2025-03-08
Sbarco in ritardo: i giudici impongono agli italiani di risarcire i clandestini
Farsi rimborsare per ingiusta detenzione è un’impresa, ma viene riconosciuto il danno a chi voleva entrare illegalmente in Italia ed è stato trattenuto sulla Diciotti da Salvini. Le toghe rivendicano: atti politici soggetti al sindacato dei magistrati. Meloni: «Frustrante». In Italia tra il 1991 e il 2002 sono state ingiustamente arrestate 30.000 persone: all’incirca mille ogni anno e per risarcire le vittime di questi errori lo Stato ha pagato quasi un miliardo. Tutto ciò dovrebbe preoccupare e non poco i magistrati, i quali invece paiono allarmarsi soltanto per le vicende che riguardano i migranti. Dopo la famosa disputa sulla definizione di quali siano i Paesi sicuri ove rimpatriare i clandestini, da ieri con le toghe si è aperto un altro fronte, ovvero il risarcimento dei profughi soccorsi in mare che non siano stati immediatamente fatti sbarcare a casa nostra. La corte di Cassazione, cui si erano rivolti i legali degli stranieri a bordo della nave Diciotti della Guardia costiera, ha stabilito che lo Stato dovrà rimborsare i migranti per aver tardato l’attracco dell’imbarcazione. La vicenda risale all’agosto di sette anni fa, quando al Viminale c’era Matteo Salvini. Da ministro dell’Interno, il leader leghista negò per nove giorni il via libera allo sbarco, sostenendo che i migranti - essendo stati soccorsi nell’area marittima di competenza di Malta - andavano portati a La Valletta. Il contenzioso andò avanti dal 16 al 25 agosto e poi alla fine fu l’Italia a farsi carico dei 150 richiedenti asilo. Per aver lasciato trascorrere poco più di una settimana prima di indicare il porto di destinazione, Salvini fu indagato dal Tribunale dei ministri di Palermo con l’accusa di sequestro di persona e prosciolto da quello di Catania. Ma la Giustizia, quella con la G maiuscola, è implacabile, e nonostante dal punto di vista penale la faccenda sia stata archiviata, ora è arrivata la sentenza civile, decisa a sezioni unite della Cassazione: i migranti vanno risarciti per il ritardo patito. Avete capito? Uno finisce ingiustamente in carcere e riesce con fatica a farsi indennizzare, perché se anche non ha commesso un reato basta che abbia frequentato cattive compagnie per vedersi respingere la richiesta di risarcimento. Se invece sei un clandestino, salvato in mare in acque che neppure sono italiane, e non ti viene subito steso un tappeto rosso che ti consenta di mettere piede sul suolo italiano, si ipotizza il sequestro di persona e il ritardo va monetizzato. Ovviamente sempre a carico dei contribuenti, i quali sono chiamati a pagare anche per chi non hanno invitato a casa propria e di cui, prima di consentirne l’ingresso, magari avrebbero voluto conoscere le origini e i presunti diritti.No, dicono le toghe della Cassazione: il soccorso in mare, e dunque lo sbarco, è un dovere che prevale su tutte le norme e pure sulle leggi per il contrasto all’immigrazione irregolare. I giudici hanno sentenziato che rifiutare l’autorizzazione all’attracco dei migranti non è un atto politico che si può sottrarre al controllo giurisdizionale. Tradotto significa che nessuna legge, nessuna decisione del governo, potrà mai fermare i clandestini, i quali una volta a bordo della nave di una Ong o della Guardia costiera, anche se trovati in acque internazionali o di altri Paesi, potranno pretendere di essere immediatamente sbarcati in Italia, pena venir risarciti per il ritardo. Trattenerli, dicono i giudici, è una condotta di carattere lesivo e civilmente illecito, perché lo sbarco deve avvenire nel più breve tempo possibile. La sentenza, per altro a sezioni unite, fa giurisprudenza e diventa un cuneo destinato a bucare qualsiasi argine eretto a difesa dell’invasione di clandestini. Infatti, da Giorgia Meloni a Salvini, l’intera maggioranza ha criticato la decisione, suscitando la solita reazione delle toghe, le quali ormai non accettano neppure le critiche, quasi che ogni loro pronunciamento sia garanzia di infallibilità. Non so, se oltre a contestare la sentenza il governo deciderà di porre in atto altre iniziative. Una cosa, tuttavia, è certa: il nodo della magistratura per il centrodestra è diventato un cappio. Ogni tentativo di riforma del Paese è osteggiato dai giudici, che ormai sono un vero contro potere. Anzi, i tribunali paiono l’unica vera opposizione, in grado di smontare le leggi, ma anche di mandare sotto processo chi le fa. Di questo passo la sovranità presto non sarà più del popolo, ma di chi ha il potere di arrestare e processare. Dalla repubblica democratica alla repubblica giudiziaria il passo è breve.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.