Al MAN di Nuoro, attraverso una straordinaria e originale alternanza di dipinti, sculture, installazioni e video, una grande mostra dinamica e interattiva si interroga sul rapporto fra l’uomo e la natura, trasformando le sale del museo in una gigantesca scatola delle illusioni.
Già sperimentata nel 2022 con SENSORAMA, il Museo d’Arte di Nuoro (MAN) ripropone al pubblico una mostra immersiva, di « attraversamento», che trasforma gli spazi espositivi in un enorme Diorama, una sorta di teca di vetro che racchiude un universo «verosimile», spaccati di mondi naturali e innaturali popolati di creature e vegetazioni reali o ricreate, in cui il limite fra autentico o generato dall’intelligenza artificiale, fra il possibile o l’ impossibile, diventa sempre più sfumato e ambiguo.
Filo conduttore dell’esposizione il rapporto uomo natura, riletto e interpretato attraverso le opere di 28 artisti italiani e stranieri che, ognuno con il proprio linguaggio, in un’epoca di mutamenti ecologici e sociali senza precedenti, invitano ad una riflessione sul nostro interagire con il mondo e con le sue rapide metamorfosi. Ecco, Diorama, senza la pretesa di essere analitica ed esaustiva, è una mostra che fa riflettere sul nostro presente, sulla condizione dell’essere umano, sulla storia della terra e sul nostro legame con le altre specie viventi. E per quanto il presente - come il futuro - possano sembrarci a tinte fosche, Diorama - Generation Earth (questo il titolo per esteso dell'esposizione )vuole lanciare un messaggio positivo e di speranza, utopico forse, ma sicuramente non distopico: e lo fa attraverso l’arte e i suoi artisti che, con la loro capacità di vedere oltre il visibile, si pongono come catalizzatori di un cambiamento radicale, « profeti » di un futuro inclusivo e rispettoso di tutte le forme di vita.
La mostra
Curato da Chiara Gatti e Elisabetta Masala, prologo del percorso espositivo è «l’origine », il formarsi della terra e della galassia, spazio in cui il visitatore assiste allo spettacolo della genesi, un’amalgama potente ed esplosiva, composta da materia ed energia oscura. Da qui, in un caleidoscopio intreccio di organico ed inorganico, di natura e arte, sala dopo sala, artisti e artiste si appropiano della natura, racchiudendola all’interno di un loro « sistema» che la imita, e al tempo stesso la conserva e la re-immagina. Come una produzione in serra, il mondo naturale viene ricreato e imitato (mimesi e rappresentazione animano le opere di Vanessa Barragão, Mariko Kusumoto, Roberti, Sarah Illenberger, Rudolf Bauer ), mentre grazie all’intelligenza artificiale tornano a vivere speci animali scomparse: una su tutte, il rinoceronte bianco, che, straordinaria creatura dell’A.I, , «riappare», corre e si muove al MAN… E poi, in un bianco abbagliante, un tunnel di luce evoca un laboratorio per creature ibride (di Théo Massoulier, Thomas Grünfeld, Giovanni Chiamenti) e culmina con una grande opera dell'artista keniana Wangechi Mutu, madre terra fluida, che sovrasta un universo nel quale si fondono umani, animali e piante, alieni e terrestri, femminile e maschile. Un trionfo del termine «intertwined»: esseri viventi appartenenti a un mondo che non prevede divisioni tra razze, generi e specie.



















