2023-08-25
La deriva ecotalebana del Piemonte fa scattare l’allarme dentro la Lega
La giunta di centrodestra mette al bando le auto Euro 5 e vuole razionare i chilometri. Misure illiberali che provocano malumori nel partito. E anche Matteo Salvini drizza le antenne.Dal 15 settembre Torino e provincia metteranno al bando le auto classificate Euro 5. In 76 Comuni chi possiede un’auto immatricolata prima di settembre 2015 non potrà circolare tra le 8 e le 19. Parliamo di oltre 130.000 persone che di colpo si troveranno con un mezzo che non vale più niente e con un’auto che non le potrà portare al lavoro o a fare la spesa se non nel weekend. La notizia è già stata raccontata da La Verità a inizio settimana. Purtroppo è passata sotto silenzio. Da un lato travolta da altre polemiche e dall’altro ovattata anche dalla maggioranza, visto che a governare la Regione che ha dato il via al lockdown, è Alberto Cirio di Forza Italia. Ovviamente sono scattati subito i malumori dei piemontesi, veicolati dall’online più che dalle testate cartacee. Un primo effetto l’hanno ottenuto. L’altro ieri il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha diffuso una nota facendo presente che si occuperà della questione per vedere di trovare una soluzione. Bene. Perché la questione non è solo urgente ma di valenza nazionale e di importanza primaria per come vogliamo immaginare il futuro di questa nazione. Ma Salvini non è il solo leghista ad aver alzato le antenne. Ieri un ex deputato oggi consigliere comunale a Venezia, Alex Bazzaro, ha postato sui social uno screenshot del sito della Regione Piemonte dove si pubblicizza la piattaforma Move-In, una sorta di green pass per auto. Nel tweet ha perfettamente sintetizzato la situazione: «Letteralmente tutto ciò che di sbagliato può esservi». Esatto. Il tweet si riferisce alla scatola nera da applicare alla vettura e al fatto che «chi aderisce al servizio si impegna a rispettare la soglia dei chilometri assegnati su base annuale, limitando in tal modo le emissioni inquinanti del proprio veicolo». Certo, se poi il veicolo è sempre spento in garage sarà sicuramente ad emissioni zero. Al di là della battuta, quanto sarà applicato dal 15 settembre a Torino e provincia è inammissibile. Sia per la premessa sia per le conseguenze. Appena insediato, questo governo ha recepito tramite decreto una serie di interventi necessari per evitare procedure d’infrazione da parte della commissione Ue. Tra queste la possibilità per gli amministratori locali di estendere le zone sotto vincolo a strade extra urbane. In sostanza, la possibilità di allargare a dismisura la Ztl. Presto e fatto. Peccato che i 130.000 titolari di autovetture Euro 5 subiranno una violenza, e non solo sul portafoglio. Nonostante guidino auto immatricolate in Italia, in regola secondo tutti i parametri europei e che ogni due anni sottostanno a controlli e tagliandi. Auto che pagano il bollo, ma che di fatto non posso circolare. Certo, sappiamo che il bollo è ormai una tassa di possesso, ma dal 15 settembre per i torinesi sarà una presa in giro, una beffa costosa. Tra l’altro perché un torinese si trova penalizzato e un toscano no e nemmeno un siciliano. Sono tutti italiani e la Costituzione è la stessa. Fino a qui è un tema di opportunità. Ma con la piattaforma che traccia gli spostamenti e che permetterà ai futuri governanti di decidere quanti chilometri un italiano possa percorrere al mese finiamo dritti nella violazione delle nostre libertà primarie. Move-In, la piattaforma sponsorizzata dalla Regione Piemonte, se dovesse estendersi a tutte le aree e a tutti le tipologie di auto sembra proprio destinata a diventare un green pass per quattro ruote. Il nostro non è complottismo. Semplicemente un campanello di allarme. Le future auto elettriche e pure le ibride saranno a tutti gli effetti smartphone con quattro ruote. Avranno tutte le potenzialità dei cellulari e tutti i rischi. I sistemi di tracciabilità utilizzati non usano i Gps, ma le celle telefoniche. Peggio ancora ai fini della privacy, perché amplificano i poteri degli amministratori. In un futuro nemmeno troppo lontano, interagendo con telecamere e sensori, le auto potranno essere bloccate di fronte a ipotetiche inottemperanze del proprietario. La scorsa primavera uno spot tivù negli Stati Uniti mostrava i residenti di una cittadina di provincia collegati alla rete elettriche tramite cavi che spuntavano direttamente dalla schiena. La libertà di movimento, ovviamente, pari a zero. Finché uno dei residenti decide di strapparsi i cavi e scappare con un pick up V8 bruciante benzina. Il messaggio era chiaro. Il motore a scoppio resterà il solo trampolino verso la libertà. Per questo è bene che i malumori di un consigliere comunale arrivino fino ai vertici. Nessuna meraviglia che la sinistra abbracci una società dove, con la scusa dell’inquinare, si tolgano libertà ai cittadini. È comprensibile. D’altronde se uno fosse libero (soprattutto da condizionamenti mentali) non voterebbe mai partiti socialdemocratici. E questo i dirigenti Pd lo sanno bene, così hanno esercitato il potere negli ultimi anni. Ma un esecutivo di destra non può assistere alla violazione della proprietà privata e del patto tra Stato e cittadino. Deve garantire a tutti noi la possibilità che cittadini e Stato siano allo stesso livello. Se lasciamo che invece quest’ultimo usi la tecnologia per elevarsi non sappiamo dove si andrà a finire. È il caso che Salvini intervenga, anche se non siamo troppo ottimisti. P.s. Nessuno venga a tirar fuori il discorso delle emissioni di CO2 perché sappiamo tutti che i blocchi delle auto non servono a nulla.