2022-10-07
Dobbiamo tagliare l’Iva. L’America ci aiuti
La fedeltà al Patto atlantico è essenziale, specie per una nazione di medie dimensioni, ma un alleato affamato non è un buon alleato. Perciò Washington deve sostenerci laddove l’Ue ci ostacola, consentendoci di investire 50 miliardi per dare ossigeno a Pmi e famiglie.Quest’anno l’Italia finirà con il pagare almeno 60 miliardi in più rispetto allo scorso anno di bollette energetiche. Senza contare gli extra costi legati all’ulteriore impennata dell’inflazione dovuta ai nodi delle catene produttive sparse per il mondo. L’anno prossimo ci saranno migliaia di aziende in cassa integrazione e numerose utility obbligate a fare i conti con le insolvenze delle bollette. Insomma, una nuova ondata di sofferenze del credito al cui confronto la batosta post Lehman Brothers sarà poca roba. Abbiamo scritto più volte che l’Europa è causa del suo mal per via delle scelte scellerate sulla transizione ecologica e dell’indegno ritardo nell’affrontare l’inflazione maturata sotto la cenere del Covid. Ma è anche vero che la guerra in Ucraina è stata la benzina sul falò della crisi strutturale del Vecchio continente. Per il nostro Paese l’asse atlantico è fondamentale. Un tempo è stato e in futuro sarà il solo elemento che potremo utilizzare a nostro vantaggio per riavere un ruolo primario nel Mediterraneo. È vero che l’abbiamo perso a causa dei francesi e di Barack Obama e successivamente per causa di turchi e russi, ma l’Europa non ci aiuterà su questo fronte. Inoltre l’Alleanza atlantica è fondamentale per il prossimo ventennio. Solo chi è alleato militare potrà condividere business e tecnologia di alto livello. A molti non piace il concetto e forse non è del tutto giusto, ma una nazione di media dimensione non può certo fermare i flussi geopolitici. Per questo la strada è tracciata. Ciò che non significa che le piazzole di sosta e le rampe di lancio non siano ancora tutte da costruire. Per questo l’adesione al blocco delle sanzioni alla Russi, resta un tema imprescindibile, ma dovrà essere bilanciato da nuovi rapporti economici e, nel caso dell’Italia, da aiuti da parte degli Stati Uniti. Appare adesso chiaro a tutti che siamo immersi in una economia di guerra che ha imposto scelte totalmente al di fuori del mercato. Tagliare il gas russo, di eccellente qualità e prezzo iper economico, è stato come tagliare un intero ramo della nostra economia. Con la Bce prossima ad alleggerire gli acquisti, il nostro Paese avrà bisogno di garanzie finanziarie per portare a termine interventi di sostegno delle aziende. Le Pmi e le famiglie non sembrano più in grado di sopportare un’imposta sul valore aggiunto così elevata. L’Iva va tagliata. Per farlo serviranno almeno 50 miliardi. Uno scostamento che l’Ue non ci consentirà di fare ed ecco che dovremmo bussare alla comunità finanziaria americana. Una sorta di piano Marshall che dovrebbe consentirci di superare il 2023 senza portare i libri in tribunale e chiamare la Troika. Nell’agosto del 2020 il governo di Giuseppe Conte fu fermato all’ultimo istante prima di consegnare le chiavi del 5G alle aziende cinesi. Per l’Italia è stata una salvezza dal punto di vista militare e atlantico. Per il settore digitale e lo sviluppo connesso però ha significato adottare una scelta antieconomica. E tutt’oggi continua a esserlo. Basti pensare all’ultimo Consiglio dei ministri, che ha partorito un importante dpcm con norme e regole di golden power che impatteranno su Tim e le altre imprese tlc per i prossimi anni. Tutti sanno che Huawei e Zte hanno sempre applicato prezzi di almeno il 30% inferiori alle medie di mercato. Certo, possono farlo grazie al governo di Pechino, ma su investimenti miliardari la differenza pesa. Ecco, l’Italia ha fatto la scelta giusta due anni fa. Ma anche gli Usa adesso devono capire che un alleato affamato non è mai un buon alleato. E d’altro canto nessun alleato dovrebbe mai farsi affamare da chi sta dalla stessa parte. Tornando al tema Iva, auspichiamo che il prossimo governo instauri un dialogo mirato. Vale con il segretario di Stato, Antony Blinken, può valere con il numero uno della Fed, Jerome Powell, e dovrebbe valere con Mike Pompeo. Fra un mese ci saranno le elezioni di Mid term. Se, come ci si attende, i dem prenderanno una scoppola, Pompeo è il solo uomo dell’establishment in grado di fare da ponte tra sinistra e destra. Perché al di là degli aiuti finanziari, che sono sempre un vincolo esterno, c’è da ricostruire la partnership commerciale. In questo momento l’euro ci penalizza, ma crescere negli Usa significa avere accesso a materie prime a basso prezzo e - perché no - commesse importanti per aziende come Fincantieri, Leonardo, STMicroelectronics. Solo per fare un esempio. Un altro potrebbe essere rilanciare le relazioni con i singoli Stati. A fine mese ci sarà un importante evento di scambio commerciale a Fort Lauderdale. Si chiama Fitce e mira a triangolare flussi commerciali tra Europa, Florida e Centro America. Crediamo che Oltreatlantico si debba avere particolarre attenzione alle aziende tricolore. Se la Casa Bianca ha puntato sulla Polonia come partner diretto nel Nord Europa, al Sud quel ruolo è nostro per definizione. Solo che dalle chiacchiere bisogna passare ai fatti. Vale ovviamente per entrambe le amministrazioni.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)