Alla vigilia della sua entrata in vigore, il certificato verde rafforzato è già nel caos: vale per i compleanni ma non per i matrimoni, se si mangia al bancone del bar forse c’è una deroga (o forse no) e sui musei neanche le prefetture sanno dare risposte chiare.
Alla vigilia della sua entrata in vigore, il certificato verde rafforzato è già nel caos: vale per i compleanni ma non per i matrimoni, se si mangia al bancone del bar forse c’è una deroga (o forse no) e sui musei neanche le prefetture sanno dare risposte chiare.Come il diavolo che fa le pentole ma non i coperchi, lo Stato fa le regole ma o le spiega male o le rende inapplicabili nella realtà da cui spesso il legislatore pare avulso. Trasformando così l’applicazione in un inferno. Dove finiranno, da domani al 15 gennaio, gli italiani non vaccinati. Cosa cambierà per 6,3 milioni di persone che hanno per ora scelto di non farsi vaccinare? Anche per prendere i mezzi pubblici da domani dovranno avere almeno il green pass «base» che si ottiene con il solo tampone. Con il test negativo si potrà continuare ad andare a lavoro, in palestra, pernottare in albergo e poco altro. Non ci si potrà invece sedere al tavolo al bar, andare al ristorante al chiuso o a teatro. Il mancato rispetto delle regole comporta una multa da 400 a 1.000 euro. L’obbligo di green pass viene esteso a ulteriori settori: alberghi; spogliatoi per l’attività sportiva; servizi di trasporto ferroviario regionale e interregionale; servizi di trasporto pubblico locale. Quanto al green pass rafforzato, che vale solo per coloro che sono o vaccinati o guariti, servirà per accedere ad attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla ma deve essere utilizzato a partire dalla zona bianca per spettacoli, eventi sportivi, ristorazione al chiuso, feste e discoteche, eventi pubblici. Per matrimoni, battesimi e comunioni basta il pass base mentre per feste di compleanno e di laurea servirà quello rafforzato. In caso di passaggio in zona arancione, le restrizioni e le limitazioni non scattano, ma alle attività possono accedere i soli detentori del green pass rafforzato. Tranne che all’aperto: per pranzare fuori al ristorante anche in zona arancione non servirà alcun pass. Fin qui, il riassunto delle nuove regole. Che in alcuni casi sono poco chiare nonché incoerenti. Se ne sono accorte pure le Regioni che avevano chiesto a gran voce le chiusure per i non vaccinati brindando al super certificato verde. «Un bambino non può prenotare la somministrazione del vaccino prima che abbia compiuto 12 anni. Accade però che per quelli che sono nati a dicembre, tra l’intervallo dalla prenotazione alla somministrazione e quello per avere il green pass, trascorrano molti giorni e potrebbe a esempio non poter celebrare i Natale con i genitori al ristorante. Quello che il governo immagino che farà, è un’interpretazione in base alla quale ci sia un tempo tecnico per prenotare e fare il vaccino», ha detto ieri il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Resta da capire perché nessuno ci abbia pensato prima. Idem per il problema dei trasporti e delle scuole. Da domani i ragazzi sopra i 12 anni non vaccinati per salire su bus, tram, metro e treni locali dovranno fare un tampone molecolare valido 72 ore o uno antigenico che assicura copertura per 48 ore. «Al governo abbiamo fatto presente che, dal mio punto di vista e di molti governatori, bisogna prendersi una parentesi per fare sì che un ragazzino di 13 anni possa fare il vaccino», ha spiegato Fedriga sottolineando che ci sono piccoli paesi dove non è facilissimo fare il tampone e i giovanissimi rischierebbero di essere esclusi dal trasporto pubblico locale e dalla possibilità di andare a scuola. Secondo Fedriga servirebbe un accompagnamento e magari prevedere «la mascherina FFp2 in alternativa». I Comuni stanno cercando intanto di capire come regolarsi con gli scuolabus, che non sono equiparati ai bus di linea e per i quali in teoria non servirebbe il green pass. Una confusione simile c’è sul fronte dei bar: se la consumazione al bancone è «ristorazione», serve il super green pass, ma se invece vale la deroga sancita da un decreto precedente (52/2021), non serve nemmeno il green pass base. Altro caos, nei musei. All’Egizio di Torino si è già creato un gran pasticcio: poiché il comunicato ufficiale di Federculture aveva confermato che anche i musei si sarebbero dovuti adeguare alle ultime disposizioni, sono state disdette e rimborsate le prenotazioni da parte di chi non era in regola, anche dall’estero, ad esempio perché non era vaccinato ma aveva solo un tampone negativo. Federculture, l’associazione che rappresenta le più importanti aziende culturali del Paese, ha interpellato la Prefettura di Roma per saperne di più, ma non ha avuto risposte. Per il Pala Expo a Roma è necessario e per le collezioni permanenti dei musei no? Senza dimenticare che quasi ogni museo ha allestito al suo interno delle mostre. Ad aumentare l’incertezza è uscita una circolare di Confcommercio che include i musei nelle strutture a cui si accede con super green pass. Dal ministero della Cultura rispondono che nei musei, archivi e biblioteche, in zona bianca e in zona gialla, non è necessario il pass rafforzato. Si continuerà ad accedere con quello base, con l’obbligo di mascherina. Non è, per altro, una circolare delle associazioni di categoria a disporre che non serve il super green pass, bensì la legge (d. 172/2021). E i musei sono esclusi perché il ministro Dario Franceschini aveva fatto togliere ogni limitazione già prima dell’arrivo del super green pass. Il problema è che se nemmeno le prefetture capiscono le norme, figuriamoci i cittadini. Altre incongruenze si registrano per l’accesso alle strutture sanitarie. Nell’ultima circolare della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri si legge che «le strutture sanitarie non potranno richiedere l’esibizione del green pass in fase di accettazione del paziente, a meno che non vi sia una specifica previsione normativa che le autorizzi a farlo. Stesso discorso vale per gli studi professionali medici e odontoiatrici. L’esibizione di certificazioni vaccinali o di esiti di tamponi da parte dei pazienti non rientra fra le misure obbligatoriamente previste dalla legge statale. Attualmente, infatti, nel decreto Riaperture, si fa esplicito riferimento solo alle Rsa». Eppure molti dentisti chiedono il green pass. E per alcuni esami specialistici c’è chi si è visto richiedere il tampone.
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Brutte notizie per Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Maria Ruffini e tutti gli altri aspiranti (o presunti tali) federatori del centrosinistra: il campo largo italiano ha trovato il suo nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani, ha 34 anni, è il nuovo sindaco di New York, che del resto si trova sullo stesso parallelo di Napoli. La sua vittoria ha mandato in solluchero i leader (o sedicenti tali) della sinistra italiana, che vedono nel successo di Mamdani, non si riesce bene a capire per quale motivo, «una scintilla di speranza» (Alessandro Alfieri, senatore Pd). Ora, possiamo capire che l’odio (si può dire odio?) della sinistra italiana per Donald Trump giustifichi il piacere di vedere sconfitto il tycoon, ma a leggere le dichiarazioni di ieri sembra che il giovane neo sindaco di New York le elezioni le abbia vinte in Italia.
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Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese






