2018-04-10
Di Maio si prepara per riportarci al voto
Luigi Di Maio si prepara al voto. O meglio: predispone la squadra come se fossero in vista nuove elezioni politiche. L'indiscrezione raccolta dal nostro Francesco Bonazzi è chiara: a Ivrea il candidato premier dei 5 Stelle si è fatto dare la benedizione da Beppe Grillo. Non per continuare a pretendere dal capo dello Stato l'incarico di presidente del Consiglio, quanto per promettere ai parlamentari grillini che in caso di fine legislatura saranno tutti ricandidati. Che senso ha parlare di come saranno composte le liste quando sono trascorsi meno di due mesi dal voto e ancora non si sa a chi spetterà Palazzo Chigi? Il significato è evidente: Di Maio vuole essere certo che gli onorevoli pentastellati lo seguano come un sol uomo anche qualora si profili lo scioglimento del Parlamento. In pratica vuole evitare che i neoeletti subiscano il fascino della poltrona appena conquistata e se ne innamorino a tal punto da non volerla più lasciare. Così il Movimento confida di fermare il richiamo delle sirene che potrebbero indurre i neoeletti a sostenere un governo diverso da quello con Di Maio. Insomma, la mossa è preventiva e serve a limitare i danni dei voltagabbana che da sempre tra Montecitorio e Palazzo Madama abbondano.La decisione di Di Maio, a questo punto, dimostra che non c'è spazio per un accordo fra 5 stelle e Lega e nemmeno per un'intesa tra grillini e piddini, e che dunque l'ipotesi più probabile resta quello di un ritorno alle urne? Forse. Ma forse no. Il candidato di Grillo, in realtà, potrebbe aver deciso di promettere la ricandidatura non perché davvero abbia davvero voglia di ritornare dagli italiani a mani vuote, chiedendo loro di votare un'altra volta, ma solo per spaventare i probabili alleati. Siamo cioè ancora nella fase dei giochi post elettorali, usati allo scopo di sedersi al tavolo per trattare con il coltello dalla parte del manico. Ma siamo sicuri che brandire le elezioni sia proprio come brandire un'arma, seppur impropria? Se si avesse di fronte Maurizio Martina, ossia l'esangue segretario reggente del Pd, uno a cui tocca l'insostenibile fatica di rilanciare il partito, risponderemmo di sì. È ovvio che a ciò che resta del principale gruppo della sinistra tornare a votare non conviene, perché dopo aver preso la scoppola del 18 per cento potrebbe prenderne un'altra. Di certo non conviene neppure a Forza Italia, che i sondaggi dopo il 4 marzo danno ancora più giù rispetto al giorno del voto. Tuttavia, se a Martina e Berlusconi l'ipotesi di nuove elezioni metterebbe una fifa blu, a Matteo Salvini farebbe un baffo. Anzi. Il segretario della Lega, da un ritorno alle urne, avrebbe tutto da guadagnare, in quanto i sondaggi più recenti lo danno in crescita. Qualcuno dice che completerebbe l'Opa sugli alleati, ossia l'offerta che si lancia in Borsa su una società.Magari non andrebbe proprio così, perché i voti di Forza Italia sono voti personali di Berlusconi e dunque sarebbe difficile sottrarli al Cavaliere. Tuttavia è pacifico che Salvini, dal voto, non abbia nulla da temere. E allora, vi chiederete, perché Di Maio agita lo spauracchio? Il destinatario del messaggio evidentemente non è Salvini, con il quale comunque il leader pentastellato dovrebbe sedersi per rifare la legge elettorale qualora voglia davvero andare a votare. No. L'uomo a cui parla il delfino della Casaleggio e associati sta un po' più su di Salvini, nel senso che abita al Quirinale. È Sergio Mattarella, che domenica si è fatto scappare un no al voto, parlando di governo da fare a giugno, cioè con la prospettiva di lasciare a bagnomaria per un paio di mesi il povero Giggino a 5 stelle. Ve lo immaginate? Settimane e settimane a dire che Palazzo Chigi tocca a lui perché il Movimento ha vinto le elezioni. E settimane e settimane a sentirsi dire di no sia dal centrodestra che dal Pd. Roba da psicodramma. E allora ecco Luigino sferrare il colpo a sorpresa: le elezioni. Dicendo in giro che tutti i parlamentari grillini saranno riconfermati, Di Maio sa che il segreto durerà qualche ora e dunque spera che appena si sarà sparsa la notizia, qualcuno sul Colle si darà una calmata. Giggino, a dire il vero, ha anche la segreta speranza che Berlusconi si convinca al passo indietro e dia via libera a Salvini. Oppure si augura che a spaventarsi sia Matteo Renzi, il quale potrebbe a questo punto liberare dalle catene che lo imprigionato il povero Martina. La promessa di rielezioni, al contrario di quanto potrebbe sembrare, serve proprio per evitare il voto. Minacciare la guerra, infatti, a volta porta alla pace. Ma sarà questo il caso? Difficile dirlo. Per ora siamo allo schieramento delle truppe: si vedono i muscoli ma non ancora il conflitto.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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