2020-02-22
«Ci sono decine di italiani prigionieri in Qatar»
La storia di Ferruccio Cerruti, manager di Etea sicurezza, sequestrato quasi un anno a Doha. È poi riuscito a scappare con un kayak in Bahrein: «Ho perso circa 10 milioni di euro e compromesso tutto il mio lavoro».C'è un ministero degli Esteri che si mobilita per portare un ragazzo con la febbre dalla Cina o per liberare uno studente in Egitto. Ma c'è anche un'altra Farnesina che tace e non si mobilita quando nostri cittadini vengono tenuti sotto scacco da Paesi amici come il Qatar di Tamim bin Hamad Al Thani, dove fino a pochi mesi fa era ambasciatore Pasquale Salzano, ora presidente di Siemest (controllata di Cdp per il commercio estero), nato nella stessa città dell'attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. A quanto apprende La Verità ci sono «decine di italiani prigionieri in Qatar», solo per decisioni arbitrarie legate a operazioni economiche nel Paese.Secondo la legge del Qatar, infatti, lo «sponsor» - il socio che gestisce una società con uno straniero - ha il pieno potere di negare il permesso di uscita dal Paese fino al 5% del personale che lavora nell'azienda. È il potere di imporre il cosiddetto travel ban, un divieto di uscita. In Qatar, data l'importanza economica e strategica - tra due anni ci saranno i mondiali di calcio - è comunque concessa questa opzione, di cui si parla molto poco. Eppure a guardare i vecchi tweet dell'ex ambasciatore Salzano sembra una specie di Paese delle meraviglie, dove tutto è in ordine e i problemi non esistono. Non è così.«Il mio nome è Ferruccio Cerruti, nato il 12.04.1965 ad Alessandria, ex ufficiale della Marina militare italiana, congedato dopo la Guerra del Golfo nel 1995». Inizia così il racconto di questo ex militare che dopo aver fondato, negli anni Novanta, Etea sicurezza, società con clienti come Nestlè, Ferrari e Ferrero, si ritroverà nel 2019 a dover scappare da Doha, prima a nuoto ma senza successo, poi con un kayak, per fuggire dopo un anno di sequestro del governo qatarino. Arrivato dopo 7 ore di navigazione in Barhein è ora tornato sano e salvo in Italia, dopo aver perso quasi 10 milioni di euro e compromesso tutto il lavoro della sua società. È una storia dove si intrecciano il potere spregiudicato dello sceicco Al Thani, ma anche i silenzi della nostra diplomazia, che per evitare di creare un caso diplomatico ha sempre tenuto un basso profilo sulla situazione.Tutto inizia nel 2014. Cerruti è un militare, ha una società specializzata in sicurezza industriale e civile, nello specifico su antincendio e antiesplosione. È un'azienda all'avanguardia. Dopo il lavoro con aziende italiane viene contattato nel 2014 da Hamad bin Suhaim Al Thani, della famiglia regnante di Doha, padre della prima moglie dell'emiro Tamin bin Hamad. Lo sceicco gli propone di creare una società per portare know how nel Paese. Gli assicura commesse importanti e già si sbilancia sulle grandi opere per i mondiali di calcio 2022.Così nel 2015 nasce Etea sicurezza Gulf. I soci per legge sono al 51% qatarino (denominato appunto sponsor) e al 49% la società straniera. In Qatar è norma stabilire patti parasociali per cui, in deroga allo statuto standard delle società di capitali, lo sponsor non esborsa nulla sia per la costituzione sia per la gestione della società. Non partecipa all'amministrazione societaria, anche se ha la firma, e percepisce sempre una commissione sul fatturato, anche in caso di perdita. Si parte. Ma, spiega Cerruti a La Verità, «lo sceicco non ha mai interagito con me ponendo fra me e lui una persona di riferimento, un subordinato di origine egiziana, quindi totalmente controllato e non in grado di prendere una benché minima decisione, di nome Tamer Gamal».Nel 2016, poi, continua «per evidente necessità di rendere minimamente autonoma da un punto di vista finanziario la società, ho chiesto allo sceicco di autorizzare l'apertura di una linea di credito bancario presso Qnb bank, ovviamente con la firma di responsabilità in solido dei due soci. Lo sceicco ha approvato richiedendo però una controgaranzia, pagata a caro prezzo e fornita ancora una volta dal gruppo».Nel 2017 Etea vince una commessa importante, cioè la realizzazione dei sistemi antincendio di parecchie stazioni della nuova metropolitana di Doha. «Ma lo sceicco», aggiunge Cerruti, «non può fornire il necessario supporto in quanto in cura all'estero ed Etea, pur avendo in mano l'assegnazione ufficiale, si vede bypassata in modo ignobile da una società terza, ovviamente spinta dal proprio sponsor in barba ai principi etici e contrattuali; e pensare che il cliente è un consorzio italiano». Ovvero Salini Impregilo. Nel 2018 lo sceicco rientra in Qatar dopo un anno di cure oltreoceano. «Lo incontro a giugno in arrivo dal Brasile proprio per il rinnovo della linea bancaria e scopro di non avere il permesso di uscita rinnovato, quindi bloccato nel Paese per volontà dello sponsor, senza aver compiuto nulla di criminoso». La situazione si complica. «Vengo a scoprire da Tamer che lo sceicco è molto alterato con me perché non ho rinnovato la controgaranzia della linea di credito e che pertanto sono invitato in 24 ore a coprire lo scoperto (circa 350.000 euro) e a chiudere la linea; mi viene anche fatto sapere che lo sceicco non intende proseguire l'alleanza, pertanto o si chiude la società o io mi devo trovare un nuovo sponsor». Cerruti riesce comunque a chiudere i lavori sulla metropolitana di Doha. Aspetta una nuova linea di credito, Tamer gli garantisce che lo sceicco firmerà, ma non lo fa. A quel punto inizia una girandola infernale. Il Qatar blocca l'espatrio di un dipendente di Etea che deve farsi operare in Italia. Non solo, il dipendente viene messo in arresto per aver forzato una cassettiera dell'ufficio. Si prende tempo. Nel frattempo, lo sceicco preleva 126.000 euro dal conto dell'azienda. A quel punto Cerruti ritorna in Qatar nel novembre 2018 per salvare il dipendente. Ci riesce. Informa l'ambasciata, che non risponde. Contatta anche la Fifa, scrive al presidente Vincenzo Infatino. Nessuna risposta. La situazione precipita. L'unica speranza è fuggire.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)