2022-07-02
Dollaro, primo smacco: la guerra del carbone premia lo yuan cinese
Ultratech Cement India@Ultratech Cement
Squilibri nel mondo valutario: la Bns non ferma la discesa dell’euro sul franco.Mentre la guerra per il gas si sta velocemente allargando alla guerra per il carbone, l’asse indo-russo-cinese sta già cambiando gli equilibri nella geopolitica delle valute. Come sono connesse le due cose? Per rispondere partiamo da una notizia che arriva dall’India dove il più grande produttore di cemento del Paese, UltraTech Cement, all’inizio di giugno ha importato un carico di carbone russo pagandolo con yuan cinesi. «Questa mossa è significativa», ha detto a Reuters un trader di valute. «Non ho mai sentito nessuna società indiana pagare in yuan per il commercio internazionale negli ultimi 25 anni della mia carriera», ha commentato. Aggiungendo che questa può diventare una scappatoia messa in pratica da Pechino e Nuova Delhi per perseguire i propri interessi, con l’effetto di garantire un’ancora di salvataggio per Mosca schermandola dalle sanzioni. Il tutto, alimentando il cosiddetto decoupling, promuovendo l’internazionalizzazione della moneta cinese e provando dunque a perseguire la de-dollarizzazione desiderata da Vladimir Putin. Anche altre società indiane hanno ordinato carbone russo utilizzando la valuta cinese e questa pratica potrebbe diventare sempre più frequente, trasformandosi così in una pericolosa arma economica dal momento che l’uso dello yuan per il regolamento del commercio internazionale sta diventando sempre più un’alternativa al dollaro Usa in alcune parti del mondo. Prima delle sanzioni americane contro la Russia, il commercio di merci all’ingrosso tra l’India e Mosca era principalmente regolato con la moneta verde, ma la situazione è cambiata dopo che gli Stati Uniti hanno escluso i russi dal sistema di pagamento Swift. I Paesi che commerciano con Putin devono, quindi, trovare una valuta stabile che entrambi siano in grado di accettare per sostenere le normali attività commerciali. La percentuale di yuan nelle riserve valutarie è, dunque, destinata ad aumentare e il tasso di cambio potrebbe essere ulteriormente stabilizzato a medio e lungo termine. A marzo, India e Russia erano in trattative per rilanciare un meccanismo di pagamento in rupie dell’era della Guerra fredda che consentirebbe alle aziende di entrambi i Paesi di concludere accordi senza dollari, anche se non è stato realizzato. Nel frattempo, la People’s Bank of China ha annunciato nei giorni scorsi che sta sviluppando una riserva di yuan con la Bank for international settlements e altre cinque nazioni, tra cui Singapore e Hong Kong (ciascuno dei membri contribuirà con circa 15 miliardi di yuan, ovvero 2,2 miliardi di dollari).Oggi il 59% del commercio mondiale è denominato in dollari, il 20% in euro e il resto suddiviso tra sterlina, yen e yuan. Sul versante tecnico, essendo monete con un’affidabilità tale da renderle contropartita di scambio e strumento di pricing estero, le due primarie valute di riserva, dollaro ed euro, coprono rispettivamente il 60% e 20% degli scambi mondiali. Né rupia né rublo sono considerate dal Fmi valute d’ancoraggio, lo yuan sì, ma la copertura non supera il 2 per cento. Ma i pesi nel mondo delle valute potrebbero cambiare. Lo dimostra anche la recente mossa della Banca nazionale svizzera (Bns), che un tempo interveniva sull’euro e invece adesso lo sta lasciando scendere (in parte per motivi deflattivi): mercoledì il franco svizzero è finito al di sotto della parità con l’euro. La moneta unica è stata scambiata per meno di un franco per la prima volta dal gennaio del 2015.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)