2022-10-14
Dietro il giallo del soccorso rosso c’è la corsa alle poltrone di Serie B
Ignazio La Russa e Matteo Renzi (Ansa)
Per spiegare i 17 voti in più a Ignazio La Russa tutti guardano al Terzo polo, che però ha solo 9 senatori. Probabile il «tradimento» anche di una corrente dei dem. Devono ancora essere assegnate le vicepresidenze...«Non sono stato io», dice un quanto mai vispo Matteo Renzi, che si gode il disastro del Pd, la ritrovata centralità del Terzo polo e il caos, per usare un eufemismo, nel centrodestra. Chi pensa male fa peccato ma quasi sempre ci azzecca, e quindi noi pensiamo che tra i protagonisti del giallo di inizio legislatura ci sia pure Renzi, ma la matematica corre in suo soccorso: tra i 17 voti delle opposizioni che hanno portato Ignazio La Russa a essere eletto presidente del Senato ce ne sono certamente alcuni di Azione-Italia viva, ma il Terzo polo, ricordiamolo sempre, a Palazzo Madama ha solo nove esponenti. Anche ammettendo che abbiano tutti votato per La Russa, mancano altri voti, una decina: da chi sono arrivati? Quello che risulta alla Verità è che Giorgia Meloni, già da diversi giorni, avesse subodorato il «trappolone» politico ordito ai suoi danni da Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini, Francesco Paolo Sisto, Gianfranco Miccichè e il resto dei ronzulliani di Forza Italia, ed era corsa ai ripari, cercando all’esterno del centrodestra i voti necessari per ridicolizzare Forza Italia in caso di necessità. Niente accade a caso, in questo frullatore bizantino che è la politica italiana: La Russa è stato eletto in virtù di un accordo politico, i cui effetti si paleseranno nei prossimi giorni, quando chi ha salvato il soldato Ignazio passerà all’incasso. «La Russa», spiega alla Verità un testimone oculare di questa prima pazza giornata della XIX legislatura, «è in Parlamento da 30 anni. Sicuramente ha stretto amicizie personali, può contare su una fitta rete di amici nel Pd, tra i quali Pier Ferdinando Casini. La valanga di voti arrivati dall’opposizione, però, fa pensare a qualcosa di organizzato, e quindi è il caso di guardare anche al Terzo polo. Chi è stato? Lo scopriremo appena verranno votati i presidenti degli organismi che spettano all’opposizione, a partire dal Copasir e dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai». Non a caso circolano voci che vedono Lorenzo Guerini, ministro uscente della Difesa, e leader della corrente dem Base riformista in corsa per la presidenza del Comitato di sicurezza. In chiaro, ci pensa il neosenatore del Pd, Carlo Cottarelli, a corroborare la tesi dell’accordo politico chiuso dalla Meloni con pezzi delle opposizioni: «C’è stata una sorpresa finale», dice Cottarelli, «chi ha dato i voti non si sa, ma non credo il Pd, un accordo ci deve essere stato. Qualcuno potrà dire di aspettare la prossima settimana e vedere come verranno assegnati i vicepresidenti, li si potrà vedere chi verrà ricompensato». Anche da Fratelli d’Italia arriva un segnale molto preciso: «Non possiamo nascondere che c’è insofferenza», dice alla Verità una fonte autorevole del partito di Giorgia Meloni, «verso Forza Italia per quello che è successo in Aula al Senato. Il rischio è che questo disagio possa incidere sulle nomine che ci saranno per l’ufficio di presidenza». Nomine in programma mercoledì prossimo: sarà quello il giorno in cui vedremo chi sarà premiato con una poltrona sottratta a Forza Italia, senza dimenticare che in ballo ci sono pure tre senatori questori e otto senatori segretari. I vicepresidenti delle Camere? «La maggioranza sceglie i suoi», spiega sornione Renzi, «io posso avere una vicepresidenza se c’è l’accordo nell’opposizione. Ed è quello che ho cercato di fare stamattina nell’interlocuzione con Dario Franceschini e Stefano Patuanelli. I voti a La Russa? Chi mi conosce lo sa, se fossi stato io l’avrei rivendicato e soprattutto avrei portato a casa qualcosa». Un ulteriore aiuto a risolvere il giallo arriva da un altro testimone oculare, un senatore di lungo corso: «I due senatori della Südtiroler Volkspartei», dice la nostra fonte, «potrebbero aver votato per La Russa: sono da sempre governativi, in quanto cercano di portare a casa risultati per il loro territorio. E non escludo un aiutino da uno dei senatori a vita, che abbiamo visto intrattenersi più di quanto sia necessario per votare scheda bianca nella cabina. Il nome? Lasciamo stare». Infine, la solita sciagura targata Pd: «È praticamente certo», sostiene un senatore di opposizione, «che qualche dem ha votato per La Russa per mandare un segnale di affettuosità politica alla Meloni. Siamo di fronte a una mossa che ha due obiettivi: accreditarsi con il nuovo premier, ricevere in cambio qualche ruolo e mettere ancora più in crisi Enrico Letta, che sogna di scegliersi il successore alla guida del partito». Sospetti anche sul M5s: «Non è escluso», aggiunge il nostro interlocutore, «che qualche pentastellato abbia votato per Ignazio, ma su questo non posso giurarci. Li vedo assai compatti, potrebbero averlo fatto solo per poi far cadere la colpa sul Pd, ma saremmo di fronte a una trovata diabolica». L’unica cosa certa è che Giorgia Meloni ha vinto, anzi stravinto, questa difficilissima partita, dimostrando a chi pensava di tenerla sotto ricatto politico di avere molte carte da giocare, molte di più di quelle che la sua antagonista Licia Ronzulli potesse immaginare. Una partita preparata con cura, prevedendo le mosse dell’avversario e preparando le contromisure. Il conto da pagare in termini politici ai soccorritori? Per una presidente del Consiglio, è l’ultimo dei problemi.
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Francesco Paolo Sisto (Imagoeconomica)