2023-09-13
Dopo le «imprese» in Confindustria
Bonomi va all’assalto della Luiss
Al via l’ultima assemblea, poi è campagna elettorale. Lascia un’associazione sfiancata. Il suo obiettivo è prendere l’ateneo.di avvicendamento. Ogni quattro anni si ripete il tradizionale iter con tanto di saggi che valutano e studiano i candidati. Stavolta però - e dopo la gestione di Vincenzo Boccia era arduo da pensare - Confindustria si presenta spossata. Consapevole che a tenere in piedi i conti ci sono solo le partecipate pubbliche e che, nel paniere dei candidati, a succedere a Bonomi non ci saranno big. D’altronde, il vanto dell’attuale presidente è quello di aver risanato Il Sole 24 Ore, dettaglio dal quale Bonomi omette le vicende sull’eredità del fondo Palamon (causa sulla scuola di formazione) e gli imbarazzi di fronte alla Consob e allo stesso statuto degli industriali. Un grande impegno, quello sbandierato dal presidente, che non aiuta certo nella scelta del suo successore. I grandi imprenditori, infatti, si chiedono se fosse il caso di dedicare l’intero mandato alla testata giornalistica a costo di diventare marginali nelle trattative con il governo e senza un ruolo di interlocutore sulle partite più delicate: manovra, pensioni, agevolazioni allo sviluppo tecnologico, fino ai temi del salario minimo. La domanda è ovviamente retorica. Così, adesso, sul tavolo alla successione c’è il nome di Alberto Marenghi, mantovano doc. Piace a Bonomi e, per contiguità territoriale, anche a Emma Marcegaglia. A seguire c’è un secondo possibile candidato. Si chiama Emanuele Orsini, classe 1973, nato a Modena, già vicepresidente dell’associazione nazionale con delega al credito e alla finanza. Infine, un po’ staccato, c’è il nome di Antonio Gozzi, uomo forte di Federacciai. Anch’egli troverebbe sponde a Mantova, dove l’acciaio è di casa.Fin qui la classifica ufficiale. Poi c’è quella sottotraccia, che di solito riserva le sorprese dell’ultimo minuto. La locale del Veneto osserva a debita distanza, mentre quella del Lazio è la più attiva. Da un lato c’è da aspettarsi la ricandidatura di Fabrizio Di Amato, forte della sua esperienza in Maire Tecnimont e del precedente tentativo di scalare Unindustria, l’associazione che ha sede a Roma. Era un outsider lo scorso anno e probabilmente, nonostante il livello alto di professionalità, sarà visto come tale anche nel 2024 in vista del voto nazionale. Sempre a Roma, in panchina, c’è Maurizio Stirpe, che potrebbe godere dell’appoggio di un grande vecchio dell’associazione quale Luigi Abete. Non è infatti la prima volta che l’ex patron di Bnl muove le pedine dell’ultima ora e contribuisce a una nomina piuttosto che a un’altra. D’altronde, l’altro pilastro di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha organizzato recentemente una cena per tastare il polso ma senza scendere in campo. Non sappiamo quale sia il pensiero di Gianfelice Rocca, altro big degli industriali, ma il fatto che non dia particolari segni di vita spiega molte cose.Sono in tanti a non nascondere la delusione per l’ultimo mandato. Il fatto che da tempo non venga convocato un consiglio, da molti è visto come il timore di Bonomi di non avere la maggioranza. L’ultimo importante consiglio è stato quello di aprile 2022 quando il vicepresidente Maria Cristina Piovesana ha lasciato in totale dissenso con il numero uno. L’imprenditrice non condivideva l’ipotesi di candidatura di Bonomi ai vertici della Lega calcio. Il motivo non va nemmeno spiegato, basta avere un po’ il senso dell’opportunità.Il fatto dunque che non ci sia un big disposto a imbracciare la partita (le voci su Marcegaglia e Tronchetti risultano infondate) non sembra comunque distrarre Bonomi dalle manovre per l’addio e, soprattutto, per il dopo. Dopo aver tentato la «pensione» nel calcio e poi aver incrociato le dita per avere un ruolo nella partecipata di Stato, Enel, adesso la principale preoccupazione è sfondare a Roma e diventare presidente della Luiss, di cui ha recentemente di fatto commissariato il cda. Ai primi di luglio si è tenuto un consiglio infuocato che ha portato alla dimissioni di Paola Severino. Diverse le motivazioni, sicuramente anche il no alla cessione della Business School al fondo tutto italiano di Nextalia. Il resto del cda si era detto a favore, tanto che l’indomani sono partite le pec per confermare la cessione e, al tempo stesso, la permanenza nel veicolo da parte della Luiss con una quota del 49%. Insomma, finanza più alta formazione. Peccato che, a oggi, non ci siano stati seguiti.L’ad del Sole, Mirja Cartia d’Asero, avrebbe infatti chiamato Bonomi per chiedere di rallentare la pratica in attesa della risoluzione della causa in atto tra il quotidiano (o meglio, tra la sua ultima scuola di formazione) e il gruppo di Nextalia, erede delle vicende Palamon. Bonomi sembra aver dato seguito alla richiesta finendo con il mettere le due questioni sulla stesso piatto e con il delegittimare l’intero cda. Cosa che, forse, lo preoccupa poco: il suo obiettivo è azzerarlo a ottobre.Sta già facendo anche qualche calcolo. Dopo aver scoperto che il presidente non prende stipendio ma ha solo benefit, avrebbe fatto arrivare via terzi l’idea che il grande appartamento di rappresentanza di Confindustria (in via Veneto a Roma) possa essere preso dalla Luiss e poi dato in uso al futuro presidente. Che, guarda caso, sarebbe lui. Peccato che la mossa di tutelare l’ad del quotidiano e, soprattutto, Fabio Vaccarono (ad di Multiversity, partner della scuola del Sole e contemporaneamente consigliere del quotidiano) stia creando profonde spaccature dentro l’università. Imbarazzi e veri e propri malumori.La Luiss è una grossa istituzione, tra l’altro con storici rapporti con il mondo della sicurezza nazionale e per giunta da sempre legata alle istituzioni romane. Non ha quasi nulla a che fare, invece, con il Nord. Sembra così che Bonomi sia deciso ad andare allo scontro con il sistema Abete e con quello della Severino. Legittimo, ma la domanda che in molti si fanno è: quali successi associativi metterà sul tavolo? Se veramente l’unico è poter vantare il risanamento del Sole, Bonomi rischia l’effetto boomerang.
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