2021-05-19
Del Vecchio insiste su Mediobanca ma negli Usa può giocarsi la camicia
Leonardo Del Vecchio (Ansa)
L'imprenditore, coinvolto a New York in una causa per il crac Brooks brothers, ha comprato tramite Unicredit la quota Fininvest. Per il Leone conti positivi, però cresce la tensione in vista del rinnovo del cda ad aprile 2022.È ufficiale: Leonardo Del Vecchio è salito al 15,4% del capitale di Mediobanca. Lo si legge negli aggiornamenti delle partecipazioni rilevanti della Consob che hanno confermato quello che il mercato dava già per scontato. Ovvero che la cassaforte Delfin ha comprato ai blocchi il 2% di Piazzetta Cuccia venduto da Fininvest. E a fare da «sensale», mettendo in contatto venditore e compratore in veste di broker, è stata l'Unicredit guidata da Andrea Orcel, che di Mediobanca era azionista fino a novembre 2019 e che ha Del Vecchio tra i suoi azionisti. Il patron di Luxottica ha già in tasca l'ok della Bce ad arrivare fino al 20% del capitale dell'istituto guidato da Alberto Nagel e potrebbe rastrellare altre azioni se anche Mediolanum deciderà di seguire la stessa strada di Fininvest vendendo il suo 3,2%. L'imprenditore di Agordo ha catalogato l'investimento come finanziario, quindi si è impegnato a non modificare la governance dell'istituto milanese fino al 28 ottobre del 2023. Non a caso a ottobre 2020 sul rinnovo del board aveva scelto una posizione «democristiana»: su consiglio di due consulenti di peso come l'avvocato Sergio Erede e l'ex ministro del Tesoro, Vittorio Grilli, ora in Jp Morgan, non aveva votato la lista presentata dal management uscente ma nemmeno quella contestatrice del fondo attivista Bluebell. Né, tantomeno si era astenuto. Decidendo di convergere sui candidati proposti da Assogestioni in rappresentanza dei fondi istituzionali. Nessuna dichiarazione di guerra, dunque. caltagironeNel frattempo Mediobanca ha allentato il cordone che l'ha tenuta storicamente legata alle Generali di cui possiede ancora il 12,9%: in piazzetta Cuccia gli utili oggi non si fanno più (solo) con le zampate del Leone ma soprattutto sedendosi in prima fila al tavolo del risiko della finanza con il cappello di advisor di sistema. E la strategia industriale di Nagel con la spinta alla diversificazione va proprio nella direzione auspicata dal patron di Luxottica, dopo l'ascesa nel capitale della banca, che aveva invocato un futuro da banca di investimenti. E così è stato. È chiaro, però, che le truppe si stanno posizionando sul terreno in vista della partita da giocare sul campo della compagnia assicurativa che ad aprile 2022 dovrà rinnovare il cda. E in Mediobanca è entrato di recente (con l'1%) Francesco Gaetano Caltagirone che punta a ridimensionare i poteri dell'ad del Leone, Philippe Donnet, affiancandogli un direttore generale e un comitato esecutivo, nonché a impedire che la lista di nomi per il nuovo consiglio sia espressione di quello in scadenza. Del Vecchio detiene una quota diretta del 4,8% in Generali, ricordano gli analisti di Equita, e con gli altri soci storici italiani (Caltagirone 5,55%, Edizione dei Benetton al 4%, De Agostini all'1,7%) supera il 13% detenuto da Piazzetta Cuccia. Ieri il Leone ha svelato i conti del primo trimestre che si posizionano tutti a ridosso della parte alta della forchetta del consensus degli analisti. Il risultato operativo si attesta a 1,6 miliardi (+11%), grazie allo sviluppo positivo dei segmenti danni, asset management e holding e altre attività, mentre i premi lordi salgono a 19,7 miliardi (+4,2%), in aumento sia nel vita (+5,5%) sia nei danni (+1,9%). La compagnia triestina conferma così un obiettivo di dividendi cumulati 2019-2021 tra 4,5 e 5 miliardi. «Non commento questioni riguardanti la governance. Come più volte ha ripetuto il nostro ceo il focus del management è realizzare il piano strategico 2021, approvato dal cda, e raggiungere gli obiettivi annunciati al mercato», si è limitato a dichiarare il direttore finanziario delle Generali, Cristiano Borean, durante la presentazione dei risultati. Quanto a possibili operazioni straordinarie, Borean ha sottolineato che «nel momento in cui Generali non trovasse le giuste opportunità per fare M&A, tutte le opzioni sono aperte compresa quella di un buyback». La compagnia ha ancora 2,3 miliardi di euro in cassa per acquisizioni nell'ambito del piano al 2021 e negli ultimi due anni e mezzo ha investito 1,8 miliardi in varie operazioni in Slovenia, Polonia, nell'Est Europa, in Portogallo, in Grecia, su Cattolica e nell'asset management. Qualche indicazione più chiara arriverà dal nuovo piano industriale la cui presentazione è prevista tra fine 2021 e inizio 2022. abbigliamentoIn attesa di capire se, come e quando, la pace armata nel salotto della ex galassia del Nord Mediobanca-Generali verrà scossa, la famiglia Del Vecchio è stata accusata di avere «sabotato potenziali offerte» per Brooks brothers, costringendo quindi al fallimento la catena di negozi di abbigliamento che controllava, evitando quindi di pagare decine di milioni di dollari all'unico investitore esterno. È quanto riferisce il Financial Times, secondo cui l'azionista di minoranza Tal apparel (produttore di abbigliamento che fornisce negozi negli Stati Uniti) ha fatto causa a Claudio Del Vecchio (figlio di Leonardo ed ex ceo di Brooks brothers), a Matteo Del Vecchio (figlio di Claudio) e alla Delfin, la holding che controlla gli investimenti della famiglia in EssilorLuxottica, Mediobanca e Generali. Nell'ambito del procedimento legale, avviato presso un tribunale di New York, Tal apparel ha chiesto danni per oltre 100 milioni di dollari, «per recuperare quanto era dovuto», ha spiegato un avvocato di Tal. «Le accuse sono false e ci aspettiamo che il tribunale respinga il caso», ha detto al quotidiano finanziario una persona vicina a Claudio e Matteo Del Vecchio.
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