranno consigliati dal loro medico di rimanere a casa», ha detto Pino Turi, segretario della Uil scuola, alla nostra Patrizia Floder Reitter. La domanda da farsi è: per quale motivo questi docenti dovrebbero comportarsi diversamente? Perché dovrebbero accettare a cuor leggero di rientrare in classe?Certo, lo sappiamo. Spesso e volentieri i sindacati hanno ciurlato nel manico, facendosi portavoce di pretese ingiustificate avanzate da lavoratori iper protetti. Ma in questo caso, va riconosciuto, gli insegnanti hanno ragione da vendere.Prima di tutto, hanno il sacrosanto diritto di essere spaventati. Sono mesi che il governo e praticamente tutti i media insistono a battere la grancassa dell'emergenza. Dopo qualche settimana in cui la tensione si era leggermente abbassata, ora è di nuovo ripartita la cagnara ansiogena sui contagi in aumento, il pericolo in agguato e la morte dietro l'angolo. Ecco, dopo essere stati sottoposti a questo trattamento terrorizzante, perché i professori dovrebbero di buon grado avviarsi in aula? Aggiungiamo qualche particolare: nelle ultime settimane il martellamento riguardante i giovani è particolarmente sfibrante. Si citano a ripetizione i casi di infezione tra i trentenni, proliferano grida e maledizioni all'indirizzo degli incoscienti ragazzacci che hanno voluto a tutti i costi farsi le vacanze per poi spargere la peste. E allora, di nuovo: perché un insegnante dovrebbe volentieri consegnarsi a quest'orda di adolescenti untori e scriteriati? Quando si alimenta la psicosi, poi ci sono delle conseguenze: l'esecutivo ha creato l'allarme, e adesso la popolazione è allarmata. L'insegnante si trova in una condizione peculiare: da una parte gli ripetono di stare attentissimo, di non abbassare la guardia, di limitare il girovagare dei suoi figli, di evitare ogni piccolo raggruppamento di persone. Dall'altra, gli chiedono di entrare in classe senza alcuna garanzia, immergendosi proprio fra gli stessi giovinastri che i giornali dipingono come un pericolo mortale per l'Italia intera. Capiamo bene, dunque, che possano essere in tanti a tirarsi indietro.Dice qualcuno: i servitori dello Stato (quali sono anche i professori) dovrebbero immolarsi eroicamente come hanno fatto medici e infermieri. Ragionamento comprensibile, di sicuro. Il fatto è che il medico e l'infermiere si sono scelti una professione delicata, consapevoli dei rischi. Anche a tanti di loro, è vero, è stato richiesto nei mesi passati uno sforzo straordinario, ma non è che normalmente lavorare in ospedale, a contatto con i malati, sia una passeggiata. Per gli insegnanti, invece, il contagio da coronavirus è una variabile del tutto nuova, ed è troppo facile pretendere che costoro s'improvvisino eroi dalla sera alla mattina. Specie con un governo come questo che continua a menare tutti per il naso. Ora si apprende perfino che - proprio allo scopo di evitare le «diserzioni» dei docenti - il Comitato tecnico scientifico sta lavorando a una nuova definizione di «fragilità». Il ministro Lucia Azzolina, ovviamente, si presenta come la paladina dei docenti: «Temo che ci sia ancora una volta il tentativo di screditare il nostro personale scolastico», dice. Nel frattempo, però, il Cts sta brigando per ridurre la platea degli «insegnanti fragili». La settimana prossima dovrebbe uscire una circolare in cui verrà specificato che sarà considerato «esentabile dal lavoro» soltanto chi dimostrerà di avere malattie gravi, cioè tumori o certi tipi di diabete. Tutti gli altri dovranno presentarsi in classe, rischio o non rischio. Bel giochino, non c'è che dire. Prima i governanti terrorizzano le persone; poi scoprono che in tanti potrebbero decidere di restare a casa per evitare pericoli; a quel punto fanno in modo di cambiare le carte in tavola per obbligare la gente a non tirarsi indietro. In pratica, invece di aumentare la sicurezza, cambiano a loro piacimento la definizione di insicurezza. Così, con un tratto di penna, chi prima era a rischio contagio diventa immediatamente abile al lavoro. Intendiamoci: non è affatto escluso che il pericolo sia molto minore di quel che temono docenti e sindacati. Ma se i rischi non sono elevati, il governo deve smetterla di soffiare sul fuoco della paranoia.