2025-02-26
Sulla Difesa europea c’è la variabile Londra
Keir Starmer (Getty Images)
Domenica i capi di Ue e Regno Unito si riuniscono nella capitale britannica per parlare del dossier. Sullo sfondo l’ipotesi di un maxi fondo comune. Ma prima Starmer dovrà prendere le misure a Trump. E resta l’incognita: quanto sono disposti a spendere i governi?Da oltre tre anni l’Europa racconta il proprio riarmo. Stesso lasso di tempo per decidere di creare un fondo comune per la Difesa. Nulla a oggi è stato fatto. Nulla. I motivi sono tanti. Innanzitutto, sul versante di un potenziale esercito comune, nessuno spiega quale Parlamento e quale ministro degli Esteri dovrebbero deciderne il dislocamento e le regole di ingaggio. Secondo motivo, le forze sono insufficienti. C’è però un terzo motivo che impatta ancor più dei primi due sui ritardi. E riguarda il versante dell’industria. Quali saranno i progetti primari e quali piattaforme di Difesa dovrebbero al contrario essere accantonate. Il discrimen non è cosa da poco. Si può scoprire che alcune aziende farebbero faville in Borsa e altre sarebbero escluse perché fuori dai tavoli. L’effetto sull’occupazione e la ricerca e sviluppo sarebbe conseguente. Ecco perché fino ad oggi non si è fatto nulla. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca forse potrebbe smuovere qualcosa. Non che ci si possa aspettare che un bradipo come l’Ue diventi un ghepardo. Ma in effetti c’è una novità importante che si chiama Gran Bretagna. L’idea spuntata ieri e anticipata dal Financial Times vede sullo sfondo un maxi fondo comune che riunisca Unione europea e Regno Unito, «per dare una risposta unitaria del Continente alla questione Ucraina». Il primo ministro polacco Donald Tusk, dopo il bilaterale con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha confermato che domenica si terrà a Londra una riunione di alcuni leader europei (tra cui Giorgia Meloni) per la messa a punto di piani per la Difesa. Dal canto suo Costa ha annunciato che avrebbe organizzato per stamattina una videoconferenza anche per ascoltare il resoconto di Emmanuel Macron in merito alla sua recente visita a Washington. Il premier britannico Keir Starmer, intervenendo dinanzi al Parlamento britannico, ha anticipato che, nell’incontro di giovedì con il presidente americano intende affrontare il tema dell’unità fra alleati sul dossier ucraino e sulle minacce della Russia. Starmer ha chiarito di considerare la Nato «un pilastro», al pari della sicurezza in Europa, e di non voler scegliere fra «l’alleanza con gli Usa e gli alleati europei». A tutto ciò si aggiunge il tema tedesco. Ieri Rheinmetall ha fatto sapere che è pronta a convertire due fabbriche civili in siti militari per carri e altri blindati. Il nuovo governo Merz deve però affrontare le regole ferree della Costituzione che spingono verso il pareggio di bilancio. Perché ciò che ancora oggi non viene messo sul tavolo è il costo che un tale fondo dovrebbe sopportare e supportare. Nello scenario peggiore (senza Usa) l’Europa potrebbe dover sostituire la capacità di combattimento di 300.000 uomini. Oltre a reclutare molti più soldati, sarebbero necessari almeno 1.400 carri armati, 2.000 veicoli di fanteria e 700 pezzi di artiglieria. Tradotto, in breve tempo bisognerebbe creare un esercito più imponente di quello francese. Servono circa 250 miliardi di euro all’anno per portare la spesa per la Difesa Ue al 3,5% del prodotto interno lordo rispetto all’attuale 1,9%. Per rimanere all’interno delle regole, alcuni governi dovrebbero probabilmente tagliare la spesa per altri programmi o aumentare drasticamente le tasse per liberare i fondi necessari all’acquisto di attrezzature militari. Sono pronti i governi? Domanda retorica. Starmer ieri sempre in occasione del suo intervento al Parlamento ha spiegato che per quanto riguarda la Gran Bretagna dovrebbero servire 13 miliardi all’anno più uno aggiuntivo da destinare all’intelligence. Una dichiarazione buttata lì anche se è in quel miliardo e nel perimetro dell’intelligence che rischia di cascare l’asino. L’intelligence militare o duale è la parte fondamentale per la Difesa. Bilaterale o multilaterale che sia. L’Ue non ne ha una comune e soprattutto Londra da decenni rientra in quel conglomerato che si chiama Five eyes. Tradotto sono i cinque occhi di Usa, Uk, Australia, Canada e Nuova Zelanda. Paesi che condividono informazioni, anche le più sensibili. Nessun Paese europeo partecipa a tale club. A questo punto è chiaro che nell’incontro tra Starmer e Trump si dovrà parlare proprio di questo. Come potrà Londra agganciarsi all’Ue senza staccarsi dai Five eyes? Nel marzo 2017, la Casa Bianca di Trump ha accusato direttamente il British government communications headquarters (Gchq) di aver spiato il tycoon. Le accuse derivavano da affermazioni secondo cui l’amministrazione Obama aveva sfruttato la partnership Five eyes per condurre attività di sorveglianza su Trump e i suoi soci, utilizzando l’ampia portata delle capacità di intelligence dei segnali del Gchq. Se fosse vero esisterebbe un pericoloso precedente in cui gli accordi di condivisione di intelligence non sarebbero più utilizzati esclusivamente per scopi di antiterrorismo e difesa, ma in conflitti politici. Vedremo che cosa farà Trump. Se volesse alzare i toni i rapporti con Uk potrebbero cambiare e ciò spiegherebbe il nuovo asse con l’Ue. Che comunque tecnologicamente almeno per i prossimi decenni non sarebbe in grado di pareggiare i conti con gli Usa.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.