Approfittando del caos globale, la Turchia sta rapidamente espandendo la sua influenza. È recente l’inizio dell’esplorazione delle coste somale alla ricerca del greggio. In più droni e mercenari del Sultano decidono le sorti dei tanti conflitti in corso.
Approfittando del caos globale, la Turchia sta rapidamente espandendo la sua influenza. È recente l’inizio dell’esplorazione delle coste somale alla ricerca del greggio. In più droni e mercenari del Sultano decidono le sorti dei tanti conflitti in corso.La Turchia ha dato inizio alle operazioni di esplorazione petrolifera lungo la costa della Somalia, in base agli accordi recentemente siglati. Garowe Online riporta che, per il governo di Mogadiscio, questa iniziativa segna un importante passo verso la protezione del proprio potenziale energetico, soprattutto in un contesto di crisi regionali, come quella attualmente in atto con l’Etiopia. Ankara ha inviato la nave Oruc Reis per esplorare la costa somala, che si estende per oltre 3.000 chilometri. Mohamed Hashi, direttore del ministero del Petrolio somalo, ha confermato la notizia. A marzo, Turchia e Somalia hanno firmato un accordo per l’esplorazione e la perforazione di risorse energetiche, rafforzando ulteriormente i legami tra i due Paesi dopo un precedente accordo di difesa firmato il mese prima. L’intesa, siglata a Istanbul tra il ministro turco dell’Energia, Alparslan Bayraktar, e il ministro somalo del Petrolio e delle Risorse minerarie, Abdirizak Omar Mohamed, ha l’obiettivo di sfruttare le riserve di idrocarburi nella zona economica esclusiva della Somalia, rimasta inutilizzata dal crollo del governo somalo all’inizio degli anni Novanta, e prevede anche esplorazioni terrestri. Questo sviluppo segue la firma, a gennaio, di un accordo tra l’Etiopia e il Somaliland, che ha concesso all’Etiopia l’accesso ai porti lungo la costa del Golfo di Aden in cambio del riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista. In risposta, a febbraio Ankara ha concluso un ampio accordo di cooperazione navale con la Somalia, che consente alla Turchia di proteggere le acque marine somale da terrorismo, pirateria e altre minacce esterne per i prossimi dieci anni. Non c’è dubbio che si tratti dell’ennesima dimostrazione di come il presidente turco Recep Tayyip Erdogan riesca a districarsi con notevole fiuto politico (non senza contraddizioni), tra la Nato della quale è membro, l’Europa in chiave migranti, il rapporto privilegiato con la Russia di Vladimir Putin, quello con l’Ucraina di Volodymyr Zelensky con il quale dialoga e la Cina di Xi Jinping. Con il quale non non sono certo mancate le frizioni per l’attivismo africano di Ankara che pare inarrestabile, anche perché Erdogan ha qualcosa che i cinesi non hanno: l’islam, grazie al quale Ankara ha costruito rapporti privilegiati con molti Paesi africani, tanto che il commercio tra Turchia e Africa è aumentato da 5,4 miliardi di dollari a oltre 40 miliardi di dollari nel 2022. L’operazione somala avrà sicuramente successo, dato che una valutazione del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dice che la Somalia possiede riserve di petrolio e gas di almeno 30 miliardi di barili. Tuttavia, il loro sfruttamento richiede investimenti che potrebbero necessitare di un periodo di tre fino a cinque anni. Ma i soldi per questo Erdogan li troverà di sicuro. Nel 2022, il governo somalo ha anche siglato un accordo di esplorazione con la compagnia statunitense Coastline Exploration per sette blocchi offshore, con l’inizio delle perforazioni previsto per il 2025. Le relazioni tra Turchia e Africa hanno conosciuto una rapida espansione grazie alla strategia ambiziosa e diversificata a lungo termine di Ankara. Per accrescere la sua influenza, la Turchia ha collaborato con una vasta gamma di attori, tra cui enti governativi, imprese private e gruppi religiosi. Ha potenziato i suoi sforzi diplomatici ufficiali: ora ci sono 44 ambasciate turche in Africa, rispetto alle 12 del 2002. Ankara ha anche avviato programmi culturali, consigli imprenditoriali e una vasta rete di voli su tutto il continente, con Turkish Airlines che oggi serve più di 60 destinazioni africane. Ma come ha fatto la Turchia a penetrare in Africa? Lo chiediamo a Rocco Bellantone giornalista e africanista per Nigrizia: «L’Africa è da anni un pallino del presidente turco Erdogan. Con lui al potere le sedi diplomatiche nel continente sono arrivate a essere 44, mentre l’interscambio commerciale è arrivato a oltre 40 miliardi di dollari. Un mercato in cui la Turchia sta alimentando il proprio portfolio clienti, specie dopo l’exploit dei suoi velivoli senza pilota Bayraktar TB2 rivelatisi fondamentali per la vittoria delle forze armate azere su quelle armane nel conflitto in Nagorno-Karabakh del 2020, è quello dei droni». Quali sono i Paesi dove Ankara si è radicata ? «Dopo la prova di forza in Libia, dove i droni e i mercenari assoldati da Ankara sono stati decisivi per respingere da Tripoli le forze del generale Khalifa Haftar, le richieste per le società turche sono aumentate in tutta l’Africa. Tra gli acquirenti ci sono i governi di Ruanda, Marocco, Niger, Ciad, Nigeria, Angola, Togo, Tunisia ed Etiopia. Ma nel continente Ankara vende anche veicoli armati, munizioni, elicotteri, navi, fregate da pattugliamento costiero e training». Per i Paesi che affrontano insurrezioni, con forze armate insufficienti e corrotte e confini permeabili, come Togo, Niger, Nigeria e Somalia, i droni e le competenze antiterrorismo della Turchia sono particolarmente preziosi. L’espansione dell’industria della difesa turca è una delle priorità del governo turco . Nel 2023, il volume delle esportazioni turche di prodotti e tecnologie per la difesa e l’aerospazio è aumentato del 27%, raggiungendo un record di 5,5 miliardi di dollari. Si prevede che la crescita accelererà nel 2024, ora che la società turca Baykar Technology ha firmato il contratto di difesa più grande della storia del paese per la vendita di droni da combattimento all’Arabia Saudita che è valutata tra 1,5 e 2 miliardi di dollari.
Luca Palamara (Getty Images)
L’ex magistrato Luca Palamara: «Grosso, leader del comitato anti riforma, mi tira in ballo per il “vecchio sistema opaco” del Csm e dice che è già stata fatta pulizia. Dovrebbe essere più prudente. Probabilmente ignora come siano stati nominati i suoi prossimi congiunti».
Silvio Berlusconi (Getty Images)
Francoforte aveva congelato le azioni dieci anni fa. I figli di Silvio possono tornare in cda.
Beppe Sala (Imagoeconomica)
L’affare va chiuso entro il 10. Diffida ai notai: bene inalienabile. Emerge un altro creditore delle società che controllano il Milan.






