2020-06-17
Dietro lo scoop il malumore Usa?
Le fonti di «Abc», che ha già inchiodato Podemos, mirerebbero a mettere fuori gioco le sigle politiche che cercano di rompere la fedeltà atlantica dell'Italia e della Spagna.In attesa che le autorità preposte esaminino i documenti e le informazioni pubblicate in Spagna da Abc secondo le quali il Movimento 5 stelle sarebbe stato presumibilmente finanziato dal regime venezuelano, è doveroso procedere alla contestualizzazione degli avvenimenti in corso. Abc è un settimanale d'area conservatore avente una tradizione centenaria poco incline agli scoop infondati. In verità, quanto pubblicato sull'Italia assume maggiore coerenza qualora si consideri che le fonti di Abc potrebbero essere esattamente le medesime del caso Podemos, sul quale da alcuni anni sta indagando la polizia spagnola e in base alle quali la creazione e i primi anni di vita di Podemos sarebbero stati finanziati dall'Iran e dal Venezuela attraverso la televisione Hispan Tv di proprietà dell'imprenditore iraniano Alizahed Azimi e nella quale Pablo Iglesias, leader del partito spagnolo ed oggi vice primo ministro, teneva trasmissioni politica. Poche settimane addietro, un importante rappresentante del regime venezuelano, collaboratore della direzione investigativa antinarcotici statunitense (Dea) avrebbe confermato il tutto. All'interno di tale scenario, che vede impegnato Abc a dimostrare l'illegittimità costituzionale e democratica di Podemos, il lancio del caso 5 stelle, se effettuato sulla base delle medesime fonti, assume un valore anche geopolitico e cerca di minare all'origine la credibilità di quei movimenti politici che negli ultimi anni hanno fatto cambiare rotta alla politica estera dei rispettivi Paesi, nello specifico deviandola dalla tradizionale comunanza di interessi con Washington. Sono numerose le somiglianze tra le posizioni di Podemos e quella dei 5 stelle. Dalla loro salita al potere i grillini, che esprimono anche il ministro degli Esteri, sono annoverati a Washington corresponsabili dell'avvicinamento italiano alla Cina di Xi Jinping, di eccessiva benevolenza nei confronti dei regimi di Teheran e Cuba ma anche di non essersi mai schierati a favore di Guaidó contro Maduro in Venezuela. Cina, Teheran e Venezuela sono le tre bestie nere della diplomazia statunitense impegnata nel ridefinire lo scacchiere internazionale sviluppando al massimo la strategia della massima pressione proprio nei confronti dei tre regimi. Nel portare avanti tale strategia Washington si attende il sostegno dei tradizionali alleati. Se in Spagna tale sostegno è venuto meno da coalizioni di governo sostenute da Podemos la stessa cosa è avvenuta in Italia con governi formati anche grazie ai 5 stelle. In seguito alla conclusione del Memorandum d'intesa con la Cina, firmato da Conte lo scorso anno, era ovvio aspettarsi che l'ira del principale alleato nordatlantico si scatenasse contro i rappresentanti governativi italiani. Tuttavia, è interessante notare come l'eventuale strategia punitiva sia stata impostata in maniera assai eterogenea nei metodi e altamente selettiva negli obiettivi. Washington sta provando a impostare un nuovo ordine mondiale che la riconfermi attore principale e deleghi ad altre potenze l'eventuale coordinamento di settori regionali. Per la prima volta nella storia una potenza dominante sta compiendo tale operazione cercando coscientemente d'evitare un conflitto generalizzato. Incapaci di comprendere la posta in gioco, gli ultimi esecutivi italiani si sono dimostrati agli occhi statunitensi inaffidabili. Ma per la sua posizione strategica Washington preferirebbe avere l'Italia di nuovo dalla sua parte. È per questo che non ha interesse a minarne gli interessi nazionali vitali senza però disdegnare che qualcuno mini la credibilità di determinati attori politici.
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