2024-03-06
La prof commemora la brigatista. E i giovani militanti le vanno dietro
Donatella Di Cesare (Imagoeconomica)
Donatella Di Cesare saluta la «compagna» Balzerani, tra i responsabili dell’omicidio Moro. Condanna dalla rettrice della Sapienza. Invece i collettivi che denunciavano le manganellate della polizia ora onorano la terrorista.Sapienza, evidentemente affascinata dagli anni di piombo, quando i due eroi delle Brigate Rosse (mai pentiti) si coprivano di sangue e di vergogna, rapivano Aldo Moro e massacravano a tradimento la scorta. Nel momento dell’addio alla terrorista Balzerani, la prof. viene travolta dalla commozione e scrive un tweet: «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malincuore un addio alla compagna Luna».La professoressa più ospitata nei talk show (da Lilly Gruber a Corrado Formigli, il comitato centrale de La7 è generoso) solidarizza per qualche minuto, poi cancella la frase in un sussulto di realpolitik, prevedendo la ribellione di chi ha vissuto da vittima quell’era mefitica scandita dagli omicidi politici e dai fiancheggiamenti del mondo intellettuale di sinistra, che oggi chiede patenti di democrazia agli altri ma non ha mai fatto i conti con il proprio passato. La rimozione del post è un gesto anche più discutibile del post stesso: De Cesare ha intuito che pioverà e apre l’ombrello. La Luna? Si arrangi. Ma la rete conserva tutto, così comincia a grandinare. La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, prende le distanze dagli struggimenti nei confronti della rivoluzione comunista abortita: «Esprimo sconcerto per quanto dichiarato sui social media dalla professoressa. L’altissimo tributo di sangue pagato dall’università Sapienza nella stagione del terrorismo va rispettato. Condanno ogni forma di violenza e prendo le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano i principi democratici espressi dalla Costituzione». Il centrodestra stigmatizza la delirante uscita e chiede immediati provvedimenti da parte della Sapienza. Giovanni Donzelli e Tommaso Foti (Fdi): «È necessaria una profonda riflessione sulla pericolosità di dare risonanza, nelle università e nelle televisioni, a nostalgici di un tempo oscuro, in cui si affermavano le idee malsane e rivoluzionarie a colpi di mitra, con le bombe e coi sequestri di persona finiti in tragedia».La critica va oltre gli schieramenti. Francesco Verducci (Pd): «Da parte mia rispetto per la morte di una persona, ma non posso non rimanere impietrito di fronte al giudizio politico sul fenomeno delle Br». Massimo Cacciari, che visse la notte della Repubblica dentro quel brodo di coltura, è in imbarazzo: «La De Cesare non ha vissuto gli anni di piombo, né la sciagura che hanno rappresentato i brigatisti per noi e per le nostre speranze, per una idea di riforma di questo Paese». È singolare che la prof di filosofia teoretica, studiosa del pensiero di Ludwig Wittgenstein, si sia dimenticata la frase da t-shirt del pensatore viennese: «Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere». La giornata della vergogna si trasforma in un piccolo incubo per via dello spirito di emulazione degli studenti. La beatificazione di Balzerani (che rivendicò anche l’assassinio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti) prosegue da parte dei collettivi che - mandando avanti i minorenni - due settimane fa avevano denunciato le manganellate a Pisa. «Cambiare rotta» (organizzazione giovanile comunista): «Onore a Balzerani che non si è mai dissociata dalla storia sua e di chi come lei ha tentato l’assalto al cielo». «Ciao compagna Luna», è il saluto militare dei nostalgici, in riferimento all’autobiografia della terrorista, «uno dei libri sugli anni Settanta più belli mai letti».Non potevano mancare il centro sociale Anomalia di Palermo e il Coordinamento Femminista e Lesbica: «La compagna, amica, sorella ci ha lasciate. Il dolore è troppo grande per scrivere altro, le dedichiamo il nostro 8 Marzo». È la conferma delle basi ideologiche sulle quali poggia il ciarpame woke in Italia. Un corto circuito completo nel notare che si tratta degli stessi «ragazzi indifesi» per i quali aveva speso frettolose parole protettive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Messa di fronte alle parole nascoste male, nel pomeriggio De Cesare pubblica un post per spiegarle, ma riesce solo a far sapere di non avere rimpianti. «Sono stupita per la bufera che si è sollevata. Appartengo a quella generazione ma non ho mai condiviso i metodi violenti». Poi ecco i consueti, fuorvianti e fumosi appigli. «Ci sono partiti che prendono di mira alcuni intellettuali, questo mi inquieta e mi sconcerta. Nulla mi sta più a cuore della democrazia che oggi vedo in pericolo. Sono pronta a un dibattito sugli anni Settanta, ma le polemiche pretestuose non servono».Ora l’Università La Sapienza è a un bivio: mettere la testa sotto la sabbia o intervenire. Per molto meno (un meme di critica a Kamala Harris) il professor Marco Bassani - orgoglio italiano delle Dottrine politiche - è stato sospeso dalla Statale di Milano e poi costretto ad andarsene nell’indifferenza degli ignavi. Senza difese d’ufficio della categoria, senza pianti greci in favore di telecamera dei nostalgici di compagna Luna. Quelli che nello scantinato hanno ancora, ben riposte, idee fallite e insanguinate. E davanti agli studenti continuano a mitizzare una stagione infame.
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