2021-02-27
«Domenico era agitato». La toga inguaia il manager
Le intercettazioni tra il «facilitatore» e il magistrato della Corte dei conti confermano l'incontro a tre: «Ti ricordi quando ci siamo visti?» Una frase sembra confermare pure la fuga di notizie: «A lui è stato detto...».Il 20 ottobre 2020 di prima mattina il giornalista Rai in aspettativa Mario Benotti si sente con l'uomo che l'ha riportato al ministero dopo i fatti di Vatileaks e che ora è nella struttura del commissario per l'emergenza, il consigliere della Corte dei conti Mauro Bonaretti, membro dello staff di Domenico Arcuri. La telefonata è posteriore all'incontro sotto l'ufficio di Benotti, al quale Bonaretti si sarebbe presentato, a sorpresa, con Arcuri. Durante quell'incontro il commissario avrebbe spiegato a Benotti i motivi per cui dovevano interrompere i rapporti. Benotti, come raccontato durante la trasmissione televisiva Quarta Repubblica, fa risalire l'incontro a maggio 2020, un particolare che ora trova riscontri nella conversazione tra il mediatore delle mascherine e Bonaretti. È proprio il membro dello staff di Arcuri, che interrogato il 4 dicembre scorso dai pm di Roma, ha confermato sia di essere l'interlocutore di Benotti nell'intercettazione, sia la riunione un po' carbonara del giorno successivo, a introdurre l'argomento durante la telefonata: «Senti per il resto come van le cose?» Benotti risponde di stare bene e Bonaretti si mostra rassicurato, dicendo di essere stato preoccupato. Il giornalista-mediatore chiede il motivo e a quel punto Bonaretti ricorda un episodio del tutto simile a quello descritto da Benotti durante la trasmissione televisiva: «Ma no sai, ti ricordi quella volta che ci siam visti con Domenico... era tutto agitato eccetera». Benotti replica dicendo: «Ma io sono rimasto molto... molto male di quella roba». E Bonaretti: «Mmmh ma lui guarda che l'ha fatto in funzione protettiva eh». Benotti chiede se è nei suoi confronti, e Bonaretti: «Sì sì sì... mi ha detto no guarda perché mi ci tengo, lo voglio evitare che Mario si sporca e faccio mi mu ma eee ... lo voglio avvisare di questa situazione eccetera eccetera». I due commentano di non sapere a cosa fosse esattamente legato lo stato d'animo di Arcuri. Con i magistrati, Bonaretti però, ha ricondotto quella presunta preoccupazione del commissario allo stato di stress dovuto alla pandemia e non, come sembrava in un passaggio di Benotti durante la trasmissione tv, all'avere appreso notizie scottanti su possibili inchieste. Ma una sua frase pronunciata durante la conversazione intercettata sembra invece confermare che Arcuri abbia riferito notizie apprese da altri: «Ma a lui gliel'avevan detto eh... non è... non è che se lo fosse inventato lui capito? ...non era una cosa sua... comunque senti...». In televisione Benotti ha sostenuto che Arcuri fece riferimento a informazioni di indagini svolte dai servizi segreti e giunte da Palazzo Chigi, rivelazioni che il mediatore ha ipotizzato potessero essere collegate ad attenzioni per i voli israeliani usati per trasportare le mascherine cinesi in Italia. Ma durante la conversazione con Bonaretti emerge un'altra ipotesi, legata a un contenzioso tra il consorzio Optel, di cui Benotti è presidente, e Leonardo-Finmeccanica. Quando Bonaretti lo ipotizza Benotti commenta: «Sì sì... no può darsi che si riferisce a questa roba qui il...». Bonaretti prosegue: «Mah. . . io quando l'ho visto ho detto... mah... che non sia que... mi sembra una cazzata però perché alla fine mica ha detto niente... (incomprensibile) qua non mi dai i soldi... io lo mando... lo mando in tribunale cioè...». I due con molta probabilità fanno riferimento a una intercettazione pubblicata proprio nel maggio 2020. Erano appena stati notificati gli avvisi di chiusura delle indagini dell'inchiesta sugli esami farlocchi della Link university condotta dalla pm fiorentina Christine von Borries. E nella trascrizione dell'intercettazione (uscita fuori a maggio 2020, ma registrata dal grande orecchio della Procura di Firenze nel mese di settembre 2019), pubblicata dalla Verità, s'intuiva che i rapporti con Leonardo non sembravano dei migliori. L'intercettato era Vincenzo Scotti, ex ministro scudocrociato, fondatore e presidente dell'ateneo. A chiamare era proprio Benotti. Il tono della conversazione era questo: «Ma io vado alla Procura della Repubblica», afferma il giornalista, «e Profumo gli faccio finire la carriera! Io gli faccio finire la sua carriera. Enzo (sospiro, ndr), io vado alla procura della Repubblica e tiro fuori tutto e gli faccio saltare… gli faccio finire la carriera…». Scotti: «Ma perché oggi non si sono visti?». Benotti: «No… ci stanno prendendo per il culo […] io li mando in galera tutti uno dopo l'altro, perché io ho informato tutti. Io ho documenti di tutti […] io gli faccio creare uno scandalo che non finisce mai […]». La chiacchierata tra Benotti e Bonaretti sembra vertere proprio su quella questione. E le preoccupazioni potrebbero provenire dalla pubblicazione di quelle intercettazioni. Benotti insiste per capire la posizione del commissario nei suoi confronti: «Non ti ha mai più chiesto niente Arcuri di me?» e Bonaretti prova a rassicurarlo, riportando quelle che sarebbero state le parole del commissario: «Sì... ma io non sapevo niente... quindi però ti ripeto anche lui si poneva questa domanda “ma chissà che cazzo è... chissà checazzo è" ...anche l'altro giorno ha detto “ma secondo me è un cazzo"». Alla fine, invece, l'inchiesta su Benotti c'era. E non proveniva da Firenze, ma da Roma. Le preoccupazioni, insomma, erano fondate. E quella frase, «voglio evitare che Mario si sporca», resta ancora tutta da chiarire.