2022-01-16
Dopo aver stracciato la Costituzione ora fanno gli iper rigoristi per il voto
Le regole esistono solo quando fanno comodo a qualcuno. Tra positivi e in quarantena, un centinaio di grandi elettori potrebbe restare a casa. Impossibile votare a distanza in un Paese che vive in smart working e Dad?Facciamo due conti: tra positivi e quarantenati, circa un centinaio di grandi elettori per il Quirinale potrebbe restare a casa senza possibilità di votare. Una situazione gravissima e surreale, che rischia di falsare totalmente l’elezione del capo dello Stato, cioè di colui che nei prossimi sette anni dovrà garantire l’unità del Paese. I leader di centrodestra riuniti a Villa Grande lo hanno chiesto all’unisono: «Facciamo votare tutti». Ma il centrosinistra fa muro e respinge ogni compromesso: chi ha problemi di Covid - dice - resti a casa. Siccome l’elezione del Presidente è il momento più alto e significativo di una democrazia funzionante, già mezza sfasciata dall’emergenza permanente, ci si chiede perché debba essere così maledettamente complicato organizzare un voto a distanza. E qui si apre un ventaglio di giustificazioni più o meno fantasiose. È stato detto che ci sono i regolamenti parlamentari che lo vietano. È stato detto - udite udite - che in Italia c’è una Costituzione, la quale dispone che il voto presidenziale debba avvenire nell’emiciclo di Montecitorio e non altrove. È stato persino detto che la Carta fondamentale impone di rispettare il principio di uguaglianza (non solo di fronte alla legge, ma evidentemente anche di fronte al Covid). Dicono al Nazareno: «Applicare il metodo Djokovic ai parlamentari sarebbe intollerabile agli occhi del Paese».Insomma, in buona sostanza, le regole esistono quando fa comodo a qualcuno che esistano. Dopo avere smagliato la Costituzione come uno straccio, nell’interesse superiore dell’emergenza sanitaria, adesso casualmente scopriamo che ci sono norme fondamentali, regolamenti e i principi inviolabili. Eppure abbiamo accettato di tutto, in questi mesi. Abbiamo accettato i dpcm di Conte. Abbiamo accettato i lockdown. Abbiamo accettato il coprifuoco. Abbiamo accettato il green pass. Abbiamo accettato il monitoraggio dell’agenzia dell’Entrate sui vaccinati. Abbiamo accettato ogni genere di forzatura. E vogliamo formalizzarci proprio adesso che occorre votare il capo dello Stato? Questo sì, sarebbe «intollerabile agli occhi del Paese».Qualcuno potrà dire: è tutto complicato. Ci sono problemi tecnici, c’è la segretezza del voto da garantire, le difficoltà logistiche, la scocciatura di raggiungere i parlamentari in quarantena. Ecco, viene un po’ da sorridere al pensiero che non si possa organizzare il voto a domicilio di cento persone, quando milioni di cittadini fanno le capriole per lavorare in smartworking, e milioni di ragazzi impazziscono con la Dad, e milioni di genitori fanno i salti mortali per conciliare lavoro e famiglia. Gli italiani hanno trovato il modo di arrangiarsi, spesso a prezzo di grandi sacrifici: lo faccia anche il parlamento. Questa sarebbe la vera «uguaglianza».Tanto più che il ministero della Salute ha chiarito con una circolare che, per comprovate motivazioni, ci si potrà spostare da un domicilio all’altro anche se positivi, pur mantenendo l’isolamento. A questo punto, posto che l’elezione del successore di Sergio Mattarella è senz’altro una «comprovata motivazione», Montecitorio potrebbe istituire un Covid hotel per i positivi, ove raccogliere le schede da portare in aula per lo spoglio. Oppure potrebbero allestire un seggio volante per ricevere i voti dei parlamentari «a domicilio». Ma una soluzione va trovata, a costo di spedire i presidenti Roberto Fico ed Maria Elisabetta Alberti Casellati a raccogliere le schede porta a porta. Molto meglio così, che non eleggere un presidente azzoppato. E qui entriamo nel cuore del problema. Il garbuglio tecnico-legale è risolvibilissimo, ma a una condizione: che esista la volontà politica di risolverlo. Non vorremmo invece che qualche volpone avesse la tentazione di coalizzarsi con il coronavirus in questa delicata tornata quirinalizia. È chiaro a tutti, infatti, che se i grandi elettori uscissero decimati dal Covid, diventerebbe proibitivo raggiungere il quorum con un voto a maggioranza. E sarebbe assai complicato per il centrodestra raggranellare i voti necessari per promuovere Silvio Berlusconi. E probabilmente si renderebbe necessario un accordo con gli avversari: esattamente quello che vorrebbero Enrico Letta e Giuseppe Conte. Scenario verosimile? Meglio non pensarci. Allearsi con il generale Omicron per condizionare l’elezione del presidente della repubblica, sarebbe come scendere al ground zero della democrazia. Sarebbe un finale indigeribile persino per gli italiani, che fin qui hanno digerito di tutto e di più.