2020-12-19
De Micheli celebra la prima ad di Rfi ma taceva sul suo siluramento
Paola De Micheli (Alessandro Bremec/NurPhoto via Getty Images)
Sì a Vera Fiorani dopo la bocciatura di dieci giorni fa. Oggi il ministro, rimasto zitto, esulta.«Questa mattina ci siamo svegliati in un Paese che guarda al futuro, nel quale si operano scelte innovative che rompono gli schemi. Per la prima volta nella storia di Rete ferroviaria italiana, al vertice di un'azienda strategica per il nostro Paese, ci sono due donne, Anna Masutti e Vera Fiorani. E per la prima volta è una donna, Vera Fiorani, a ricoprire il ruolo di ad», ha scritto su Facebook il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli. Parole sante. La Fiorani non solo è la prima ad di Rfi, ma è stata la direttrice finanziaria dell'azienda in un mondo storicamente formato da uomini. La scelta va per giunta valutata in un momento particolare. Il gruppo Fs da solo accederà a un quarto dell'intera torta dei fondi del Recovery plan. La sola Rfi potrebbe nei prossimi anni dover gestire ben più di 20 miliardi. Darli in mano a chi è stato cfo sembra una buona scelta. Peccato che il post della De Micheli suoni tanto affettato quanto caduto dalla luna. La nomina dei vertici di Rfi e di Trenitalia è avvenuta durante il cda di giovedì sera. Solo che dieci giorni fa gli stessi nomi erano stati silurati da quattro consiglieri su sette. I due di area leghista, da Wanda Ternau e pure dal presidente Gianluigi Castelli. Una bocciatura che non ha visto precedenti nella storia delle partecipate, passata quasi sotto silenzio e che non sembra al momento aver prodotto conseguenze. Come se nulla fosse giovedì sera il Mef tramite l'ad Gianfranco Battisti ha riproposto le stesse nomine. I consiglieri d'area leghista non si sono presentati, la Ternau e il presidente hanno detto sì. In altri tempi il ministro dell'Economia avrebbe chiamato il presidente chiedendogli le dimissioni. Ora nulla. Forse una ramanzina silenziosa. Nessun commento ufficiale. Ma la cosa che stride è che il consigliere Ternau, forse per bocciare i nuovi vertici di Trenitalia, dieci giorni fa non ha esitato a impallinare la Fiorani senza dare alcuna spiegazione. E dopo aver dato l'ok in sede di comitato nomine. La De Micheli allora dove era? Non ha scritto post, né lanciato tweet nel Web. Zitta e muta anche lei. Certo, non era tenuta a dire niente. L'azionista è il Mef, non certo il Mit. Ma parlare adesso di valore rosa dopo aver assistito allo scempio dei rapporti istituzionali e a una dinamica che in alcun modo mirava a valorizzare il contributo della Fiorani fa un po' sorridere. Il ministro De Micheli o prende in giro i suoi utenti social immaginando che vivano nell'iperuranio. Oppure non è al corrente di quanto accaduto in sede di cda di una delle più grandi aziende italiane. Non sappiamo se augurarci la prima opzione o la seconda. In caso caso, in bocca al lupo all'amministratore delegato Fiorani. Non ci viene da dire lo stesso per il ministro.
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