2020-08-03
Domenica di caos sui treni della Speranza
Il ministro della Salute litiga con Paola De Micheli per il via libera del Mit ai vagoni pieni: solo che era stato lui a scordarsi di prolungare le restrizioni oltre il 31 luglio. Italo lascia a terra 8.000 passeggeri, il Frecciarossa Milano-Napoli invece parte con i convogli stracolmi.Treni pieni sì, treni pieni no, treni soppressi e altri stipati. Si potrebbe riassumere così lo schizofrenico weekend per i passeggeri di Italo e Trenitalia a causa dei confusionari cambi di idee, liti e rimpalli tra ministero dei Trasporti e della Salute. Tutto inizia venerdì scorso, con il via libero del Mit ai treni a pieno carico, senza più i sedili vuoti disposti a scacchiera per garantire il distanziamento tra i passeggeri. Tutti i posti potevano tornare a essere occupati, tenendo addosso la mascherina, come era corsa a comunicare Trenitalia con una mail ai suoi clienti.A quel punto, i telefoni dei ministri Paola De Micheli e Roberto Speranza sono diventati roventi. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, protesta. Un'altra entrata a gamba tesa al governo arriva da Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «Il Comitato tecnico scientifico non è mai stato investito del problema, e non posso non dire che questa decisione desta preoccupazione e perplessità». Davvero curioso apprendere che il Cts non sia stato interpellato, dato che era stato citato da Giuseppe Conte, in Aula, come uno dei motivi per allungare lo stato d'emergenza: senza proroga, «cesserebbe il coordinamento attribuito alla Protezione civile [...] Verrebbe a cessare la sua funzione anche il Comitato tecnico scientifico».Insomma, un tutti contro tutti, un allentamento delle misure restrittive a pochi giorni dal varo dello stato d'emergenza fino al 15 ottobre. Un cortocircuito che getta nel caos la rete ferroviaria e innervosisce non poco Speranza, che infatti, come ricostruisce il Corriere della Sera, chiede spiegazioni alla De Micheli: «Ma come avete pensato di fare una cosa del genere senza avvertirmi?», alza la voce Speranza. Forse nessuno ha fatto notare al ministro di Leu che il Dpcm del 14 luglio prolungava le disposizioni fino al 31 dello stesso mese «su proposta del ministro della Salute». Se le disposizioni volute da Speranza valgono fino al 31 luglio, di chi sarà mai la colpa se non verranno più dall'1 agosto? Non parrebbe una domanda così difficile. Ma tant'è, probabilmente infuriata, la De Micheli, sabato, contraddicendo il suo dicastero, invia una lettera alle compagnie per «tornare alle misure precedenti». A completare questa sbadatissima manovra di retromarcia ci pensa Speranza, che sempre sabato firma un'ordinanza ribadendo l'obbligo del distanziamento sui treni ad alta velocità. Una notizia che deve aver fatto tremare i polsi alle dirigenze di Italo e Trenitalia. La prima compagnia ha dovuto lasciare a terra circa 8.000 passeggeri. Sabato sera, ha inviato una mail: «Gentile cliente, in ottemperanza a quanto espressamente statuito dal ministro della Salute con ordinanza emessa in data 01/08/2020, siamo costretti a procedere con la soppressione del treno Italo 9975 del 02/08/2020. L'ordinanza di cui sopra ha improvvisamente sostituito le disposizioni del Dpcm del 14 luglio 2020 negando la possibilità di derogare al distanziamento interpersonale di un metro, nonostante le misure di prevenzione già adottate da Italo in conformità al predetto Dpcm 14 luglio 2020. Italo, conseguentemente, non può che ottemperare alle nuove disposizioni normative». La compagnia informava inoltre di essere all'opera per rimborsare i biglietti persi il prima possibile. Quanto alle Frecce, domenica 2 agosto alcuni i convogli erano pronti per partire pieni, o comunque di certo non al 50% della loro capacità. Soprattutto i treni verso il Sud. Per chi doveva partire con Italo, infatti, la soluzione più ovvia era quella di cercare un posto con Trenitalia. I biglietti, contro ogni logica previsione, si trovano. Certo, costano almeno un centinaio di euro. Ma le alternative sono viaggi in Flixbus notturni di una decina di ore. Chi compra il biglietto di Trenitalia, riceve insieme alla prenotazione il seguente avviso: «Gentile cliente, ti informiamo che su tutte le Frecce e gli Intercity resta confermato il distanziamento e il limite del 50% di posti da occupare a scacchiera». Ma chi ieri mattina è salito sul Frecciarossa da Milano diretto a Napoli, si deve essere sentito quanto meno preso in giro. Nessuna traccia di distanziamento, nessun posto è lasciato libero. Come un normale treno pre Covid. Molti passeggeri si guardavano attorno perplessi e, alcuni, facevano foto per documentare l'irregolarità.Ma è chiedendo spiegazioni al capotreno che vengono messi pienamente a fuoco il cortocircuito e la pessima gestione del trasporto pubblico su rotaia: «Noi stamane (domenica, ndr) prima di partire abbiamo avvisato che il treno era pieno, non c'era distanziamento. Ma abbiamo avuto l'autorizzazione a partire dalla sala operativa, che a sua volta l'ha ricevuta dalla dirigenza di Trenitalia. D'altronde la gente deve scendere». E, alla domanda su quale fosse il senso di far rimanere a piedi i passeggeri che avevano prenotato con Italo, per poi stiparli nelle carrozze di Trenitalia, il capotreno dà l'unica risposta possibile e condivisibile: «Non ha nessun senso, è una pazzia».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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