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Dialoghi Testardi | Cronache secondo Testori

Prima che nascessero i social, esisteva una modalità di guardare l'altro che li aveva già legittimati. Uno sguardo piatto, che sostituiva le persone con le loro carcasse, che le riduceva - anzitutto tramite l’immagine - a «mezzo di distruzione di ciò che fa dell’uomo un uomo». Il grande scrittore, critico e artista Giovanni Testori (1923-1993) usava questa espressione qualche lustro prima che arrivassero Facebook e Instagram, dove sbirciare i reel delle vittime di stupro. Dalla «terza pagina» del Corriere della Sera, dove di fatto prese il posto di Pier Paolo Pasolini, introdusse uno sguardo carico di pietà e di profondità sulle cronache minime, erette a fondamento di editoriali che hanno scritto la storia del giornalismo. «Dialoghi testardi» legge questa stagione testoriana nell’anno del doppio anniversario (100 dalla nascita, 30 dalla morte), provando a intercettare i caratteri del suo sguardo sul presente, sui fatti e i protagonisti del tempo con Luca Doninelli, scrittore, amico e «figlio» dell’autore del «Dio di Roserio». A partire dalla lettura d’eccezione del grande attore Sandro Lombardi, nel colloquio Doninelli spiega l'attualità di Testori, che aveva colto i segnali della «de-umanizzazione» che accompagnavano un certo racconto, e la documenta anche attraverso il filtro dell’esperienza personale con il suo maestro.

Marco Scatarzi e Lorenzo Cafarchio raccontano boicottaggi, accuse grottesche e tentativi di censura tra fiere del libro e festival. Perché il pluralismo diventa un problema solo quando non è di sinistra?

La strage silente delle miocarditi da vaccini
Vaccini (iStock)
È provato che il farmaco usato per il Covid, specie nei soggetti giovani, possa causare microlesioni rilevabili solo con esami mirati. Spesso la sintomatologia è nulla: arriva solo un’aritmia improvvisa e fatale. Eppure la «scienza» dà dei cialtroni alle tante vittime.

Il malore improvviso ha un nome. La mio/pericardite associata ai vaccini a mRna contro Sars-CoV-2, è un fenomeno epidemiologicamente ben documentato, in particolare nei maschi tra 12 e 29 anni. Studi pubblicati su The Lancet, Nature, Jama hanno confermato infatti un aumento dell’incidenza rispetto ai tassi di background pre-Covid, soprattutto nella settimana successiva alla seconda dose.

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MasterChef, un rito televisivo che non invecchia
Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri al photocall di MasterChef (Ansa)

La quindicesima stagione di MasterChef Italia, al via ieri su Sky, conferma la forza di un format immutabile: giudici rodati, prove iconiche e una scrittura autoriale che bilancia tradizione, ritmo e personaggi, rendendo il talent un appuntamento ormai rituale.

Come il Natale, parte di un rituale che, di anno in anno, si ripete identico a se stesso. MasterChef Italia, la cui quindicesima stagione è partita ieri su Sky nella prima serata di giovedì 11 dicembre, è l'usato sicuro, quello che vince. Di più, convince. Senza, per giunta, avere bisogno di colpi di scena. Il talent show, alla cui giuria siederanno, ancora una volta, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, è riuscito nella mirabile impresa di bastare a se stesso, elevando quel che avrebbe potuto essere un triste effetto già-visto a chiave del proprio successo.

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Reso invalido dalla pistola di un ladro. Ma a lui lo Stato nega i risarcimenti
(iStock). Nel riquadro, Andrea Furlan e la madre Cristina Calore
Andrea Furlan, impiegato in un supermercato nel Padovano, è paralizzato da quando, 12 anni fa, un rapinatore (mai trovato) gli sparò in testa. La giustizia italiana, prodiga coi malviventi, non gli ha riconosciuto un euro.

Come se non bastassero le tragedie che ti sconvolgono la vita improvvisamente, ecco i tempi della giustizia che sono anch’esse una tragedia ma di quelle che si potrebbero evitare. La vera tragedia, per Andrea Furlan, è avvenuta 12 anni fa nel suo posto di lavoro, il supermercato Prix di Albignasego, in provincia di Padova. È lì che uno dei due banditi, armato, fa partire un colpo di pistola che perfora la testa del ragazzo riducendolo in stato vegetativo. Tragedie che ti sconvolgono la vita e ti domandi: perché? Perché a me? L’altra tragedia - quella che invece si dovrebbe evitare - è ritrovarsi con lo Stato che latita, che non riesce a dare un nome e una fisionomia al killer e che soprattutto si presenta nella veste del temporeggiatore.

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