2024-12-03
Diplomificio per operatori sanitari. Iscritto anche un pusher toscano
Quattro arresti. Avrebbe partecipato ai corsi pure uno spacciatore, che però nel frattempo era ai domiciliari. Gli inquirenti contestano l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa e la falsificazione di atti pubblici.La creatività negli allegri diplomifici di Velletri e Latina era di casa: gli indagati, quattro dei quali sono finiti ai domiciliari con le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni di privati e della Regione Lazio e alla falsificazione di atti pubblici, avrebbero trasformando i canali di formazione in una sorta di fiera delle illusioni. Stando a quanto hanno scoperto gli investigatori del Comando provinciale della Guardia di finanza di Roma e da quelli della Compagnia di Velletri, sarebbero stati rilasciati diplomi da operatore socio-sanitario e attestati di specializzazione in primo soccorso e sicurezza sul lavoro senza il minimo sforzo da parte degli allievi. Nessun corso, niente lezioni da seguire né tirocini in strutture sanitarie o residenziali. Un’idea geniale per chi ha poco tempo e ancor meno voglia o per chi, come uno spacciatore toscano che era agli arresti domiciliari eppure risultava formalmente presente in aula, era impossibilitato a frequentare. Magia? No, solo un sistema ben oliato per aggirare le regole. Ma quando ormai la storiaccia era venuta a galla gli indagati hanno tentato di correre ai ripari. Ed ecco un messaggio vocale recuperato dai finanzieri che svela una manovra maldestra per far sparire le prove: «Marika dobbiamo cercare di togliere i registri, sia quelli dei corsi che quelli da firmare... so pensando dove poterli mettere perché mo questi vengono a fa' la perquisizione e dobbiamo trova' un posto... e boh, non solo... mettili... dentro una busta e portali giù da Tani e dici se possono tenere un attimo... poi passo io e me li prendo... leviamo tutta 'sta roba». La scuola finita nel mirino è il Centro studi Atena di Mario Letizia e della moglie Francesca Iacobelli, con Sara Guarnacci che si sarebbe occupata della gestione dei corsi e Bruno Guarnacci, presidente del Cda di Graffiti Ets, ente accreditato in Regione Lazio, che avrebbe certificato la regolarità dei corsi e il rilascio dell’attestato. Oltre 160 persone, provenienti da tutta Italia (compresi molti rumeni, polacchi e un tunisino), hanno ottenuto qualifiche false grazie al sistema escogitato dai quattro indagati. Insomma, una fabbrica di diplomi per chi aveva fretta di fregiarsi di titoli senza mettere piede in una struttura sanitaria per il tirocinio. L’indagine è partita da alcune segnalazioni della Regione Lazio e da numerose querele. La Procura di Velletri ha anche chiesto (e ottenuto dal gip) il sequestro preventivo di circa 120.000 euro, ovvero la cifra corrispondente ai contributi erogati dalla Regione Lazio nell’ambito del programma Garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol). Un progetto finanziato con i fondi del Pnrr che avrebbe dovuto aiutare chi cerca lavoro, non certo chi voleva scroccare un pezzo di carta. Ma gli investigatori hanno scovato anche un bug nel sistema: il dipendente della Regione Lazio delegato alla formazione professionale, B.R., che, coincidenza, «era sempre il presidente designato per gli esami degli aspiranti Oss», scrive il gip Emiliano Picca che ha firmato l’ordinanza, e che «candidamente dichiarava»: «Ammetto di non aver mai effettuato il controllo amministrativo, ma io mi fido del legale rappresentante dell’ente formatore... mi dispiace e mi scuso, ma fanno tutti così». Il «così fan tutti» avrebbe permesso di arrivare al colloquio finale grazie a dei semplici video caricati su Youtube. I registri venivano «postdatati» e, hanno accertato i finanzieri, contenevano già le firme dei frequentatori che, però, non avevano svolto il tirocinio formativo. È Letizia a scrivere nella chat a una delle segretarie: «Mirela tutto ok, non fa tirocinio da nessuna parte... tutto a posto». La segretaria risponde: «Quindi non serve che la richiamo per dirle che Villa Astoria non può attivare la convenzione?». E Letizia risponde: «No, tutto ok... non serve... è contenta così, fatela firmare e siamo a posto». Alla fine bastava presentare le carte in regola per ottenere l’erogazione dalla Regione. Per le quattro edizioni esaminate dai finanzieri è emerso che la Regione Lazio ha erogato complessivamente 117.058 euro. E non è finita. Per i docenti formatori era pure lievitata la tariffa oraria: dai 20/25 euro l’ora era magicamente schizzata in fase di rendicontazione a 131,63 euro. «Se dovessi forfettizzare il costo docenti per un corso Oss a quanto stiamo? Mi serve solo un’idea di massima», chiede la Guarnacci a Letizia. Lui risponde: «Considera 20/25 a ora... se devi farteli rimborsare raddoppia». Sarebbe stata un’operazione «win-win», quella che riesce a soddisfare tutti i protagonisti (enti di formazione, allievi e docenti), se non fossero intervenuti gli investigatori della Guardia di finanza. Il gip ha riconosciuto «i gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, ampiamente desumibili dalle denunce delle parti offese, dall’esito di controlli e verifiche eseguiti dalla polizia giudiziaria e dalla chat estrapolate dai cellulari in uso agli indagati». Alla fine il «Gol» l’ha fatto la Procura.
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