2021-03-25
Dopo la sconfitta della pandemia il nemico da battere sarà l’inflazione
Più investimenti e meno restrizioni: alla politica monetaria servirà presto una svolta.Nell'annus horribilis 2020 il Pil italiano è crollato (-8,9%). La recessione è stata provocata in primo luogo dalle chiusure imposte dai governi per contrastare la pandemia, in secondo luogo dalla paura e dall'incertezza che hanno spinto le famiglie a non consumare e non andare a lavorare. Quando la produzione si riduce a causa delle restrizioni adottate dallo Stato per motivi di salute pubblica, ha poco senso cercare di rilanciare l'attività economica con stimoli monetari e fiscali convenzionali.Le ragioni e gli obiettivi dell'iniziale risposta fiscale a questa crisi non erano quelli di stimolare la spesa reagendo alla flessione dell'economia con una classica manovra anticiclica di stampo keynesiano, bensì consentire alle imprese e ai lavoratori autonomi di sopravvivere. In questa fase dunque c'è stato bisogno di un sostegno temporaneo a favore di coloro i quali sono stati travolti dagli effetti economici del coronavirus. Viceversa, uno stimolo fiscale o monetario prolungato e indeterminato nel tempo nell'attuale situazione avrebbe conseguenze controproducenti. È importante cogliere con chiarezza la differenza tra stimolo e sostegno. La mancata distinzione tra un sostegno fiscale temporaneo per i settori colpiti dai provvedimenti restrittivi dei governi e uno stimolo fiscale generalizzato rischia soltanto di far accelerare l'inflazione. Per questo oggi la priorità deve essere quella di favorire il graduale ritorno a un'economia priva di restrizioni, sconfiggendo la paura del Covid-19 mediante un'efficace e rapida campagna di vaccinazioni. A quel punto sarà possibile ricorrere a tradizionali politiche espansive e soprattutto rivolgere l'attenzione all'esigenza di riallocare capitale e lavoro verso settori a maggiore produttività. Ha ragione Mervyn King, per molti anni alla guida della Banca d'Inghilterra, quando afferma che per oltre un decennio, uno stimolo monetario senza precedenti non è riuscito a promuovere la crescita delle economie europee e ha affievolito la funzione segnaletica dei prezzi relativi. In alcuni settori si è accumulata capacità in eccesso, con un numero elevato di imprese tenute in vita con il respiratore artificiale. Gli investimenti sono stati insufficienti per assorbire i risparmi globali. Questo problema di «stagnazione secolare» non è stato risolto dallo stimolo monetario alla domanda aggregata. Per superare la trappola della bassa crescita è necessario promuovere la riallocazione delle risorse da una componente della domanda a un'altra, da un settore a un altro e da un'impresa a un'altra. Negli ultimi anni, nonostante tassi d'interesse bassi o addirittura negativi, gli investimenti sono stati deboli. Nell'ultimo decennio nei Paesi G7 gli investimenti lordi sono diminuiti di 2,1 punti rispetto al Pil; in Italia in misura più accentuata. Un crollo drammatico, cui bisogna porre rimedio.Una volta venuti fuori da questo persistente stato di emergenza che imbriglia l'economia e imprigiona la libera iniziativa, per vincere la sfida della stagnazione secolare sarà necessario attuare una serie di politiche molto più ampia dei semplici stimoli monetari e fiscali. Ciò dovrà includere riforme dal lato dell'offerta, misure per correggere tassi di risparmio nazionale insostenibilmente alti o insostenibilmente bassi, una diversa attenzione all'andamento dei tassi di cambio e ai mercati finanziari internazionali, una lungimirante politica di investimenti pubblici volta a modernizzare il capitale sociale e la dotazione infrastrutturale in Italia. Per l'Italia, come per l'Europa, la prima grande sfida è sconfiggere il Covid-19 e ripristinare condizioni normali di vita; la seconda ripensare il funzionamento della propria economia, inserita in un quadro globale in rapido cambiamento. È compito del governo indicare subito e con chiarezza i tempi con cui il primo obiettivo sarà raggiunto.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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