2019-02-18
Diciotti, M5s all’esame immigrazione: si vota su Rousseau. E Grillo sfotte
Oggi online il quesito per decidere se far processare il ministro dell'Interno. Pure il comico critica le modalità. Con la possibile iscrizione tra gli indagati di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, la scelta riguarda la tenuta politica dei gialloblù.Rousseau rischia di mandare in crisi Montesquieu. La votazione di oggi, sulla piattaforma della Casaleggio e associati, «sulla richiesta di autorizzazione a carico di Matteo Salvini per la vicenda Diciotti», è un cortocircuito che squaderna lo «spirito delle leggi» come lo conosciamo. Il ministro dell'Interno ha sostenuto - lo ha fatto anche ieri in Sardegna - di aver agito per «difendere l'interesse nazionale», e dello stesso avviso è stato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che nella richiesta di archiviazione del novembre scorso aveva sostenuto che il ritardo nello sbarco dei migranti fu «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri».Dalle 10 di questa mattina, e fino alle 19, il popolo pentastellato deciderà invece se sia giusto consegnare, come sostenuto dal tribunale dei ministri, il vicepremier leghista alla magistratura con l'accusa di sequestro di persona. E lo farà con un semplice clic sul sito che, in questi ultimi mesi, non ha brillato per trasparenza. E che, anche in quest'occasione, ha mostrato qualche preoccupante approssimazione. Il post del blog dei 5 stelle riporta, infatti, il numero (errato) di «137 migranti», a bordo della motovedetta della Guardia costiera, ferma al largo di Catania nell'agosto scorso in attesa di poter sbarcare, invece di quello corretto di 177, così come emerge dagli atti ufficiali. E, inoltre, riporta ancora la vecchia definizione di «Giunta per le autorizzazioni a procedere».Nessuno se n'è accorto? C'è qualcuno che ha almeno letto i documenti? Lo stesso quesito, su cui sono chiamati a esprimersi gli iscritti, si presta in effetti a equivoci: «Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari Paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? Sì, quindi si nega l'autorizzazione a procedere. No, quindi si concede l'autorizzazione a procedere». Un'inversione logica che ha fatto sbottare addirittura il padre nobile del M5s, Beppe Grillo. In un tweet, il comico genovese ha scritto: «Se voti Sì vuol dire No. Se voti No vuol dire Sì. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!».Pure il marito di Virginia Raggi, Andrea Severini, è stato tranchant: «La domanda andava posta sull'immunità e non sull'interesse nazionale». E dal gruppo consiliare del Comune di Torino arriva un plateale: «Quesito imbarazzante, vergognatevi». Per Silvio Berlusconi , intervenuto ieri a Domenica Live, più semplicemente, «affidare alla consultazione della base una decisione così difficile è una presa in giro».Oltre che all'analisi logica, il destino del governo è appaltato a un software che da sempre offre modeste prestazioni di democrazia diretta e di sicurezza. Nel settembre scorso, un gruppo di hacker lo ha violato mettendo in rete migliaia di dati sensibili compresi i cellulari dei ministri Alfonso Bonafede (Giustizia) e Danilo Toninelli (Infrastrutture) e del vicepremier Luigi Di Maio. Per non parlare, poi, dei risultati. Ufficialmente sono accreditati oltre 100.000 iscritti, ma quelli attivi sono un terzo e forse meno. Non esiste un quorum, e i voti non sono certificati. Per dire: alle Regionarie di agosto 2018 per la scelta dei candidati di Basilicata, Sardegna, Trentino e Alto Adige, votarono 3.538 militanti. In alcuni casi estremi bastarono dodici preferenze per ottenere la candidatura. Oggi, realisticamente senza aver letto le carte, gli iscritti potrebbero trovarsi a indirizzare un voto parlamentare intervenendo nella divisione dei poteri giudiziario ed esecutivo, con un voto gestito da un software di una società privata. Peraltro, Rousseau riguarderebbe solo la vita interna del Movimento (proposte di legge, candidature, espulsioni) e non, come hanno ricordato le parlamentari grilline Paola Nugnes ed Elena Fattori, le scelte di indirizzo politico da trasferire al Parlamento (che dovrebbe restare sovrano, o no?).Intanto, come spiegato ieri, la Procura di Catania sta valutando le posizioni anche del premier Giuseppe Conte e dei ministri Toninelli e Di Maio, e scioglierà la riserva sull'indagine a loro carico entro due settimane con una comunicazione al tribunale dei ministri. Che, a sua volta, dovrà decidere che cosa fare: se archiviare o proseguire come con Salvini, creando a quel punto un precedente unico nella storia; un intero governo alla sbarra per aver dato seguito al programma elettorale. La sola possibilità di fatto agevola il «no» grillino all'autorizzazione, voto degli iscritti permettendo. Domani, intanto, la giunta per le autorizzazioni del Senato si riunirà di nuovo per discutere del voto sul capo del Viminale. Rousseau si sarà già espresso: il voto chiude alle 19 di stasera.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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