2023-05-22
La sinistra è violenta? La colpa è della destra
Alain de Benoist al Salone del Libro di Torino (Ansa)
Per il segretario dem Elly Schlein l’aggressione delle femministe contro il ministro Eugenia Roccella è meritata perché fa parte di un governo bollato come autoritario. Ma i veri martiri di questa stantia presunzione progressista sono la cultura italiana e la libertà di pensiero.Il giorno dopo l’aggressione subita dal ministro Roccella al Salone del Libro di Torino, si assiste a reazioni a dir poco paradossali. Commentatori e politici di sinistra danno la colpa dell’aggressione all’aggredita, mentre gli aggressori diventano le vittime. A dare la linea la segretaria Pd Elly Schlein: «Governo autoritario, giusto contestarlo”. Scemi noi che per un attimo ce lo eravamo dimenticato. Eppure dovevamo saperlo che la violenza - in ogni forma, compresa quella verbale - è solo ed esclusivamente di destra. Persino quando è la destra medesima a esserne vittima. Motivo per cui se al Salone del libro di Torino un manipolo di sedicenti femministe irrompe alla presentazione del libro del ministro Eugenia Roccella (femminista da prima di loro e di ben altra levatura culturale) impedendole di parlare, la colpa è ovviamente della destra provocatrice e violenta. E le vittime sono le femministe urlatrici e soprattutto il direttore del Salone del libro Nicola Lagioia.Semplice e lineare. A dare la linea è la segretaria del Pd, Elly Schlein: «In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso», dichiara. «Sta nelle cose, non riguarda mica solo chi sta al potere. Noi siamo per il confronto duro, acceso, ma è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso. È surreale che ministri e deputati si siano messi ad attaccare Nicola Lagioia. Non so come si chiama la forma di un governo che attacca le opposizioni e gli intellettuali ma quantomeno mi sembra autoritaria». Capito? Una volta tanto che un ministro di destra appare al Salone viene zittito da un gruppetto berciante di attivisti, ma se lo merita perché fa parte di un governo autoritario. E a dirlo è un’esponente politica che non riesce a rispondere ai giornalisti nemmeno se le chiedono l’ora esatta.Per Schlein il vero perseguitato è Nicola Lagioia, che dovrebbe essere ricordato come l’unico direttore ad aver sbattuto fuori una casa editrice dal Salone perché ritenuta ideologicamente non allineata. A compiere violenza sullo scrittore sarebbe stata la parlamentare di FdI, Augusta Montaruli. Che avrebbe fatto costei? Beh, diciamo che si è arrabbiata con Lagioia per il modo in cui ha gestito la rumorosa contestazione ai danni della Roccella. In effetti il direttore del Salone è stato per lo meno timido nei riguardi delle attiviste. Prima ha definito legittima la loro protesta, poi le ha inviate a salire sul palco, quindi si è defilato. Chissà come si sarebbe comportato se la parola fosse stata levata a Elly Schlein.Ieri, ovviamente, Lagioia ha potuto esprimere tutto il suo sdegno in una lunghissima intervista alla Stampa in cui si è definito «vittima dell’aggressione di Montaruli» e ha voluto sottolineare la «gravità» del comportamento delle istituzioni. Ma certo: lui ha subito una «aggressione molto violenta», mentre «Roccella», quello che è accaduto, «doveva aspettarselo».A sua difesa si è schierata l’intera truppa dei rancorosi che, in questi giorni, hanno il sangue bollente e amaro poiché non tollerano che qualcuno occupi anche solo una frazione degli spazi culturali di cui si ritengono possessori per diritto divino. Ecco allora Roberto Saviano pronto a dire che Meloni è peggio di Berlusconi, che stiamo diventando come l’Ungheria di Orbán, e che «la destra al Salone è stata provocatoria». Sapete dove lo dice? Sulla Stampa, il giornale che ha cominciato con una settimana di anticipo a inveire contro un libero pensatore come Alain ed Benoist, definendolo «putiniano». Per la serie: evviva la pluralità di idee. Trattasi dello stesso giornale che ieri, nell’editoriale di Andrea Malaguti, ribadiva la legittimità della contestazione contro Roccella e il governo che sta «medievalizzando» l’Italia, negando i diritti. E che, qualche pagina dopo, faceva ripetere il concetto a Gianrico Carofiglio, il quale si è lamentato della destra che «interferisce sui diritti» e fa peggiorare la «qualità democratica». Lui, però, al Salone lo hanno fatto parlare e non risulta che qualcuno gli abbia mai tolto una sala per presentare i suoi libri: privilegi di chi non perde occasione per piegarsi al pensiero dominante.Posto che quello andato in scena a Torino sabato non è semplice dissenso bensì prevaricazione bella e buona, è la solita pantomima: la critica è legittima solo nei riguardi di chi non appartiene alla illuminata famigliola progressista (sui dissenzienti interni tipo Carlo Rovelli o Giorgio Agamben, ad esempio, ci si può serenamente accanire). Tutti gli altri devono tacere e, se osano parlare, vanno minacciati, insultati, derisi. Violento è chi difende Roccella. Violenti sono i perfidi destrorsi Luca Beatrice e Francesco Giubilei (più il sottoscritto) che - nel corso di un dibattito in una saletta del Salone, per altro stracolma - osano immaginare un dibattito culturale più ampio, meno demonizzante e plumbeo: non c’è quotidiano progressista che non abbia gridato allo scandalo e alla sopraffazione.Lungi da noi il vittimismo, per carità. Qui non si tratta di lagnarsi per la sorte ingrata: quello è un piagnisteo che spetta alla sinistra e mai vorremmo levarglielo. Semmai, la vera vittima della stantia e insopportabile presunzione sinistrorsa è la cultura italiana nel suo complesso. È la libertà di pensiero, di espressione e di dibattito a essere costantemente violentata dagli arroganti che non leggono libri se non i propri e non conoscono nulla che vada oltre il perimetro del loro ombelico. Sono vittime, sì: di sé stessi e della propria inconsistenza. Per questo non li odiamo: ci limitiamo a compatirli giusto un po’.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.